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MILANO SANTA MARIA DELLA PASSIONE di Teresa Ramaioli

MILANO

SANTA MARIA DELLA PASSIONE

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/08/14 alle 13:39 via WEB
SANTA MARIA DELLA PASSIONE ---MILANO---Situata nel cuore di Milano, la cinquecentesca Basilica di Santa Maria della Passione è una tra le più belle e grandi chiese della città. Sorse per iniziativa del ricco prelato Daniele Birago (1486), che la donò ai Canonici Regolari Lateranensi di S.Agostino. L'opera, ideata da Giovanni Battagio, fu proseguita poco alla volta da Cristoforo Lombardo. Sua è la cupola che realizzò nel 1530 (alta m 49,7). L'interno della chiesa è un' autentica pinacoteca ed è una delle chiese più rinomate per le rare pitture che vi si conservano. Di Daniele Crespi (1598/1600-1630)( e di artisti appartenenti ad aree culturali differenti da quella lombarda) sono i ritratti di Papi e Canonici lateranensi appesi sui pilastri che reggono le volte. Ancora del Crespi sono le Scene della Passione che fregiano le ante dell'organo di sinistra, quelle dell'organo di destra, furono dipinte da Carlo Urbino, nel 1558 e, La Cena di S.Carlo, nella cappella di sinistra. All'altare Ultima cena, di Gaudenzio Ferrari (1475-1546). Quest'ultima tela costituisce insieme alla Crocifissione di Giulio Campi(1505-1572) ed alla Deposizione di Bernardino Luini (1480-/85-1532) nel transetto a destra, un "racconto"del dolore. Di Panfilo Nuvolone (1609-1662) sono le belle decorazioni del catino dell'abside principale che hanno per tema l'Incoronazione della Vergine. Ai pilastri si trovano otto quadri della Passione che costituiscono una Via Crucis: Cristo alla colonna, Incoronazione di spine, Ecce Homo, Andata al Calvario, Cristo inchiodato alla croce, Cristo abbeverato di fiele, Cristo sorretto da un angelo, L'Angelo e il sudario. Opera di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (1481-1522) e di suo figlio Bernardino sono i preziosi affreschi dipinti sulle pareti della Sala Capitolare che raffigurano Vescovi e Santi dell'Ordine Lateranense. Sede sin dal 1500 di un'intensa attività musicale, tra il XVI e il XVII secolo furono costruiti, sotto l'imponente cupola, due organi , uno in fronte all'altro. Quello di destra fu realizzato dal celebre Antenati, quello di sinistra fu realizzato dall'organaro Valvassori ,autore anche dell'organo del Duomo.Da Milano, ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/08/14 alle 13:37 via WEB
CHIESA DELLE LUCERTOLE-- LORENTEGGIO-MILANO--L'oratorio di San Protaso al Lorenteggio ¨¨ un antico luogo di culto cristiano posto nello spartitraffico della via Lorenteggio a Milano, Oratorio nel senso di luogo dove si prega (cio¨¨ ¨­rare in latino) quindi una piccola chiesetta. Parte del Lorenteggio faceva parte fino al 1873 del comune dei Corpi Santi.I Corpi Santi di Milano sono stati un comune autonomo, istituito nel 1782, comprendente l'unione amministrativa delle cascine e dei borghi agricoli che si trovavano attorno alla citt¨¤ di Milano. Vi si svolgevano attivit¨¤ agricole, favorite dalla presenza di corsi d'acqua e dalla facilit¨¤ di commercializzazione nella vicina citt¨¤. Nel 1873 il comune dei Corpi Santi di Milano venne annesso alla citt¨¤, mentre il Lorenteggio di Corsico venne annesso a Milano solo nel 1923, anno in cui una ventina di piccoli paesi e frazioni diventarono Milano a tutti gli effetti (Affori, Baggio, Greco, Lambrate, Villapizzone e altri). La piccola chiesa, che risale circa all'anno Mille, nel corso dei secoli fu protagonista di incredibili avvenimenti: secondo alcuni nel XII secolo l'imperatore Federico Barbarossa, dopo aver assediato Milano, vi sost¨° in preghiera; secondo altri, durante la peste del Trecento, il fervore religioso di un eremita ritiratosi al suo interno salv¨° la zona circostante dal terribile contagio; secondo altri ancora, sembra che il conte Federico Confalonieri, usasse l'oratorio, sperduto tra i campi, come covo di cospirazione per organizzare con altri carbonari i moti rivoluzionari del 1820-21, raggiungendo la chiesetta, si dice, attraverso un cunicolo che collegava l'abside dell'oratorio alla Pusterla di Sant'Ambrogio, entro le mura, o addirittura il Castello Sforzesco. L¡¯oratorio avrebbe veramente molte cose da raccontare, compresa la rottura della ruspa che doveva abbatterlo per consentire l¡¯allargamento della via Lorenteggio.Questo curioso fatto ricorda la scena del film ¡°Don Camillo monsignore¡­ ma non troppo¡± in cui i compagni tentano di demolire la piccola cappella della Madonna del Borghello per erigere la ¡°Casa del Popolo¡±, ma il cavo d¡¯acciaio utilizzato stranamente si rompe.Negli anni '50 l'Oratorio, ancora circondato da campi e frequentato ormai solo dalle lucertole, fu soprannominato la Gesetta di¡¯ Lusert (Chiesetta delle Lucertole). Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/08/14 alle 13:42 via WEB
PALAZZO BOTTA_ Edificato nel 1702 dal marchese Luigi Botta fu una delle + eleganti dimore cittadine e, come scriveva Luigi Malaspina ,” destinata all’alloggio de’Principi”. Ospitò, oltre a Napoleone Bonaparte, Francesco I d’Austria, l’arciduca Ferdinando d’Asburgo, il maresciallo Josepl Radetzky, Vittorio Emanuele II di Savoia. L’attuale edificio è frutto dell’adattamento a istituti universitari quando nel 1885, l’intero complesso fu ceduto dai marchesi Cusani, discendenti dei Botta, al demanio dello Stato e all’Università di Pavia. La facciata su piazza Botta, di gusto neoclassico, risale al 1892, ed è frutto dei lavori dell’ing. Leopoldo Mansueti. All’interno, rimaneggiato x le nuove destinazioni d’uso, si sono conservate alcune testimonianze degli sfarzi settecenteschi con stucchi e affreschi che decorano le stanze del piano nobile. Il vero gioiello del palazzo è la”Stanza di Napoleone”che ospitò il Bonaparte con la consorte Giuseppina in visita a Pavia nel 1805. Oltre agli affreschi e agli stucchi, della camera si mantengono il camino marmoreo recante lo stemma dei Botta Adorno, le porte ad anta unica dipinte con figure simboliche. Ciao a tutti gli AMICI DEL BLOG. Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/08/14 alle 14:04 via WEB
IL MUSEO DLLA FISARMONICA DI STRADELLA –Grazie al trentino MARIANO DALLAPE’, STRADELLA può fregiarsi del titolo di “capitale mondiale della fisarmonica”. E la cittadina oltrepadana, ha voluto intitolargli il Museo della fisarmonica, che con il passare del tempo andrà ad arricchirsi attraverso nuove esperienze e con spazi sempre più ampi. Vi si possono ammirare, oltre alla prima fisarmonica costruita da Mariana Dallapè, una autentica rarità storica, la ricostruzione di un piccolo laboratorio artigianale con gli attrezzi di lavoro originali; una quarantina di strumenti separati in gruppi omogenei, in relazione alle fasi di evoluzione, alle tecniche di costruzione; moltissime foto e documenti d’epoca. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/08/14 alle 14:06 via WEB
TRANQUILLO CREMONA –pittore- (Pavia ,10 aprile 1837- Milano, 10 giugno 1878)- Formatosi prima a Venezia e poi a Milano nella scuola di Francesco Hayez, avviato all’arte da Giacomo Trecourt, studiò pittura a Pavia, dove il suo linguaggio fu influenzato dalla pittura di Giovanni Carnovali, detto il Piccio, con La ricerca di effetti morbidi ottenuti dalla predominanza d sfumature nei contorni delle figure. Si creò così quell’inconfondibile stile ricco di effetti chiaroscuri che lo colloca come caposcuola della pittura lombarda post-romantica. Nel 1852 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia , dove fu alilevo di Lipparini, Grigoletti, Zona e Momenti. Nel 1860 frequentò l’Accademia di Brera a Milano. Qui entrò in contatto con Mosè Bianchi, Daniele Ranzoni e Federico Faruffini e con i letterati della Scapigliatura. Ottenne uno dei maggiori successi nel 1867, a Torino, con la realizzazione del dipinto “I cugini”. Le sue ricerche si attestarono, senza dubbio, all’avanguardia della Scapigliatura; infatti egli riuscì a rappresentare pittoricamente , con novità formale, le caratteristiche della società dell’epoca. Nei quadri di Cremona sono del tutto assenti i temi principali al romanticismo italiano: il paesaggio e la storia.Egli si concentra solo sulla figura umana che diviene la protagonista unica nei suoi dipinti. Ciao Teresa Ramaioli
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