Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi del 26/11/2006

Santa Caterina

Post n°156 pubblicato il 26 Novembre 2006 da lilith_0404
 

immagineIl 25 novembre è Santa Caterina.

Lo so perché mia mamma non manca mai di ricordarlo, ogni anno, citando un proverbio dialettale che suona circa così : ‘a Santa Caterina sa stala ‘l bo e la achina’ . In questo proverbio c’è tutta la sua infanzia, quando da ragazzina i nonni la mandavano a sorvegliare le mucche al pascolo. Ma da Santa Caterina sarebbero rimaste in stalla, fino all’arrivo della primavera.Questo dice il proverbio.

 A Santa Caterina era anche il compleanno della mia nonna paterna. Lo raccontavo a VegaLyrae, nei commenti al suo post n.45 . L’altra nonna, quella di mia mamma, non la ricordo molto, perché è morta che ero piccola, e di lei ho solo il ricordo di una mattina in cui svegliandomi, bambina, vidi  mamma che cercava qualcosa nell’armadio in camera mia e stava piangendo, perché la nonna era morta.

 La nonna  di cui parlavo a Vega invece la ricordo bene, perché abitava di fronte a casa mia, e anche se io ero una bambina troppo introversa e ‘selvatica’, come mi diceva una zia, e c’erano tanti altri nipoti intorno a lei, la memoria mi rimanda alcuni flash.

Ricordo il grande camino che c’era nella sua cucina, su cui si potevano arrostire le pannocchie, quando in autunno arrivavano i carri di granoturco e sedute in circolo le donne lavoravano alacremente a ‘scarfogliare’ (si dice così?).

O la rivedo seduta vicino alla finestra intenta a leggere romanzi di Liala, i piedi appoggiati sullo scaldino, sotto le lunghe sottane scure di cui era sempre vestita.

E d’inverno mamma mi mandava a vedere se avesse acceso la stufa a legna, per lasciarle la teglia con le mele da cuocere nel forno. D’estate invece, seduta sotto il portico, chiamava a turno uno o l’altro nipote che giocava in cortile per mandarlo dal fruttivendolo a prenderle una fetta d’anguria.

Quando rimase sola, andò a vivere con una figlia, e papà ristrutturò la sua casa, rifacendola ex novo dalle fondamenta. Ricordo quando tornò a vederla, si aggirava nelle stanze ma ‘non è più la mia casa’, ammetteva, con una punta di tristezza nella voce.

 Ora è morta da tempo, e il 25 di novembre è il compleanno di mio nipote, che ieri ha fatto due anni. Anche da questo ti accorgi del tempo che passa.

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