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SALUTI DA PAVIA

Post n°17638 pubblicato il 27 Gennaio 2015 da dinobarili
 

SALUTI DA PAVIA

BUON MARTEDI'

27 GENNAIO 2015

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Commenti al Post:
alba.estate2012
alba.estate2012 il 27/01/15 alle 10:54 via WEB
Ciao Dino! Un abbraccio affettuoso per augurarti una giornata serena, Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 27/01/15 alle 15:02 via WEB
Ciao Antonella - grazie per il "buona giornata". Anche a te. Dino
(Rispondi)
paperinopa_1974
paperinopa_1974 il 27/01/15 alle 13:34 via WEB
saluti da Palermo tante belle cose Dino ciauuu
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 27/01/15 alle 15:08 via WEB
Ciao - Grazie dei saluti da Palermo. Ricambio. Buona serata. Dino
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/01/15 alle 14:10 via WEB
DELIO TESSA----Nasce nel 1886 a Milano, in via Fieno, in casa di ringhiera. Milanesi sono entrambi i genitori; Arsenio, il padre, è un bancario. Il nome Delio è quello del nonno. Nel 1895 trasloca in via Olmetto e nel 1925, alla morte del padre, in viale Beatrice d'Este 17. Si laurea in legge nel 1911, con un po' di ritardo, un po' perchè spesso malaticcio, ma forse anche per il poco interesse a questi studi, rivolgendo invece le sue simpatie alla filosofia, al cinema, alla musica, alla poesia, cui si dedica già in età giovanile, muovendosi nella tradizione milanese di Maggi e Porta, ma innestandovi modi e spiriti della poesia francese decadentista e espressionista, rielaborati però in maniera del tutto personale e curando al massimo la musicalità e le sonorità dei versi. I temi preferiti della sua poesia sono quelli della vita quotidiana del cittadino, ma anche della drammatica realtà della prima guerra mondiale nonchè quella degli "emarginati della società" (prostitute, ladri ) Carlo Linati lo descrive così: "non molto alto, minutino, sorridente da una faccetta lievemente rosata, un dente d'oro nella bocca vizza e, dietro gli occhiali (era miope) ballettanti, un po' malsicuri nella loro orbita, quei suoi occhi grigi ed acquosi, da cordiale allucinato". Vestiva un po' "demodé": nella bella stagione: pantaloni di tela bianca, solino (colletto di camicia staccabile), cravatta, maggiostrina sulle ventitrè. Se era nuvolo, portava sempre sul braccio la vecchia ombrella di suo padre. D'inverno invece indossava un paletò color tané (tabacco) La sua carriera professionale non fu una gran carriera, poca la clientela, solo sufficiente a fargli sbarcare dignitosamente il lunario. E per arrotondare si dedicò anche ad una attività giornalistica prima in provincia, poi nel Canton Ticino, dove collaborò anche con la Radio della Svizzera italiana. E poi, nel '36 collaborò al quotidiano "L'Ambrosiano" che riuniva molte delle migliori firme della nostra letteratura, con scritti gustosi, malinconicamente umoristici su figure o scorci della città, poi raccolti sotto il titolo "Ore di città". Schivo di temperamento, e' vissuto da scapolo, appartato, dopo una delusione sentimentale, col conforto della famiglia e di pochi amici che gli sono stati vicini sino alla fine (purtroppo precoce poiché una setticemia, provocata da un ritardato intervento ad un'infezione ad un dente, lo portava via il 21 settembre 1939). Per sua volontà fu sepolto in un campo comune di Musocco, ma nel 1950 il Comune di Milano gli decretò gli onori del Famedio(Cimitero Monumentalel di Milano) e, successivamente, gli intitolò una strada, da corso Garibaldi a piazza delle Crociate. Oggi Delio Tessa è considerato il più grande poeta dialettale del '900. Buona giornata Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/01/15 alle 14:11 via WEB
Le nozze di Lorenzo il Magnifico---A soli venti anni Lorenzo Dé Medici governòa Firenze, con grande fermezza e larghezza di vedute. Nello stesso anno furono celebrate le sue nozze con Clarice Orsini, giovane dell'aristocrazia romana. L'avvenimento fu celebrato con molti, fastosi festeggiamenti. Per l'occasione molti furono i regali offerti dal contado fiorentino e dalle città toscane. Questi avvenimenti sono narrati con ricchezza di particolari da Piero di Marco Parenti, (Storia fiorentina). “Arrivarono al Palazzo di Via Larga centocinquanta vitelle, quattromila fra galline e papere, pesci, cacciagione e moltissime botti di vini "nostrali e forestieri" che Lorenzo generosamente distribuì al popolo anche prima di imbandire i veri e propri banchetti che si svolsero dalla domenica al martedì. Questi festeggiamenti fastosi sono richiesti dall'importanza della stirpe Orsini cui appartiene la sposa Clarice che fa il suo ingresso al palazzo a cavallo, accompagnata da un corteo di cavalieri. Le finestre della camera di Lorenzo sono ornate di rami d'olivo, simbolo di pace. Vengono allestiti cinque banchetti nel portico, nella loggia e nel cortile del palazzo; le tavole delle dame e quelle dei cavalieri - come vuole la regola del tempo - sono rigorosamente separate. Il tavolo della sposa si trova nella loggia e ad esso sono sedute cinquanta giovani nobildonne, mentre quelle anziane siedono all'interno del palazzo presiedute dalla madre dello sposo, nell'androne sono i giovani con Lorenzo e in altro tavolo gli anziani della città. Ma altre mense imbandite di vivande sono sistemate sia all'interno del palazzo sia sulla strada Tutte le portate sono precedute da squilli di tromba; i portatori si fermano ai piedi dello scalone e solo a un cenno stabilito dello scalco si dirigono parte al piano superiore e parte nelle logge in modo che le vivande a un tratto si posavano in ogni luogo. Anche l'apparecchiatura della tavola è accuratissima. Circondavano il David, la famosa statua bronzea di Donatello, alte tavole ricoperte da tovaglie; agli angoli enormi bacili d'ottone con i bicchieri; così anche è apparecchiato nell'orto attorno alla fontana. Sulle tavole una grande tazza d'argento colma d'acqua per rinfrescare bicchieri e bibite. Poi eravi le saliere d'ariento, forchette e coltellerie…. Ogni tavolo era inoltre rallegrato da danze, musiche e piccoli spettacoli. L'abbondanza e la generosità dei festeggiamenti per le nozze di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini sancirono in qualche modo la politica di relazione fra la città e la Signoria che la governava basata sulla magnificenza. Buona giornata Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/01/15 alle 14:14 via WEB
CIBI FATTI IN CASA--- I nostri nonni mangiavano ciò che la loro terra produceva, ed erano capaci di preparare tutto. Sapevano coltivare, allevare gli animali, tagliare la legna, farsi i vestiti, curarsi con metodi naturali.Nei paesi esistevano pochi negozi di alimentari . I nostri genitori hanno visto svilupparsi i grandi supermercati e sono rimasti affascinati dalla comodità di comprare il cibo invece che doverlo coltivare con fatica e costante impegno. Noi non dobbiamo più coltivare, ma nemmeno preparare a casa il cibo , perché oggi esistono i ‘piatti pronti’, . Basta comprarlo e mangiarlo! (cosa si mangia?) Con il microonde, bastano pochi minuti e…si mangia! Grazie a questo strumento tecnologico non dobbiamo più perdere tempo a cucinare . Ma siamo sicuri che cucinare sia tempo perso? Ai vecchi tempi il pane si faceva una volta la settimana. Le donne preparavano a casa l’impasto e andavano al forno del paese per cuocerlo tutte insieme. Quel pane durava una settimana perché era fatto con la pasta acida . Anche oggi si possono preparare facilmente in casa: pane, biscotti, torte dolci e salate, pasta fresca, marmellate, verdure , pizza, focacce, gnocchi, ravioli, gelato, caramelle, succhi di frutta e molto altro. Molti diranno: “ci piacerebbe ma non abbiamo tempo”. In verità il tempo c’è, solo che è utilizzato per altre cose, quindi è solo una questione di scelta personale. Un consiglio , quando cuciniamo coinvolgiamo i nostri figli perché per loro è un sano divertimento, è un modo piacevole per stare insieme e una opportunità di conoscere meglio cosa sono i cibi e come si preparano in modo naturale. Ciao Teresa
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