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GIOVANNI racconto (555) di Dino Secondo Barili

Post n°23015 pubblicato il 20 Aprile 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

555

Giovanni e la passeggiata sul Lungoticino

Le belle giornate di primavera sono un invito ad uscire di casa. Fare delle belle passeggiate … da soli o in compagnia. Il cinquantenne Giovanni, si rendeva conto che era il momento di uscire di casa. Di non isolarsi, non impigrirsi. A volte “tra il dire il fare… ci sta di mezzo il mare”, come diceva il vecchio detto. La ragione era presto detta. Giovanni si era innamorato una sola volta nella sua vita… della sua Collega Caterina. Allora avevano trent’anni entrambi… e, entrambi, lavoravano nello stesso Ufficio. I primi momenti sono stati incantevoli. Baci, abbracci e coccole a non finire. Una “luna di miele” lunghissima. Alla fine decisero di vivere sotto lo stesso tetto. Dormire nello stesso letto. Anche allora le cose sono andate bene… per un po’. Poi, all’età di quarant’anni, Giovanni e Caterina, cominciarono a perdere interesse un dell’altro… A mano a mano che il tempo passava la situazione peggiorava. Fino a quando tre anni fa, Caterina decise di dare un taglio netto. Di comune accordo decisero di separarsi … e vivere ognuno per conto proprio. Caterina lasciò la “casa condivisa” e cambiò Ufficio. I due si persero di vista. Ormai erano diventati estranei. Giovanni era quello che ci aveva sofferto di più. Non riusciva a farsene una ragione. Forse, dentro di sé, sperava (ma che idea!) che Caterina ritornasse sui suoi passi. Invece, la sua ex- aveva guardato da un’altra parte. Aveva conosciuto un sessantenne, il Dott. Pasquale… Da un’amicizia era nato qualcosa di più. Un anno fa, Giovanni, dopo mesi, aveva rivisto Caterina con un altro uomo (Pasquale, appunto)… il suo nuovo amore. Per Giovanni è stato un colpo. Cercò di non pensarci. Di farsene una ragione. Ma, come spesso avviene… più il cinquantenne cercava di non pensarci…e più gli tornava in mente il volto di lei, di Caterina. Un anno fa, ne aveva parlato con il suo Collega e coetaneo Giansiro. Il discorso di Giovanni era stato sensato. “Giansiro, lo so che dovrei farmene una ragione… ma faccio fatica. Più cerco di non pensarci, più Caterina mi ritorna in mente… Forse, mi ha stregato…” Giansiro era una persona posata (e sposata con figli). Aveva sentito infinite storie del genere… Cercò di dire la sua. “Giovanni, tu vivi troppo isolato. E’ primavera. Dovresti fare delle belle passeggiate. Abiti in una bella città: Pavia. A Pavia c’è il Lungoticino… una passeggiata lunghissima in riva al fiume. Lungo quella passeggiata sono nati infiniti amori. Se io fossi in te, mi metterei d’impegno e farei delle lunghe e bellissime camminate… “. Giovanni fece finta di non raccogliere… invece, aveva capito che “crogiolarsi nella nostalgia” non serviva a nulla… Un anno fa, al primo sole di primavera, Giovanni prese la grande decisione. Uscì di casa diretto al Lungoticino di Pavia. Era un sabato mattina e le persone animavano le panchine sparse qua e là. Quando, dopo molto tempo, si incomincia a camminare la fatica si fa sentire… Dopo un po’, però, non si fa più caso. Inoltre, camminare significa guardare in faccia alle persone. Vedere volti tristi ed altri allegri. Vedere le coppiette (giovani e non più giovani) che si abbracciano e si baciano. Le persone anziane sole sedute sulle panchine con lo sguardo perso nel vuoto. Giovanni si sentì rinascere. Un sabato mattina di un anno fa, il cinquantenne stava passeggiando sul Lungoticino nei pressi del Ponte Coperto. Ad un tratto appoggiò il piede male e fece un capitombolo… no, no, non un vero capitombolo… ma ha dovuto appoggiarsi ad una panchina per non cadere per terra. Sulla panchina c’era seduta una Signora avanti negli anni. La donna si premurò di far accomodare Giovanni e nacque subito una piacevole chiacchierata . “E’ stato fortunato a non cadere per terra… Poteva farsi male…” Il cinquantenne prese il discorso con filosofia. “A volte… non tutto il male viene per nuocere.” Non aveva finito di pronunciare la frase che una fitta di dolore era partita dal piede ed era arrivata al ginocchio. Giovanni emise un “Hai che male!”… che non era sfuggito alla donna anziana (che si chiamava Giuseppina). Giuseppina, infatti, si preoccupò. “Lei ha bisogno di una bella visita. Io, abito proprio qui vicino al Ponte Coperto. Mia nipote è medico. Venga che le saprà dire qualcosa.” Giovanni cercò di scusarsi, ma non voleva offendere una Signora tanto gentile. In breve, i due, furono nella casa di Giuseppina. Una casa bellissima come ve ne sono tante a Pavia. Sulla porta ad attendere c’era la nipote della Signora Giuseppina, la Dott. Ofelia, una cinquantenne che era appena uscita da una dolorosa separazione. Giovanni spiegò il suo problema… ma la Dott. Ofelia, aveva già visto molto più avanti. Il cinquantenne era il tipo d’uomo di cui aveva bisogno: gentile, buono, educato, servizievole…e senza grilli per la testa. Da una semplice visita… si è passati ad un caffè. Poi, ad un frugale pranzo… ed infine ad una bellissima storia d’amore tra Giovanni e Ofelia … che in un anno ha già dato i suoi frutti. “frutti d’amore… s’intende” Alcuni veramente superlativi. - (555)

 
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