Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi del 02/09/2005

Settembre

Post n°63 pubblicato il 02 Settembre 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Leggevo l'altro giorno il post n. 371 di Jazzyna, e concordo con lei nel dire che settembre, più del 31 dicembre rappresenta il giro di boa dell'anno. Le ferie sono finite un po' per tutti, si riprende il lavoro, si fanno programmi per l'anno a venire. Per dirla con Guccini:

Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull' età,
dopo l' estate porta il dono usato della perplessità,
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità...

E mi torna in mente quella poesia di D'Annunzio che tutti abbiamo studiato a scuola, in cui a settembre i pastori si mettono in viaggio, lasciando i pascoli estivi diretti al piano.  

Per associazione di idee ripenso alla  prima volta che un mio caro amico venne a casa, tanti anni fa, e gli capitò di  incappare in un gregge di pecore. Io abito in pianura e di pecore abitualmente non ce ne sono. Quel gregge  era solo in transito, diretto verso non so quale ignota destinazione, e quell'episodio é entrato a far parte degli aneddoti che a volte ricordiamo, con una punta di nostalgia per il tempo passato. Poiché ci incontrammo in un pomeriggio di settembre,  questa poesia mi fa pensare sempre a lui, e vorrei dedicargliela.

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che è verde come i pascoli dei monti.

Hanno bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natìa
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che a lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.

Ah perché non son io co' miei pastori?

 

 
 
 

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