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MILANO CHIESA DI SAN SEPOLCRO di Teresa Ramaioli

Post n°15455 pubblicato il 18 Settembre 2014 da dinobarili
 

MILANO

CHIESA DI SAN SEPOLCRO

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 17/09/14 alle 14:09 via WEB
Chiesa di San Sepolcro-- MILANO-- La chiesa fu fondata poco dopo il Mille da Benedetto Ronzone, per poi essere ricostruita nel 1100 da un suo pronipote con le forme del Santo Sepolcro di Gerusalemme. I due campanili furono aggiunti nel XII secolo, la facciata fu ritoccata alla fine del Cinquecento, mentre l'interno fu radicalmente rinnovato più tardi, in chiave barocca, sotto il cardinal Federico Borromeo. L'ultimo intervento ottocentesco demolì interamente la facciata per ricostruirla in stile romanico-lombardo. All'interno la pianta presenta un'impostazione romanico-lombarda. Cinque navate, divise da esili colonnine, conservano un sarcofago trecentesco di fronte al quale è collocata la statua cinquecentesca di san Carlo Borromeo.Ciao Teresa

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/09/14 alle 13:51 via WEB
MARIA MONTESSORI---Suo padre avrebbe voluto che facesse la maestra, ma il destino aveva progetti più ambiziosi per Maria Montessori. Prima donna ammessa e laureata a una facoltà di medicina in Italia, futura genitrice di un metodo pedagogico rivoluzionario per il quale diverrà famosa in tutto il mondo e prenderà il posto dell'effige di Marco Polo sulle ultime banconote da mille lire che ricordiamo, la Montessori ha nascosto, dietro una vita pubblica di successi, un privato di grande sacrificio. . È il 1889 quando Maria Montessori, sostenuta dalla madre, si iscrive al­la Facoltà di Medicina. Tra aule popolate da soli uomini, incontra Giuseppe Montesano, un professore di Psichiatria che la coinvolge nel recupero di bambini rin­chiusi in manicomi. Tra i due nasce una relazione segreta e Maria, nel frattempo laureatasi, si scopre incinta. Per evitare scandali, il figlio, di nome Mario, le viene allontanato da Giuseppe, che si limita a riconoscerne la paternità. Distrutta dalla delusione affettiva, Maria si dedica senza soste ai suoi studi e al suo lavoro. Inse­gna con ottimi risultati a bambini disagiati e nel 1907 apre la prima "Casa dei bambini", per i piccoli da 3 a 6 anni ,nel quartiere poverissimo di San Lorenzo, dove sperimenta e applica il suo rivoluzio­nario metodo incentrato sul bambino. Ma mentre esorta il mondo a far emergere le potenzialità dell'infanzia e a regolare l'insegnamento sull'interesse spontaneo del bambino, Maria deve reprimere il suo desiderio più profondo, quello di poter vivere con il figlio che ha avuto da Montesano e che l'uomo ha poi affidato a una famiglia di campagna, spaventato da un possibile scandalo ma soprattutto dalle esigenze di una ragazza forte e libera come lei. La donna che ha educato e aiutato bambini di ogni genere non ha potuto crescere il suo stesso figlio.. Maria Montessori è stata una grande pedagoga, ma soprattutto una madre, e non solo dei suoi tanti bambini sparsi, ancor oggi, in tutto il mondo ma del suo stesso figlio. Un figlio per il quale ha dovuto combattere contro le ipocrisie, e le resistenze del suo tempo. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/09/14 alle 13:55 via WEB
DANTE E IL NUMERO TRE- Gli antichi vedevano nel numero tre il simbolo della perfezione. Dante sul numero Tre e i suoi multipli costruì il poetico edificio della Divina Commedia: Tre cantiche, ciascuna di 33 canti (totale 99, + uno d’introduzione), i versi raggruppati in terzine. Tre sono le fiere incontrate nella selva oscura (sono la Lonza, il Leone e la Lupa simboli rispettivamente della lussuria, della superbia e ella cupidigia), Tre le donne che dal cielo cron in suo aiuto: la Vergine, Lucia e Beatrice. Tre per Tre , cioè nove i cerchi dell’inferno, nove i cieli, nove i cori angelici. Nel Cristianesimo il numero Tre assume un duplice significato sia di “famiglia divina”, composta da Maria, Giuseppe e Gesù, sia di Trinità, nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Un riferimento al Tre c’è anche nella Luna, infatti viene descritta come triplice: piena, assente o parziale, metafora di vita, morte e rinascita. Tre sono le Parche, le Furie , le Grazie, i Re Magi, i moschettieri di Dumas e le caravelle di Colombo. In ogni fiaba, l’eroe, nel suo viaggio iniziatici, deve superare Tre prove , magia ed essoterismo spesso prevedono ritualità e formule ripetute Tre volte, triplice è lo scorrere del tempo dal passato al presente al futuro, triplice il fondamento del principio generativo che, dall’unione del maschile e del femminile , origina un nuovo essere. Nel Cristianesimo Tre sono le virtù cardinali su cui si fonde la perfezione della vita umana: fede, speranza e carità. Tre è il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, ed è per questo considerato un numero perfetto. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/09/14 alle 13:57 via WEB
ORSACCHIOTTI E BAMBINI----L’orsacchiotto appartiene all’immaginario infantile, ma non sempre è stato così. La sua diffusione è anzi piuttosto recente, si riconduce a un episodio accaduto al Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, soprannominato Teddy, amante della caccia grossa. Nel 1902 Roosevelt si rifiutò di sparare a un esemplare adulto di orso bruno, durante una battuta di caccia organizzata appositamente per lui in Louisiana, poiché l’orso era stato palesemente portato là appositamente per essere abbattuto dal Presidente. Roosevelt si indignò, dicendo che sparare a un orso in quelle condizioni non sarebbe stato sportivo. La sua presa di posizione fu particolarmente apprezzata dal vasto pubblico che la apprese attraverso i quotidiani, e che soprannominò l’orso “Teddy Bear”. Nei giorni a seguire, il disegnatore satirico Clifford K. Berryman pubblicò sulla prima pagina del Washington Post una vignetta e con la didascalia ”stabilire un confine sul Mississippi” metteva in relazione l’accaduto con una disputa territoriale in corso all’epoca (fra Louisiana e lo stato del Mississippi). L’orso della vignetta conquistò sempre più lettori e, astutamente, Berryman ne modificò gradualmente le sembianze, addolcendone le linee, fino a renderlo un cucciolo. Sulla scia della vera e propria “passione” risvegliata negli americani da Teddy Bear, due commercianti russi misero in vetrina un paio di orsetti di pezza -nel loro negozio di Brooklyn- con il cartello “Teddy’s bears”. Era il 1903. L’operazione fu commercialmente vincente, al punto da far fondare alla coppia una società specializzata nella produzione di orsacchiotti, la Ideal Toy Company. La passione si estese trasversalmente ad abiti, servizi di porcellana, musiche, poesia sopravvivendo anche ai giorni nostri. Ciao Teresa Ramaioli
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