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MICHELE MAINOLI di Teresa Ramaioli

Post n°15728 pubblicato il 04 Ottobre 2014 da dinobarili
 

MICHELE MAINOLI

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo il 03/10/14 alle 19:12 via WEB
Michele Mainoli era nato a Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, il 20 gennaio 1927. Ancor giovanissimo avvertì una decisa attrazione verso il disegno, il che lo spinse a frequentare regolarmente il Liceo Artistico e l’Accademia di Brera a Milano. Suoi maestri furono: Salvatori per la pittura e Disertori per l’incisione. Gli furono però eccellenti maestri anche quelli antichi (che egli studiò appassionatamente in biblioteca, in pinacoteca e in diversi musei), senza trascurare quelli moderni, specialmente stranieri, di cui potè vedere direttamente le opere in tante mostre e musei importanti. A Milano, e particolarmente nell’ambiente di Brera, assorbì i fermenti di nuovi ideali, in un clima esaltante di libertà che stimolarono e favorirono la sua preparazione artistica. Il suo esordio pubblico avvenne con la partecipazione alla Mostra del Natale dell’Arte, tenutasi nella Villa Belgioioso a Milano, nel 1948. Per un anno, nel 1950, lavorò all’ufficio pubblicità della casa farmaceutica “Carlo Erba” di Milano. Il richiamo verso la pittura fu però così forte da indurlo ad abbandonare ogni altra forma di impiego per dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. Nel 1953 e per la durata di un anno venne incaricato per l’insegnamento nella Civica Scuola di Pittura di Pavia. Negli anni fra il 1955 il 1959 trascorse lunghi soggiorni in Svizzera, a Zurigo e a Basilea. Ebbe altresì modo di compiere brevi viaggi in Spagna, sostando a Valencia, Barcellona. Nell’anno 1956 fu corrispondente per la RAI-TV italiana, per la rubrica “Questo nostro tempo " . Ciao Teresa

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 04/10/14 alle 13:17 via WEB
MOZART AMADEUS E LA CIOCCOLATA---Notizie sul rapporto di Mozart con il cibo si possono trovare nell'epistolario e nelle opere. Dalle lettere apprendiamo che gli piacevano le buone costolette, il vino della Mosella. Tra le opere, il "Don Giovanni" è tutto un susseguirsi di pranzi e cene, feste e banchetti, con una cucina ricca e sontuosa che esalta la golosità del protagonista: "Ah che barbaro appetito! Che bocconi da gigante!" commenta Leporello mentre Don Giovanni, privo di rimorsi per le sue malefatte, divora in pochi minuti un fagiano arrosto poco prima dell'arrivo della statua del Commendatore, invitata anch'essa a cena... Ma è in "Così fan tutte" che viene esaltato l'alimento preferito da Mozart: la cioccolata. Ecco la gustosa aria della cameriera Despina, alle prese con il "cioccolatte", tradizionalmente servito per curare la malinconia d'amore: Che vita maledetta È il far la cameriera! Dal mattino alla sera Si fa, si suda, si lavora, e poi Di tanto, che si fa, nulla è per noi. È mezz'ora che sbatto; Il cioccolatte è fatto, ed a me tocca Restar ad odorarlo a secca bocca? Non è forse la mia come la vostra? O garbate signore, Che a voi dessi l'essenza, e a me l'odore! Per Bacco, vo' assaggiarlo. (lo assaggia) Com'è buono! Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 04/10/14 alle 13:24 via WEB
CIOCCOLATO---La storia del cioccolato ha origini lontane che si perdono tra i miti e le terre dell’America Latina. Una leggenda narra che il Dio azteco Quetzalcoàtl possedesse un immenso tesoro composto da tutte le ricchezze del mondo, oro e argento, pietre e oggetti preziosi, come una grande abbondanza di alberi di cacao di diversi colori. Ammalatosi gravemente, quando era ancora re, Quetzalcoàtl per trovare sollievo alle sue sofferenze fu spinto a bere una pozione che gli avrebbe ridato la salute. La pozione lo portò alla pazzia, facendolo fuggire verso il mare dove, su una zattera di serpenti intrecciati, si allontanò scomparendo. Prima di partire, Quetzalcoàtl promise che sarebbe ritornato per riprendersi il suo ricco regno. Secoli più tardi, nel 1519, una grande nave carica di uomini con scintillanti armature come scaglie di serpente ed elmetti piumati, fece la sua comparsa vicino alla costa orientale del regno azteco. L’imperatore Montezuma ricordandosi della profezia, accolse pacificamente quella nave pronto a restituire il regno al Dio Quetzalcoàtl. Sul battello però non vi era il Dio azteco, ma un conquistatore spagnolo: Hernàn Cortès. Vennero offerti molti doni quali oro, argento, pietre preziose, schiave e cesti pieni di semi di cacao.Inizia da qui la storia del cacao in Europa, i conquistatori, diedero inizio all’espansione della conoscenza del cacao in tutti i continenti. Narra la leggenda che, in un tempo ormai lontano, viveva una bellissima principessa, che fu messa a guardia di un antico e vasto tesoro dallo sposo, partito per una guerra in un paese lontano. Assediata e in seguito catturata da popolazioni nemiche, impazienti di strapparle il tesoro che ella custodiva con tanto amore, fu uccisa quando rifiutò di rivelarne il luogo del nascondiglio. Si racconta che è dal suo sangue che nasce la pianta del cacao, con semi amari come la sofferenza, rossi come il sangue ma eccitanti e forti come la virtù. Ciao Teresa Ramaioli
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