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LE NOZZE DI LORENZO IL MAGNIFICO di Teresa Ramaioli

Post n°17659 pubblicato il 28 Gennaio 2015 da dinobarili
 

LE NOZZE DI LORENZO IL MAGINIFICO 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/01/15 alle 14:11 via WEB
Le nozze di Lorenzo il Magnifico---A soli venti anni Lorenzo Dé Medici governòa Firenze, con grande fermezza e larghezza di vedute. Nello stesso anno furono celebrate le sue nozze con Clarice Orsini, giovane dell'aristocrazia romana. L'avvenimento fu celebrato con molti, fastosi festeggiamenti. Per l'occasione molti furono i regali offerti dal contado fiorentino e dalle città toscane. Questi avvenimenti sono narrati con ricchezza di particolari da Piero di Marco Parenti, (Storia fiorentina). “Arrivarono al Palazzo di Via Larga centocinquanta vitelle, quattromila fra galline e papere, pesci, cacciagione e moltissime botti di vini "nostrali e forestieri" che Lorenzo generosamente distribuì al popolo anche prima di imbandire i veri e propri banchetti che si svolsero dalla domenica al martedì. Questi festeggiamenti fastosi sono richiesti dall'importanza della stirpe Orsini cui appartiene la sposa Clarice che fa il suo ingresso al palazzo a cavallo, accompagnata da un corteo di cavalieri. Le finestre della camera di Lorenzo sono ornate di rami d'olivo, simbolo di pace. Vengono allestiti cinque banchetti nel portico, nella loggia e nel cortile del palazzo; le tavole delle dame e quelle dei cavalieri - come vuole la regola del tempo - sono rigorosamente separate. Il tavolo della sposa si trova nella loggia e ad esso sono sedute cinquanta giovani nobildonne, mentre quelle anziane siedono all'interno del palazzo presiedute dalla madre dello sposo, nell'androne sono i giovani con Lorenzo e in altro tavolo gli anziani della città. Ma altre mense imbandite di vivande sono sistemate sia all'interno del palazzo sia sulla strada Tutte le portate sono precedute da squilli di tromba; i portatori si fermano ai piedi dello scalone e solo a un cenno stabilito dello scalco si dirigono parte al piano superiore e parte nelle logge in modo che le vivande a un tratto si posavano in ogni luogo. Anche l'apparecchiatura della tavola è accuratissima. Circondavano il David, la famosa statua bronzea di Donatello, alte tavole ricoperte da tovaglie; agli angoli enormi bacili d'ottone con i bicchieri; così anche è apparecchiato nell'orto attorno alla fontana. Sulle tavole una grande tazza d'argento colma d'acqua per rinfrescare bicchieri e bibite. Poi eravi le saliere d'ariento, forchette e coltellerie…. Ogni tavolo era inoltre rallegrato da danze, musiche e piccoli spettacoli. L'abbondanza e la generosità dei festeggiamenti per le nozze di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini sancirono in qualche modo la politica di relazione fra la città e la Signoria che la governava basata sulla magnificenza. Buona giornata Teresa Ramaioli

 

 

 

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Commenti al Post:
dinobarili
dinobarili il 28/01/15 alle 16:29 via WEB
Ciao Teresa - Firenze è una città bellissima. E' città di Dante. Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 28/01/15 alle 16:30 via WEB
Ciao Teresa - Dante non poteva nascere che a Firenze. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 28/01/15 alle 16:37 via WEB
Ciao Teresa - tra le poesie scritte da Lorenzo il Magnifico vi è quella celebre ... "Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia / Chi vuol esser lieto sia / di doman non c'è certezza"
(Rispondi)
 
 
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/01/15 alle 18:04 via WEB
Trionfo di Bacco e Arianna---Ciao Dino, chi desidera essere felice approfitti del presente, perchè non si sa che cosa gli potrà accadere domani:con questo ritornello, che invita a godere giorno x giorno delle gioie della vita, Lorenzo de' Medici chiude ogni strofa della sua canzone in cui esalta la giovinezza, con i suoi amori, le sue gioie, i suoi momenti spensierati. Scritto negli ultimi anni della vita del Magnifico, questo canto composto x la festa del carnevale del 1490 e destinato ad accompagnare il corteo delle maschere mitologiche, esprime la dolorosa consapevolezza della brevità della vita e dello scorrere senza sosta il tempo. Ciao ,ciao Teresa .
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/01/15 alle 17:42 via WEB
Ciao Dino, bellissima Firenze... e quando ci sentiamo stanchi di vedere musei e gallerie d'arte, andiamo all' aperto e scopriremo che a Firenze è bello anche solo passeggiare per le belle strade del centro storico. Dobbiamo ritornarci...Firenze e i suoi tesori ci stanno aspettando...Ciao Teresa
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 28/01/15 alle 19:16 via WEB
Ciao Teresa - quando si parla di Firenze ... come non ricordare "la bistecca alla fiorentina"? Dino
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/01/15 alle 17:31 via WEB
Palazzo Belcredi di Pavia costituisce uno dei pochi ambienti medievali pavesi pervenuti fino ai nostri giorni. L’edificio fu costruito su fondamenta romane. Già nell'VIII secolo Palazzo Belcredi era un palazzo nobiliare, probabilmente per essere ubicato presso la reggia di Teodorico e la chiesa di San Colombano. Intorno al 1100 viene demolito insieme alla reggia e poi ricostruito. L'ossatura dell'edificio è in gran parte di tipo romanico, con facciata in cotto e ampie tracce di monofore e portali a tutto sesto. A un successivo intervento, operato nel Quattrocento, appartiene il portale d'ingresso, inquadrato superiormente da una cornice in cotto di tipo tardo-gotico. II cortile è del Cinquecento, mentre lo scalone presenta una balaustra barocca con eleganti trafori. Il Palazzo presenta sia mura medievali, sia mura risalenti al V secolo. I Belcredi, feudatari sin dal 1164 di numerose terre in Oltrepò, sono stati proprietari del Palazzo e della Torre per almeno sette secoli, fatto questo che ha consentito l'ottima conservazione e il mancato smembramento del complesso. Alla fine del Settecento, il Palazzo è di proprietà del Marchese Giuseppe Gaspare Belcredi, docente di diritto civile e feudale all'Università di Pavia. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/01/15 alle 17:33 via WEB
MILANO---Il Monumentale, più che un semplice cimitero, è uno straordinario museo all'aperto. E' come se alcuni tra i più grandi scultori del Novecento fossero stati chiamati a raccolta per elaborare una riflessione su un tema particolarmente impegnativo come quello della morte. Il luogo, anche solo osservandolo dall'esterno, colpisce per le sue dimensioni; uno spazio di ben 250 mila metri quadri, una sorta di grande oasi di pace, silenzio e tranquillità. E sbaglia chi volesse immaginare questo cimitero come un luogo particolarmente triste; nella realtà, infatti, si rivela come uno spazio piacevole da visitare, popolato da segni che invitano al ricordo di chi ci ha preceduto, ricco di dettagli e particolari artistici interessanti. Il cimitero si compone di tre distinte zone: la parte centrale ospita le tombe di famiglie e personaggi cattolici, quella di destra, guardando la facciata, è riservata agli israeliti, mentre a sinistra c’è un’area destinata ai cattolici. Dal punto di vista architettonico, si possono scorgere i segni sia dello stile romanico, che di quello gotico. Lungo i viali principali, per aiutare i visitatori, sono state collocate alcune piantine che recano l'indicazione dei monumenti più interessanti. Fra questi si segnala il Famedio, inaugurato nel 1883 e collocato in cima ad una monumentale gradinata. Si presenta secondo una costruzione voluminosa in stile neo-medievale, di marmo e mattoni, dove, fra i tanti personaggi, è sepolto Alessandro Manzoni. In un viale secondario sulla sinistra si giunge alla tomba Campari, la celebre famiglia, famosa per la nota marca di aperitivi, che scelse di edificare un'Ultima cena in bronzo a grandezza naturale , realizzata nel 1935 da Giannino Castiglioni. La tomba di Arturo Toscanini, altro monumento da non perdere, è opera dello scultore Leonardo Bistolfi; colpisce per delicatezza e drammaticità perché allude al piccolo Giorgio, il figlio prematuramente scomparso e alla disperazione dei genitori che si abbracciano. Sul fronte del monumento è ritratta una nave che raffigura il viaggio delle spoglie del piccolo da New York; come una metafora, per raffigurare il momento del trapasso. Buona giornata Teresa Ramaioli
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