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ANTONELLA racconto (446) di Dino Secondo Barili

Post n°21626 pubblicato il 10 Gennaio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

446

Antonella

Ogni persona, nel corso degli anni, elabora i propri “riti magici”. Per esempio. La Dott. Antonella, bella donna, cinquantatre anni con parecchi decenni di lavoro passati a Pavia, aveva un “rito”. Quando poteva o sentiva il bisogno di pensare, faceva una passeggiata sotto i portici dell’Università. Qualche lettore dirà che, Antonella, non faceva nulla di speciale… invece, no. Nel corso degli anni, ogni persona osserva l’evolvere degli eventi. In particolare si rende conto che la vita “non è una passeggiata”. Ci sono alti e bassi. Momenti di maggior vigore e spirito d’iniziativa… altri un po’ meno. La Dott. Antonella si era laureata a Pavia e a Pavia aveva trovato lavoro. Erano passati alcuni decenni… La Dottoressa aveva inseguito un sogno: la famiglia. Ma non si era realizzato. Un anno fa, all’alba dei cinquantatre anni, le veniva proposto un importante avanzamento di carriera a condizione che avesse raggiunto un’altra sede. Cosa fare?” Motivi particolari per restare a Pavia, Antonella, non ne aveva. Si trovava nella condizione ideale per agire, muoversi… prima che fosse troppo tardi. Quando si lascia una città ed una sede di lavoro dopo trent’anni sorgono molti dubbi. Ecco perché, un anno fa, la Dott. Antonella, cercò “rifugio” sotto i portici dell’Università. Camminò adagio, adagio per gustare l’atmosfera che si respira …e per parlare… Parlare? Si, certo. Parlare mentalmente con tutte quelle lapidi marmorea appese ai muri che esaltano le varie personalità che hanno insegnato. Menti elette che “non” hanno studiato e insegnato soltanto… ma avranno (forse) capito il mondo, la vita… forse! La Dott. Antonella, era una patita degli studi, ma a cinquantatre anni, si faceva molte domande alle quali non era riusciva ancora a dare una risposta. Ecco, perché, ogni tanto Antonella si sedeva su una delle tante comode panchine che si trovano sotto i portici e sono l’ideale per pensare… La Dottoressa, sapeva cosa lasciava a Pavia… ma non conosceva cosa avrebbe trovato nella nuova sede: Roma. A Roma, oltretutto non aveva amici o conoscenti. Il cambio di sede sarebbe stato un “salto nel buio”. E se non si fosse trovata bene? Tornare indietro non sarebbe stato possibile… e poi, il passato è passato… nel bene e nel male. Anche se c’è sempre qualche nota stonata. Per esempio, nel suo Ufficio di Pavia c’era Camillo, anzi, il Dott. Camillo, coetaneo di Antonella, con il quale aveva avuto una relazione di un paio d’anni. La relazione era “naufragata”… e dopo anni, Antonella si faceva ancora dei sensi di colpa. “Se avessi avuto pazienza… forse le cose non sarebbe finite così.” Inutile piangere sul latte versato… si diceva Antonella…seduta, sola, su una panchina, sotto i portici dell’Università. In quell’istante, davanti a lei, si fermò un Signore, alto, magro, ben vestito, con una pila di libri sotto il braccio. Si fermò. Osservò Antonella seduta sulla panchina e … “Ciao. Ma tu sei Antonella. Ti ricordi di me?” La Dottoressa cercò nella memoria, ma non trovò nulla. “Sono Matteo, l’Assistente del Professore, quando tu hai frequentato il quinto anno… Matteo. Matteo … non ti ricordi? Mi hai pure offerto un caffè, un pomeriggio di novembre… Come mai tutta sola su questa panchina?” Antonella, dopo un rapido riesame dei ricordi del quinto anno di Università… ebbe un lume. “Si. Si… ora mi ricordo. Come mai a Pavia?” – “Sono di passaggio. Dovevo fare delle ricerche. Ora abito e insegno a Roma. Perché non mi vieni a trovare?” La Dott. Antonella si sentì rinascere. Spiegò la sua situazione e il trasferimento a Roma per lavoro. Il Prof. Matteo (single)… a questo punto colse la palla al balzo. “Allora, non puoi rinunciare ad essere mia ospite per il tempo che vorrai. Ho un appartamento, mica male che guarda proprio su Trinità dei Monti. Una vista mozzafiato che da il senso della città eterna.” La mente di Antonella cominciò a correre… Correva su e giù per la scalinata di Trinità dei Monti al ritmo di una musica divina…Si “vedeva già” tra le braccia di Matteo, in corsa contro il tempo, mossa da una frenesia incredibile… adesso o mai più! -(446)

 
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