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IL PAESE DEI CAMPANELLI di Teresa Ramaioli

Post n°15328 pubblicato il 10 Settembre 2014 da dinobarili
 

IL PAESE DEI CAMPANELLI 

di

Teresa Ramaioli

Il paese dei campanelli----In un’immaginaria isola olandese è ambientato il Paese dei Campanelli. Questo nome è dovuto dal fatto che su ogni casa c’è un piccolo campanello. La leggenda narra che se una moglie tradisce il marito, il campanello della casa in questione suonerà e tutti verranno a sapere quello che è successo. Anche se nessuno li ha mai sentiti suonare, gli abitanti non hanno il coraggio di dimostrare il contrario. Tutto, nel paese dei campanelli, resta tranquillo fino all’arrivo di una nave militare inglese, costretta all’attracco nel porto dell’isola da un incendio sviluppatosi a bordo. Gli ufficiali scendono a terra e… accade l’inevitabile! Hans, il comandante, fa suonare il campanello con Nela, Tom lo fa suonare con BonBon e La Gaffe, per un imperdonabile errore, con Pomerania, la donna più brutta del paese. La Gaffe purtroppo combina un’altra gaffe arrivano sull’isola le mogli degli ufficiali e, senza colpa, rifanno suonare i campanelli con mariti di Nela, BonBon, Elena e Pomerania. La leggenda narra che se un giorno ogni cento anni i campanelli resteranno muti, non suoneranno mai più. TUTTI sono avvertiti, nessuno vuole trasgredire, ma c’è La Gaffe che, suo malgrado, riesce a rovinare tutto. Gli ufficiali ripartono con le mogli e sull’isola per altri cento anni esisterà ancora l’incubo dei campanelli. Ciao Teresa

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/09/14 alle 14:52 via WEB
TEODORICO--Uno dei più celebri re barbari fu l’ostrogoto Teodorico il Grande che fece di Ravenna la nuova capitale dell'Impero Romano d'Occidente. Da giovane era il tipico guerriero di quei tempi (V sec. d.C.): alto, muscoloso, capelli lunghi, biondi e riccioluti, sopracciglia folte, con un collo taurino e un paio di poderosi baffi. Il conquistatore dell’Italia aveva trascorso l’adolescenza nella ricca e raffinata Bisanzio come ostaggio, perciò parlava greco , mostrandosi educato e galante, ma aveva abitudini culinarie dai gusti forti. Era ghiotto di cinghiale e lenticchie, che innaffiava generosamente di vino, e la sua passione era l'aglio. Teodorico, come molti sovrani, utilizzò la tavola anche per scopi "politici", è rimasto storico il banchetto di riconciliazione che organizzò con i rivali Goti sconfitti, e durante il quale strangolò personalmente Odoacre assieme ai suoi familiari.Da quest'episodio sarebbe derivato il proverbio:"A tavola non si invecchia". Al re ostrogoto il robusto appetito rimase per tutta la vita, a settant’anni consumava ancora una colazione di frutta fresca e carne arrostita, mentre a pranzo esigeva una mensa ben imbandita, con i piatti d’argento, le brocche d'oro e la tovaglia.ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/09/14 alle 15:06 via WEB
ROMA--Durante i primi secoli dell’Impero Romano il cibo offerto agli dei dalle popolazioni italiche nei santuari del territorio non doveva essere diverso da quello preparato e servito nelle case dell’epoca: carni bollite o arrosti, dolci, uova, focacce, frutta, vino, minestre di cereali o leguminose. La ricerca archeologica ha dimostrato che i contenitori per la cottura e il servizio di questi alimenti erano gli stessi utilizzati nella vita quotidiana. I contenitori da cucina e da mensa rinvenuti in molti santuari romani erano quindi utilizzati per le pratiche rituali che prevedevano sia l’offerta di cibo agli dei sia le cerimonie di purificazione. Questi semplici utensili, tegami, vassoi, incensieri, brocche, coppe databili tra il I e il IV secolo d.C., hanno un significato speciale quando vengono ritrovati all’interno di un santuario di età romana. Sono infatti legati all’atto del sacrificio, della preparazione dei cibi consacrati e della loro ostensione alla divinità venerata. I santuari romani erano centri polifunzionali con negozi, botteghe artigiane (officinae) di lampade, arredi sacri, oggetti di devozione, carni e pellami, dormitori e locande. I luoghi vicino a fonti avevano anche piscine da bagno. Fungevano inoltre da centri culturali, da archivi, da biblioteche, spesso erano collegati a teatri. Ogni luogo di culto aveva un proprio corredo di suppellettili e utensili funzionali per le cerimonie sacre. Alcuni di questi oggetti venivano consacrati nel giorno stesso del tempio, atri venivano donati successivamente e andavano ad arricchire nel tempo il luogo di culto. Ciao Teresa Ramaioli
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