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LA CORONA DELL'AVVENTO di Terea Ramaioli

Post n°16767 pubblicato il 03 Dicembre 2014 da dinobarili
 

LA CORONA DELL'AVVENTO

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 02/12/14 alle 17:27 via WEB
La corona dell'Avvento La corona dell'Avvento deriva da un istituto di rieducazione minorile chiamato "Rauhes Haus" ad Amburgo in Germania. Fu costruito nel 1833 del pastore Johann Hinrich Wichern per permettere ai bambini e giovani bisognosi e senza casa di avere una formazione. Verso la metà del XIX secolo il pastore ha inventato per la prima volta una corona dell'Avvento con 24 candele su un anello di legno. Per ogni domenica nella corona c'era una luce grande, mentre per i giorni feriali usava delle luci più piccole. Oggi si usano soltanto quattro candele grandi che vengono accese nel mese di dicembre, una ogni domenica e rappresentano le quattro domeniche di Avvento. Ognuna di esse ha un significato: la prima candela è detta "del Profeta", poiché ricorda le profezie sulla venuta del Messia; la seconda candela è detta "di Betlemme, per ricordare la città in cui è nato il Messia; la terza candela è detta "dei pastori", i primi che videro ed adorarono il Messia; la quarta candela è detta "degli Angeli", i primi ad annunciare al mondo la nascita del Messia. Secondo un'altra tradizione le quattro candele rappresentano la Speranza, la Pace, la Gioia e l'Amore. L'accensione di ciascuna candela indica la progressiva vittoria della Luce sulle tenebre dovuta alla venuta del Messia. La forma circolare della corona dell'Avvento è simbolo di unità e di eternità. I rami di sempreverdi che formano la base rappresentano la speranza della vita eterna. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/12/14 alle 18:20 via WEB
BABBO NATALE--Prima ancora dell’influenza Cristiana, nonostante la leggenda di Babbo Natale sembra fortemente legata a quella di San Nicola, troviamo importanti collegamenti in epoche remote e possiamo quindi dire con certezza che Babbo Natale ha origini pagane. Pare che Odino, signore di Asgard, divinità delle prime tribù Germaniche avesse moltissime somiglianze con Babbo Natale. Spesso venivano cantate le sue gesta, mentre conduceva una battuta di caccia nel cielo mentre cavalcava il suo cavallo a otto zampe Sleipnir ,viene descritto come animale di grandi abilità. Poteva saltare grandissime distanze, proprio come facevano le renne di Babbo Natale e Odino stesso era raffigurato come un vecchio con una lunga barba bianca. Durante l’inverno, i bambini lasciavano i loro stivali accanto al camino con dei regali per Sleipnir, a volte paglia e a volte carote. Odino, come ringraziamento lasciava qualche dono. Da qui, la tradizione della calza appesa al camino, rimasta poi nel Cristianesimo. Quando gli Olandesi si trasferirono in quella che chiamarono New Amsterdam, portarono con loro le tradizioni della loro terra, compresa questa e ovviamente il nome di Sinterklass, che successivamente mutò in Babbo Natale, anche se nel 1809 Clement C. Moore, in un racconto istituì la figura di Santa Claus così come la conosciamo oggi. Grazie a Moore abbiamo la figura di Babbo Natale, con nomi delle renne a seguito ed elfi aiutanti, per la gioia dei bambini. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/12/14 alle 18:25 via WEB
IL CALENDARIO DELL’AVVENTO----Ogni giorno un racconto per aspettare insieme la notte di Natale----giovedi 4 DICEMBRE---IL PRIMO ALBERO DI NATALE----Ginetto era un piccolo abete, che viveva solo nel giardino di una casa abbandonata. Circondato dalle erbacce, passava le sue giornate sperando che prima o poi qualche altro alberello sarebbe arrivato a fargli compagnia. Nell’attesa, parlottava da solo e raccontava storie: era un vero maestro nell’inventare fiabe! Un giorno, una coppia di merli decise di porre il proprio nido su un ramo dell’abete: non era l’albero più bello del mondo, ma Ginetto avrebbe incantato i loro futuri piccoli merli con i suoi meravigliosi racconti. L’abete era stato felicissimo della sorpresa: i due merli lo facevano sentire meno solo, anche se spesso erano in viaggio alla ricerca del cibo. Quando poi arrivarono i loro piccoli, Ginetto era fuori di sé dalla gioia… Era come se fossero figli suoi! Ma i mesi passavano e i piccoli crescevano, avevano voglia di esplorare il bosco e di conoscere altri uccellini. Ormai trascorrevano poco tempo con l’abete, che giorno per giorno veniva preso dalla malinconia. All’avvicinarsi delle feste natalizie i merli, dispiaciuti per lo stato d’animo di Ginetto, decisero di trovare un modo per dimostrargli tutto il loro affetto. Si diedero da fare per recuperare palline colorate e lucine scintillanti. La Vigilia di Natale, di fronte a un Ginetto stupefatto, decorarono ogni suo ramo. “Ora sei l’albero di Natale” – gli dissero – “l’albero più bello e luminoso. Ogni anno, anche se saremo lontani, torneremo da te per decorarti e farti sentire per noi l’albero più importante!”. Ciao Teresa Ramaioli
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