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IL BACIO (SULLA GUANCIA) DI CELESTINO racconto (581) di Dino Secondo Barili

Post n°23515 pubblicato il 16 Maggio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache

vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

581

Il bacio (sulla guancia) di Celestino

La Primavera è… oltre alla stagionedell’amore, anche quella degli interrogativi. Un anno fa, ne parlava nel suoUfficio a Milano, l’impiegata Fortunata, gagliarda cinquantenne abitante aPavia, ma originaria dell’Oltrepò Pavese. Ne parlava con la sua amica e CollegaCaterina anche lei pavese. “Caterina, Caterina… a questo mondo è “meglio nascerefortunati… che ricchi”… Almeno così dicevano i nostri vecchi nel tempo che fu.Per esempio. Mia mamma mi ha chiamata Fortunata per augurarmi una vita serena efelice. Se devo dire la verità, a cinquant’anni suonati, oltre al lavoro chenon mi è mai mancato, di fortuna ne ho avuta poca, specialmente in amore. Sononata in un paesino di collina dell’Oltrepò Pavese. Sono partita con unavaligetta in mano...e anche oggi controllo i soldi della spesa per non restareinguaiata. Avevo appena terminato la terza media e dal mio paesino di quattrocase, allora, siamo partiti tutti o quasi... E’ rimasta solo la Cesira che aveva due pecoree tre capre. Una partenza in sordina. Quasi in punta di piedi. Mi è rimastaimpressa la partenza del mio compagno di scuola Celestino. Un ragazzomingherlino che era anche mio vicino di casa. Celestino è emigrato in Australiacon mamma e papà. Il giorno prima di partire i genitori di Celestino hannoorganizzato una cena. Nulla di straordinario. C’ero, io e i miei genitori. Altermine della cena, i miei genitori e quelli di Celestino si sono abbracciati edati un bacio sulla guancia. Così ho fatto io e il mio compagno di scuola. Miricordo bene le parole di Celestino. “Fortunata… forse un giorno ci rivedremo”Poi, dal paesello, sono partita anch’io con i miei genitori e siamo approdati aMilano. Ora, all’età di cinquant’anni posso dire che se da una parte sono statafortunata per quanto riguarda il lavoro… sul piano sentimentale sono stata supersfigata. Nessuno degli uomini con i quali ho avuto approcci mi ha offertoprospettive. Ora, all’alba dei cinquant’anni sono single… devo tingermiregolarmente i capelli per nascondere i segni del tempo che fu. Me li tingo dirosso. Lo stesso rosso di quanto avevo sedici anni, l’anno del bacio (sullaguancia) di Celestino. So benissimo che è un’illusione, un modo per mascherareciò che non c’è più… Eppure il cuore mi dice che … posso ancora sperare.Sperare in un colpo di fortuna.” L’amica e Collega Caterina non rispose.. Nonvoleva rincarare la dose. Si limitò a dire: “Ogni persona ha i suoi guai.Inutile, farsene un problema. L’importante è guardare avanti …e sperare.Sperare sempre.” Fortunata non tornò più sull’argomento. I giorni passarono.Una settimana dopo Fortunata si confidò di nuovo con la Collega. “Caterina, sentola nostalgia del mio paesino sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Ho deciso. Sabatovado a rivedere la casa dove sono nata. Dove ho vissuto i miei anni giovanili.”Caterina sorrise e augurò buona fortuna. Ormai era fatta. La decisione presa.Il sabato mattina di un anno fa, la cinquantenne Fortunata ha lasciato Milano econ la sua “cinquecento” si è avventurata per le stradine dell’Oltrepò Pavese.Ha raggiunto il paesello natio. Ha lasciato la cinquecento davanti alla sua “antica”casa. Si é messa alla ricerca delle persone che aveva conosciuto all’epoca incui vi abitava. Il paesello sembrava deserto… disabitato. Delle persone conosciuteerano rimaste tre persone anziane delle quali aveva perso la conoscenza… Quasitutte le case erano chiuse da chissà quanto tempo. Fortunata stava perriprendere la cinquecento per ritornare a Milano… quando arrivò una automobiledi grossa cilindrata (rossa Ferrari, ultimo modello) . A guidarla c’era unsignore sui cinquant’anni. Era Celestino. Celestino, il suo compagno di scuolae vicino di casa. In Australia aveva fatto fortuna . Ora era tornato perrivedere il suo paesino di collina nell’Oltrepò Pavese. L’incontro traCelestino e Fortunata è stato drammatico. I due si sono abbracciati e si sonomessi a piangere. Poi, si sono asciugati il viso. Si sono presi per mano. Sisono seduti davanti alla casa dove avevano abitato e si sono raccontati iltempo passato. Trentaquattro anni. Ad un tratto Celestino è uscito con unafrase. “Fortunata hai voglia di venire a vivere con me in Australia? Il tempodi chiudere i tuoi rapporti a Milano…e prendiamo l’aereo per l’Australia doveho fatto fortuna … Ho bisogno di te. Del tuo sorriso… dei “nostri” sedici anni.Le nostre vite possono ricominciare da quel bacio sulla guancia ditrentaquattro anni fa…” . -(581) 

 
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