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ELISA, GIOVANNA E IL PANE FATTO IN CASA racconto (228) di Dino Secondo Barili

Post n°17631 pubblicato il 26 Gennaio 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

228

Elisa, Giovanna…e il pane fatto in casa

Le grandi crisi economiche (come le guerre) incidono non solo sui consumi, ma anche e soprattutto sui “costumi” creando i presupposti per una nuova “filosofia di vita”. E’ sempre avvenuto così nel corso della storia umana, e sta avvenendo anche ai nostri giorni. Elisa e Giovanna ne parlavano, in un Bar del centro di Pavia, ieri in tarda mattinata. Diceva Elisa. “Io e mio marito con le nostre due figlie di 12 e 14 anni, da un anno a questa parte, stiamo studiando come adeguarci alla nuova situazione economico-sociale. E’ stato mio marito a lanciare l’idea un anno fa. Mi ha detto. “Elisa, dobbiamo cominciare ad adeguarci ad un nuovo modo di vivere e di vedere le cose”. Ne ha parlato con le nostre figlie le quali hanno subito condiviso il punto vista del loro papà. Essendo femmine stravedono per il loro Roberto (mio marito). Qualche anno fa erano gelose l’una dell’altra. “Il papà è mio” – “No, è mio.” Rispondeva l’altra. Ho dovuto intervenire con le belle maniere per far capire loro che era il papà di tutte e due in ugual misura. Un anno fa, mio marito ha avuto la brillante idea di proporre alle figlie di fare il pane in casa. Non l’avesse mai proposto. Subito, Sabrina e Emma, cominciarono a litigare per avere l’esclusiva. Anche allora ho dovuto intervenire per ammorbidire i toni. “Un giorno l’una… e un giorno l’altra.” Ho detto io. E finiamola di discutere per ogni cosa. Oggi, abbiamo il pane fresco, fatto in casa, tutti i giorni. Sabrina, la più intraprendente, si è offerta di fare il pane anche per i miei genitori. Immaginarsi i nonni materni. Già stravedevano per le loro nipotine. Adesso che fanno il pane fresco tutti i giorni, pure buono, non fanno altro che decantarle.” Giovanna, coetanea di Elisa, non aveva perso una parola. Aspettava solo il momento di dire la sua. “Io ho due maschi di 10 e 12 anni (Marco e Giovanni). Anche mio marito Flavio è dello stesso parere del tuo. I tempi sono cambiati e bisogna adeguarsi per sopravvivere. Siccome mio marito è un appassionato di pittura, ha contagiato anche i figli. Si è preso una stanza a sua completa disposizione dove “i tre” fanno i loro esperimenti. Un continuo aggiornamento sulle varie e nuove tecniche di pittura. Devo dire che i risultati sono abbastanza soddisfacenti. Si vede che la passione è arrivata dal padre. Per animare la famiglia, mio marito Flavio è solito ripetere… “impara l’arte … e mettila da parte”. Se non ci sarà più lavoro in Italia, si emigrerà all’estero. Un buon artista trova sempre dove lavorare.” (228) -

 
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