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ROMA di Teresa Ramaioli

Post n°15342 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

ROMA 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/09/14 alle 15:06 via WEB
ROMA--Durante i primi secoli dell’Impero Romano il cibo offerto agli dei dalle popolazioni italiche nei santuari del territorio non doveva essere diverso da quello preparato e servito nelle case dell’epoca: carni bollite o arrosti, dolci, uova, focacce, frutta, vino, minestre di cereali o leguminose. La ricerca archeologica ha dimostrato che i contenitori per la cottura e il servizio di questi alimenti erano gli stessi utilizzati nella vita quotidiana. I contenitori da cucina e da mensa rinvenuti in molti santuari romani erano quindi utilizzati per le pratiche rituali che prevedevano sia l’offerta di cibo agli dei sia le cerimonie di purificazione. Questi semplici utensili, tegami, vassoi, incensieri, brocche, coppe databili tra il I e il IV secolo d.C., hanno un significato speciale quando vengono ritrovati all’interno di un santuario di età romana. Sono infatti legati all’atto del sacrificio, della preparazione dei cibi consacrati e della loro ostensione alla divinità venerata. I santuari romani erano centri polifunzionali con negozi, botteghe artigiane (officinae) di lampade, arredi sacri, oggetti di devozione, carni e pellami, dormitori e locande. I luoghi vicino a fonti avevano anche piscine da bagno. Fungevano inoltre da centri culturali, da archivi, da biblioteche, spesso erano collegati a teatri. Ogni luogo di culto aveva un proprio corredo di suppellettili e utensili funzionali per le cerimonie sacre. Alcuni di questi oggetti venivano consacrati nel giorno stesso del tempio, atri venivano donati successivamente e andavano ad arricchire nel tempo il luogo di culto. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/09/14 alle 11:20 via WEB
LUDOVICO IL MORO --Nacque a Vigevano da Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Fu detto il “Moro” forse dai suoi capelli scuri e dal colorito bruno. Quartogenito della famiglia, si rivelò una persona estremamente intraprendente ed ambiziosa, venne educato ai valori della cultura umanistica. La sua astuzia ed il suo cinismo lo portarono ad eliminare tutti i contendenti al governo del ducato. Spinto dalla moglie Beatrice d'Este, duchessa d'Urbino, fu mecenate d’artisti e letterati, impoverendo così le casse dello stato ma facendo di Milano una delle corti più brillanti d’Europa. Leonardo da Vinci e Bramante, misero il loro genio a sua disposizione anche per creare coreografie, tende e costumi, dei sontuosi ricevimenti di corte. Era la primavera del 1491 quando la raffinata Beatrice volle un dolce speciale da offrire al “signor suo consorte” e agli ospiti che trascorrevano lì “tutto il die et persino a mezza nocte passata in zoghi e feste”. Nacque così nelle cucine del Castello Sforzesco, una golosità di riso, il cereale la cui coltivazione si andava diffondendo in quel tempo. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/09/14 alle 11:23 via WEB
RICETTA -DOLCERISO--Portare ad ebollizione il latte con una stecca di vaniglia e una scorza di limone. Versarvi il riso e cuocerlo per venti minuti, aggiungendo a metà cottura, zucchero e burro. Eliminare la scorza di limone, la stecca di vaniglia, e lasciare raffreddare mescolando spesso. Amalgamare al composto tuorli d’uovo, mandorle, pinoli, cedro candito e acqua di rose. Foderare uno stampo con della pasta frolla, versarvi la preparazione di riso, e passare in forno. Prima di servire il dolceriso cospargerlo con filetti di mandorle e zucchero a velo. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/09/14 alle 11:46 via WEB
L'OLIO--Nell'Odissea una citazione riguardo i Lekythos, (vaso dal corpo allungato, stretto collo e ampio orlo svasato) vasi di olio profumato per il bagno, ci riporta all'immagine di fanciulle mentre si preparano per le nozze tra vasi di olio profumati, unguenti e cosmetici. Ippocrate raccomandava l’olio in casi di ulcere, e nell’antica Roma si raccontava di quel centenario che doveva la sua longevità all'uso costante di olio d'oliva. Plinio scrive: "Ci sono due liquidi che fanno molto bene al corpo umano: il vino per uso interno e l'olio per uso esterno". Questo grande autore latino ha tracciato numerose ricette curative che utilizzano quasi tutto dell'olivo: le foglie, usate schiacciate, mischiate a olio e applicate come impacchi contro le ulcere e i mal di testa; il decotto con miele per togliere le infiammazioni; il succo ottimo per gli occhi arrossati, preparato schiacciando le foglie e versandovi del vino e dell'acqua piovana; l'acqua espulsa dal tronco dell'olivo bruciato verde, ideale come cicatrizzante. I Romani impiegano l’olio anche per i piaceri del corpo: dopo il bagno alle terme per massaggiarsi la pelle; prima degli esercizi fisici in palestra, soprattutto i lottatori e i corridori, per ungersi il corpo, riscaldare i muscoli, e per proteggersi contro gli sbalzi di temperatura. Galenò nel II sec. d.C. ideò una emulsione detta "Ceratum Galeni" fatta di olio d'oliva, cera d'api e acqua di rose, che aveva proprietà curative ed estetiche. Ciao Teresa Ramaioli
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