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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°17355 pubblicato il 10 Gennaio 2015 da dinobarili
 

PAVIA

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/01/15 alle 18:47 via WEB
Ciao Dino, brevi notizie della nostra PAVIA----Pavia fu costruita a seguito di primi insediamenti da parte di popolazioni provenienti dalla Gallia transpadana, forse i Levi, i Marici o gli Insubri. La città di Pavia fu fondata dai Romani, a cui si deve la pianta della città rimasta intatta fino ai nostri giorni. Due direttrici stradali ortogonali costituirono la traccia fondamentale dello schema a scacchiera che disegnò l’impianto della città: il cardine massimo, corrispondente a Strada Nuova e il decumano massimo, corrispondente a Corso Cavour. L'antico nome di Pavia era “Ticinum”. Saccheggiata più volte dai barbari, fu conquistata dai Longobardi nel 572 e fatta capitale del loro regno, con il nome di Papia, da cui il nome moderno. Il dominio longobardo durò per duecento anni, fino al 774, quando Pavia fu conquistata da Carlo Magno. Nella Chiesa di San Michele Maggiore a Pavia furono incoronati Re d'Italia Berengario e i suoi successori fino a Berengario II e Adalberto. Durante le guerre tra l'imperatore tedesco Federico Barbarossa e i comuni della Lega Lombarda, Pavia fu fedele all'esercito imperiale. Fu annessa dal 1360 al Ducato di Milano, sotto il dominio della famiglia dei Visconti. Nel Cinquecento è famosa la battaglia di Pavia, combattuta il 24 febbraio 1525 tra i Francesi e gli Imperiali che vinsero perché il capitano di ventura Cesare Hercolani, ferendo il cavallo del re Francesco I di Francia, ne permise la cattura, meritandosi il soprannome di vincitore di Pavia e la gratitudine dell'imperatore Carlo V d'Asburgo. Legata a questa vicenda è la storia della Zuppa alla pavese, semplice zuppa con pane secco, uova, formaggio e burro cucinata da una contadina al re appena fatto prigioniero. Si racconta che al re piacque così tanto da farla inserire nel menù di corte con il nome di "soupe à la pavoise". Ciao Teresa

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/01/15 alle 12:33 via WEB
Milano è ricca di musei. La lunga tradizione letteraria, artistica, musicale, scientifica che ha reso questa città nel corso dei secoli un centro e un crocevia di cultura ha lasciato dietro di sé numerose tracce oggi conservate in importanti collezioni museali. Dalla più nota Pinacoteca di Brera che conserva opere d’arte di straordinario valore artistico all’edificio, tra i simboli di Milano, del Castello Sforzesco che ospita nei suoi musei la Pietà Rondanini di Michelangelo e offre ai visitatori le più svariate collezioni, dagli strumenti musicali al Museo Egizio, dal Museo della Preistoria al Museo di Arte Antica. Degne di nota le case-museo, testimonianza di una lunga tradizione di collezionismo privato milanese che, in suggestivi edifici di grande valore storico, conservano opere d’arte, arredi, gioielli, oggetti d’altri tempi come il museo Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi, la Villa Necchi Campiglio. L’ampia gamma di collezioni dei musei di Milano copre anche l’ambito naturalistico e scientifico con il Museo di Storia Naturale, il Planetario e il Museo della Scienza e della Tecnologia dedicato al grande Leonardo da Vinci, con aree riservate ai trasporti, ai materiali La rete di musei a Milano è segno di una vivacità culturale in continuo rinnovamento .Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/01/15 alle 12:47 via WEB
PAVIA_ Torri medievali--- si fa risalire al VI secolo il complesso sistema difensivo di torri e voltoni che fece resistere Pavia a lunghi assedi cedendo solo “per fame .” Studi storici hanno rivelato che numerosi torri, oggi non più visibili, sarebbero state costruite sotto il dominio degli Ostrogoti: l’ingegnoso sistema, una volta azionato, rendeva le vie principali inaccessibili da terra. Le torri, posizionate nelle case d’angolo che dividevano due vie, erano unite da un grande arco o voltone chr scavalcava la via: in caso di manaccia le vie principali venivano sbarrate all’inizio e alla fine, e ogni incrocio con le vie trasversali era chiuso con portoni in corrispondenza dei voltoni. Si creava così una città a compartimenti stagni che costringeva gli invasori a forti perdite per conquistare una via dopo l’altra. Il sistema di torri e voltoni avrebbe fatto resistere pavia ad alcuni tra i + cruenti assedi della sua storia. Tra cui quello di Carlo Magno nel 774d.C. e gli Unni, nel 924 d. C. Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/01/15 alle 12:48 via WEB
MILANO---Il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie, perché nell'Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini organizzati in una vera e propria associazione. Infatti, la confraternita dei Lavandai di Milano risale al 1700. Sant’Antonio da Padova è il loro protettore e a lui è dedicato un altare nella chiesta di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, ubicata a 100 metri circa dal Vicolo dei Lavandai, lungo l’Alzaia Naviglio Grande. Il ruscelletto (“el fossett” in lingua milanese) è alimentato dalle acque del Naviglio Grande. Un tempo le lavandaie, munite di secchio, sapone, spazzole e candeggina stavano inginocchiate sul “brellin” di legno, strofinando i panni sugli stalli di pietra e ancora visibili nel vicolo. Il detersivo usato dalle lavandaie era costituito dal cosiddetto “palton”, una paste semidensa a base di cenere, sapone e soda. L’atmosfera del luogo ha ispirato molti scrittori e storici della vecchia Milano, nonché poeti che a questo angolo dell’antica Milano hanno dedicato i loro versi. Da ricordare, la poesia “Vicol di Lavandée” di Luigi Cazzetta, vincitore nel 1964 del premio Carlo Porta e a cui sono dedicati i giardini di piazzale Gorini. Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/01/15 alle 12:49 via WEB
A Milano ci sono angoli meravigliosi. Il Vicolo dei Lavandai ricorda, con un pizzico di nostalgia, una città dal sapore un po’ romantico. Sul Naviglio Grande, in prossimità della Darsena di Porta Ticinese, lo storico vicolo prende il nome da un antico lavatoio tuttora esistente presso il quale molte donne fino agli anni cinquanta andavano a lavare . Le strade strette, il Naviglio, rendono unica e affascinante questa parte della città. Oggi i locali della vecchia drogheria che vendeva sapone e candeggina alle donne impegnate al lavatoio ospitano un ristorante tipico che, con i camini e i soffitti a cassettoni, ha mantenuto intatta l'atmosfera del luogo. Ciao Teresa
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