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OSVALDO E IL CLUB DELL'ARTE racconto (591) di Dino Secondo Barili

Post n°23721 pubblicato il 26 Maggio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache

vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

591

Osvaldo e il Club dell’Arte

Gli anni non sono mai uno uguale all’altro. Anche le Primavere. PerL’Architetto Osvaldo, cinquant’anni ben portati, con affermato Studio diArchitettura a Milano, abitante a Pavia, single… un anno fa, non aveva proprionulla di cui lamentarsi. Nella vita si era tolto tutte le soddisfazioni…O meglio,quasi tutte. Perché nessuno è veramente contento della propria vita.L’Architetto Osvaldo aveva un cruccio. Era solo. Faceva e decideva ciò chevoleva, ma era solo. Non che sentisse la solitudine (cioè, la mancanza dicompagnia) ma avrebbe voluto avere qualcuno (o qualcuna) con cui parlare,discorrere, dialogare, confrontarsi… Invece, no. Poteva parlare solo con lequattro mura del suo Studio o quelli della sua bella casa nel centro storico diPavia. Nello Studio aveva Colleghi e Colleghe… ma il lavoro è il lavoro …lavita è… un'altra cosa. Oppure, poteva discutere con il suo computer che usavaspesso. Il computer, però, è una macchina. Sofisticata fin che si vuole, masempre una macchina. Un anno fa ne parlò con il suo Collega Architetto Damiano,sposato da vent’anni. Problema inverso. “Sapessi Osvaldo come ti invidio. Io emia moglie siamo sposati da vent’anni. Abbiamo una bella famiglia. Due figli…bravi ragazzi. A volte, però, mi piacerebbe essere solo con i miei pensieri…Lasciar libera la mente di pensare ciò che vuole…vagare per l’Universo intero…Invece, no. Quando mia moglie vede me …stare con le mani in mano… “Damiano faiquesto”, “Damiano fai quello…” Sembra che abbia a portata di mano un’enciclopediadi lavori da fare… incombenze da svolgere. E, poi, l’eterna e mitica frase. “Senon ci fossi io in questa casa” oppure “Non ne posso più… sono distrutta”. Dopodi che … come faccio a non invidiarti?” Osvaldo tacque…e Damiano pure…L’Architetto Osvaldo, però, non era il tipo di cedere ai primi ostacoli. Parlòdei suoi problemi all’amico Psicologo. “Dott. Felice… ho bisogno di unconsiglio. Come devo fare per avere qualcuno con cui parlare, dialogare,sfogarmi… tanto per liberare la mente?” Lo Psicologo era il tipo adatto. Sapevatutto sull’argomento. “Caro Osvaldo…iscriviti ad un Club. Uno qualunque …secondo i tuoi desideri. Un Club vale l’altro. Potrei suggerti, visto che seiArchitetto, un Club della Pittura” L’Architetto Osvaldo comprese che ilsuggerimento del Dott. Felice poteva… calzare a pennello (non è una battuta).Oggi, i pittori non usano più solo il pennello. Ormai, ogni strumento è buonoper fare “arte”. Dal pennello alla spatola dello stuccatore… ai fili elettrici,ai buchi nel muro. Osvaldo però, era un uomo di cinquant’anni. Aveva le sueidee ed era fondamentalmente un tradizionalista. Per Osvaldo la pittura eraancora la pittura… tela, colori e pennelli. Se doveva trovare un Club … dovevaessere di quelli che facevano al caso suo. Milano offre il massimo di tutto…anche in fatto di Club. L’Architetto Osvaldo, dopo breve ricerca, ha trovatociò che cercava. Un Club di Pittura, in pieno centro a Milano, con pochiiscritti. Selezionati. Una specie di “elite dell’arte”. C’erano anche “allievepittrici”… donne, affascinanti, bellissime… Rosa, Germana, Barbara. Alla primariunione dei Soci del Club, Osvaldo pensò di limitarsi ad ascoltare. IlPresidente del Club era un Signore simpatico, molto cordiale. Classico tipoadatto a mettere d’accordo tutti. Fece le presentazioni. “Sono lieto di dare ilbenvenuto all’Architetto Osvaldo il quale si è unito a noi per fare “esperienzepittoriche e chiacchierare d’arte”. Infatti, come è tradizione di questo Club,ogni artista ha il diritto alla massima libertà… di espressione e altro. GliArtisti sono i paladini della libertà. Se metti delle regole agli Artisti liperdi per sempre. Sono certo, che il nostro muovo Socio, come costume di questoClub, vorrà dire due parole al riguardo…” L’Architetto Osvaldo non si aspettavaun simile onore. Prese tempo, fingendo di cercare qualcosa in tasca. Alla fineparlò. “Sono lieto di essere entrato a far parte di questo Club. Voi direte chelo dicono tutti… ma io ho una ragione in più. Avevo bisogno di incontrarepersone simpatiche, interessanti come il Presidente e i componenti maschili diquesto Club… Se devo dire la verità mi fa piacere che del Club facciano partetre bellissime rappresentanti femminili: Rosa, Germana e Barbara… Come tuttigli uomini vecchio stampo come me un Club senza donne è troppo riduttivo. Le donnesono i fiori… Un giardino senza fiori… non è neppure un giardino. Però, calma…mi piacerebbe che i fiori si lasciassero ammirare, guardare, apprezzare…ritrarre nei quadri, oppure nelle raffigurazioni artistiche… ma senza altreragioni. L’arte è un viaggio alla ricerca della bellezza assoluta… una bellezzache si conquista ogni giorno…. anche in un Club”. Osvaldo tacque. Il Presidentedel Club accennò ad un sorriso … un sorriso beffardo. Si vedeva che dissentiva.Dissentiva! Sapeva per esperienza che “l’uomo propone…e la donna… decide il dafarsi”. …-(591) 

 
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