dino secondo barili
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RENATA E AMILCARE racconto (301) di Dino Secondo Barili
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
301
Renata …e Amilcare
All’ombra della Cupola del Duomo di Pavia c’è una Piazzetta. Si chiama Piazza Cavagneria. Chiamarla Piazza è… po’ esagerato. Diciamo che è un “rettangolo di acciottolato” dove quasi sempre stazionano un limitato numero di automobili… con alcuni negozi. Una volta, però, Piazza Cavagneria era una Piazza importante di Pavia. C’erano i cestai… coloro che costruivano i cesti (piccoli e grandi)… cioè “le cavagne” (in dialetto pavese). Le ceste erano strumenti di lavoro indispensabili a tutte le famiglie … (prima che arrivasse la “rivoluzione industriale”). Ogni donna aveva la sua cesta (cavagna) dalla quale non si separava mai e nella quale c’era un po’ di tutto… Proprio come oggi, fanno le donne con le borse e borsette. Piazza Cavagneria a Pavia era assai frequentata dalla donne, le quali (come fanno ora con le borse e borsette) cercavano di avere un “cesta” nuova (la “cavagna” di scorsa). Intorno alle ceste delle donne sono nate molte leggende. Le ceste venivano costruite artigianalmente con rametti di salice (pianta tipica del fiume Ticino). Ogni artigiano aveva il suo segreto. Il primo segreto era nel raccogliere personalmente i salici occorrenti per costruirla…Qui cominciava il segreto. Gli artigiani si faceva concorrenza. Gli artigiani più bravi “non” erano solo quelli che sapevano costruire le migliori ceste… ma coloro che conoscevano dove raccogliere i salici migliori….e quelli che portavano “fortuna”. Basta una simile caratteristica per dare alle ceste … un valore “superiore” rispetto a tutte le altre. C’erano degli artigiani cestai che sceglievano il giorno e l’ora migliore per raccogliere i salici. Alcuni artigiani si faceva consigliare dalle “streghe” pavesi per ottenere i migliori risultati. Secondo una “storia tradizionale”, del 1800, in Piazza Cavagneria a Pavia, è vissuto un artigiano capace di costruire le “ceste” più fortunate… in assoluto. Si chiamava Amilcare ed era un uomo che aveva grandi qualità. Un giorno costruì la sua più bella cesta e – a suo dire – “quella che avrebbe portato la più grande fortuna”. Le donne pavesi fecero a gara per comprarla, ma il prezzo era troppo alto. Solo la Signora Renata, avvenente e ricca trentenne, ebbe il coraggio di avvicinarsi al Cestaio e trattare sul prezzo. Amilcare, per un po’ cercò di essere gentile, poi, si stancò ed espresse il suo pensiero. “Signora Renata, se vuole “la cesta della fortuna”, il prezzo è quello esposto. Altrimenti… ci sarà un’altra acquirente.” La Signora Renata non si perse d’animo. Per due settimane continuò ad andare in Piazza Cavagneria e osservare la “cesta della fortuna”. Ogni giorno, però, notava che il prezzo della cesta aumentava di un centesimo. Capì che se voleva la cesta doveva “fermare” il prezzo. Intanto il Signor Amicare, scapolo, guardando continuamente la Signora Renata, se ne stava innamorando. Non era passata una settimana e la Signora Renata si fermò a trattare nuovamente l’acquisto della cesta. Questa volta il Signor Amilcare, cambiò strategia. “Signora Renata, se vuole la “cesta”, io sono disposto ad offrigliela a metà del prezzo esposto… purché lei faccia a metà con me … della “fortuna” che avrà in futuro.” La Signora Renata, capì l’antifona. Si rese conto che il Signor Amilcare le aveva fatto una “dichiarazione d’amore”, “un proposta di matrimonio”… un atto di fiducia. Il Cestaio Amilcare era un uomo saggio e ne spiegò la ragione. “Vede Signora Renata. La cesta che ho costruito è una “cesta fortunata”… la “cesta più fortunata”… mai costruita. Per mantenere inalterata la tale “fortuna” ha bisogno di due persone che, quotidianamente, la riempiano di prodotti, di sogni e di speranze. Solo così la “fortuna” non avrà mai fine.” (301)
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