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17 GENNAIO SANT'ANTONIO ABATE di Teresa Ramaioli

Post n°17462 pubblicato il 17 Gennaio 2015 da dinobarili
 

17 GENNAIO

SANT'ANTONIO ABATE

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 16/01/15 alle 14:33 via WEB
Il 17 gennaio il calendario cristiano festeggia Sant’Antonio, ispiratore del monachesimo occidentale, uno dei santi più venerati per le sue battaglie contro i demoni. Secondo la credenza popolare il diavolo s’incarnerebbe nel maiale, così le immagini religiose del Santo con accanto un porco sottomesso, hanno finito per farlo diventare anche il protettore di tutto il bestiame. Sant’Antonio si celebra sia con una benedizione agli animali impartita sul sagrato delle chiese, sia accendendo grandi falò per purificare il terreno da sterpi e foglie. Per la devozione popolare questo santo, patrono del focolare domestico perché capace di sottomettere fiamme e demoni, è ritenuto pure in grado di far guarire herpes dolorosissimi come il “fuoco di Sant’Antonio”. I cibi della festa di Sant’Antonio sono sin dall’epoca medievale la zuppa di fave cotte, la ciabatta dolce e soprattutto la carne di maiale, saporito ingrediente di piatti come i fagioli con le cotiche. Il maiale, del quale è risaputo non si butta via niente, ha sempre rappresentato una risorsa alimentare delle nostre comunità contadine. Morfologicamente quello di ieri era assai diverso da quello rosa di oggi. Il colore del suo manto era scuro, rosso o nerastro; veniva allevato nei boschi dove si alimentava con ghiande e prodotti naturali; era snello, di testa grande e lunga, orecchie corte ed erette, canini bene in vista. Una di queste razze autoctone era la cinta senese (oggi recuperata), la cui immagine si può ammirare nell’affresco del Buon Governo dipinto dal Lorenzetti nel palazzo comunale di Siena. Ma perché il maiale era così diffuso e festeggiato già nel passato? Semplicemente perché il bestiame di grandi dimensioni veniva destinato al lavoro nei campi, le pecore o le capre servivano per la produzione di latte, lana o pelli, mentre l’allevamento del maiale garantiva carni facilmente conservabili se salate, affumicate o insaccate. Se percepite un certo languore allo stomaco , pane con prosciutto o salame, possono rappresentare una buona scelta di gusto. Piccola riflessione.:quando usiamo il termine “porco” per offendere o identificare ciò che è disprezzabile, pensiamoci bene… non possiamo dimenticarci che questo animale ci ha sempre offerto bontà come il culatello, il prosciutto, la mortadella, lo zampone, il salame, la pancetta, la soppressata Ciao a tutti gli amici del blo gTeresa

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 17/01/15 alle 13:13 via WEB
S. ANTONIO ---Il 17 gennaio il calendario cristiano festeggia Sant’Antonio, ispiratore del monachesimo occidentale, uno dei santi più venerati per le sue battaglie contro i demoni. Secondo la credenza popolare il diavolo s’incarnerebbe nel maiale, così le immagini religiose del Santo con accanto un porco sottomesso, hanno finito per farlo diventare il protettore di tutto il bestiame. Sant’Antonio si celebra sia con una benedizione agli animali impartita sul sagrato delle chiese, sia accendendo grandi falò per purificare il terreno. Questo santo, patrono del focolare domestico, è ritenuto in grado di far guarire herpes molto dolorosi come il “fuoco di Sant’Antonio”. I cibi della festa di Sant’Antonio sono sin dall’epoca medievale la zuppa di fave cotte, la ciabatta dolce e la carne di maiale. Il maiale, del quale non si butta via niente, ha sempre rappresentato una risorsa alimentare delle nostre comunità contadine. Il colore del suo manto era scuro, rosso o nerastro; veniva allevato nei boschi dove si alimentava con ghiande e prodotti naturali; era snello, di testa grande e lunga, orecchie corte ed erette, canini bene in vista. Una di queste razze era la cinta senese (oggi recuperata), la cui immagine si può ammirare nell’affresco del Buon Governo dipinto dal Lorenzetti nel palazzo comunale di Siena. Ma perché il maiale era così diffuso nel passato? Il bestiame di grandi dimensioni veniva destinato al lavoro nei campi, le pecore e le capre servivano per la produzione di latte, lana o pelli, mentre l’allevamento del maiale garantiva carni facilmente conservabili ( salate, affumicate, insaccate).Gli egizi ritenevano il maiale portatore di lebbra e ai porcari era proibito l’ingresso nel tempio. Nell’antica Grecia invece la carne primeggiava, e nell’Odissea il porcaro Eumeo viene chiamato “divino”. Gli etruschi e i romani mangiavano sia carne di maiale che di cinghiale. Nella cultura ebraica e in quella islamica il porco era considerato animale immondo e alimento impuro. Durante il Medioevo i maiali rappresentavano una risorsa importante, consumata anche nella cucina di corte. Nel Cinquecento questa divenne carne destinata ai più poveri. Oggi usiamo il termine “porco” per offendere, disprezzare ma pensiamoci bene. Non possiamo dimenticarci che il maiale ci ha sempre offerto gioielli come il culatello, il prosciutto, la mortadella, lo zampone, il salame, la pancetta, la soppressata … Ciao Teresa
(Rispondi)
alba.estate2012
alba.estate2012 il 17/01/15 alle 14:06 via WEB
Il mio santo protettore è Sant'Antonio Abate.. Dalle mie parti il piatto tipico è una zuppa di castagne secche, fatte ammorbidire in acqua la sera precedente e poi fatte cuocere in acqua con zucchero e qualche foglia di alloro per quasi 3 ore. Buona Giornata, Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 17/01/15 alle 15:20 via WEB
Ciao Antonella - belle ricetta. Ottima. Sant'Antonio Abate viene festeggiato a Bereguardo (Pavia) con il "Falò di Sant'Antonio" Si prepara una grande catasta di legna sul piazzale della Chiesa e ad essa viene dato fuoco. Il prete benedice il fuoco contro tutti i mali del mondo. Intanto vengono distribuite frittelle e vin brulè. Buona serata. Dino
(Rispondi)
 
 
alba.estate2012
alba.estate2012 il 17/01/15 alle 16:01 via WEB
Dalle mie parti l'ultima sera dei tre giorni 30 e 31 di gennaio 1 febbraio, si beve il vin brulè, si mangiano le frittelle, si accende un grande falò si cantano le canzoni della merla per i giorni "della merla" i giorni più freddi dell'anno con l'intenzione di sconfiggere il freddo. E' un'usanza molto antica. Paese che vai.. usanza che trovi.. Un abbraccio, Antonella
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