A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
Messaggi del 30/01/2006
Post n°77 pubblicato il 30 Gennaio 2006 da lilith_0404
Seguivo ieri sera in televisione uno speciale del telegiornale, in cui sopravvissuti di Auschwitz intervistavano sopravvissuti di altri genocidi: una Ruandese scampata al massacro dei Tutsi, , un Armeno scampato al massacro dei Turchi, e poi un Giapponese sopravvissuto a Hiroshima e uno scrittore Cambogiano, e un Russo sopravvissuto ai gulag siberiani. Mentre ascoltavo i racconti di quelle persone non potevo non pensare alla risposta che mi ha scritto Giancla56 al commento che ho lasciato al suo post 824: "la Shoah è una cosa, ovvero il più grande genocidio della Storia. tutto il resto (i gulag, la Cina, la Cambogia, il Darfur, la Cecenia, la Bosnia, ecc...) sono ALTRO... Sottolineare le differenze non significa fare una graduatoria di chi ha sofferto di più... Significa... (evitare ) di trasformare tutto in un'indistinta galleria di episodi di ingiustizia e sofferenza che, per il fatto stesso di non saperli più distinguere, paragonare e valutare, perdono prima o poi di significato. Se tutto è uguale ad Auschwitz, Auschwitz perde di significato." Io penso invece che proprio il voler separare Auschwitz da tutto il resto sia un modo di ‘sterilizzarlo’, un po’ come dire: ‘si, é successo ma é una cosa finita, e non permetteremo che succeda più’. Non é così. Auschwitz é il simbolo tragico di una storia che si é ripetuta e si ripete . Ben pochi di noi c’erano al tempo di Auschwitz, e ci possiamo sentire innocenti di fronte a quella colpa. Ma la Bosnia é stata solo dieci anni fa, il Ruanda é stato solo ieri. Una frase mi ha colpito, detta da uno dei sopravvissuti di Auschwitz che parlavano nella trasmissione di cui dicevo all’inizio: diceva che le persone che hanno contribuito a far funzionare il sistema dei campi di concentramento come Auschwitz prese nel privato potevano essere considerate brave parsone, persone che amavano la propria famiglia e che cercavano di essere dei buoni cittadini. E mi é tornata alla memoria quel verso di una canzone di Guccini che dice : chi fra voi kapò, chi vittima sarà in un lager? Sono andata a rileggerla e ho deciso di riportarla per esteso qui di seguito, perché esprime bene quello che penso in proposito. Cos'è un lager? E' una cosa nata in tempi tristi, dove dopo passano i turisti, Cos'è un lager? E' una cosa come un monumento e il ricordo assieme agli anni è spento, Cos'è un lager? Sono mille e mille occhiaie vuote, sono mani magre abbarbicate ai fili, E un lager, cos'è un lager? Il fenomeno ci fu. E' finito! Li commemoriamo, il resto è un mito! Cos'è un lager? E' una cosa sporca, cosa dei padroni, cosa vergognosa di certe nazioni, Cos'è un lager? E' una fede certa e salverà la gente, l' utopia che un giorno si farà presente Cos'è un lager? Son recinti e stalli di animali strani, gambe che per anni fan gli stessi passi, E un lager... E' una cosa stata, cosa che sarà, può essere in un ghetto, fabbrica, città, chi fra voi kapò, chi vittima sarà in un lager? |
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