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SALUTI DA PAVIA

Post n°18109 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da dinobarili
 

SALUTI DA PAVIA

BUON MARTEDI'

24 FEBBRAIO 2015


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Commenti al Post:
alba.estate2012
alba.estate2012 il 24/02/15 alle 11:48 via WEB
Saluti da Cremona.. Un abbraccio e complimenti per il disegno! Ciao..Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 24/02/15 alle 18:45 via WEB
Ciao Antonella - Buona serata a te. Dino
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/02/15 alle 10:36 via WEB
Ciao Antonella, grazie ,grazie, Baci Teresa
(Rispondi)
 
 
alba.estate2012
alba.estate2012 il 25/02/15 alle 20:58 via WEB
Non c'è di che, Teresa, tutto meritato! Ciao, Antonella
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 24/02/15 alle 16:14 via WEB
OMODEI ZORINI, Attilio. – Nacque a Candia Lomellina (Pavia) il 24 marzo 1897, figlio secondogenito di Carlo, medico condotto, e di Maria Panzarasa. Compiuti gli studi liceali a Vigevano presso il liceo classico Benedetto Cairoli, si iscrisse all’Università di Torino, dove si laureò in medicina e chirurgia il 19 luglio 1921 Conseguita la laurea, rimase all’ateneo torinese, dapprima come assistente volontario e poi di ruolo presso l’Istituto di anatomiapatologica, dedicandosi allo studio della tubercolosi e conducendo una serie di ricerche in campo sperimentale e clinico di cui dà conto il suo primo lavoro, Cirrosi grasse e cirrosi tubercolari del fegato: studio clinico, anatomo-patologico e sperimentale (Torino 1926). Nel 1925 si spostò a Pavia, chiamato dal clinico e pneumotisiologo Eugenio Morelli, allievo di Carlo Forlanini, impegnato su più fronti nella lotta alla tubercolosi, che nel primo dopoguerra aveva conosciuto una minacciosa diffusione. Nel periodo pavese (1925-28), Omodei Zorini, aiuto effettivo all’Istituto di patologia speciale medica, divenne il più stretto collaboratore di Morelli.Da quel sodalizio scientifico e umano sarebbe nata una fruttuosa sinergia tra l’attività di direzione e di guida del maestro, che negli anni Trenta animò un vastissimo programma di costruzioni sanatoriali, e quella clinica, scientifica e didattica dell’allievo. Lasciata Pavia,Omodei Zorini seguì a Roma Morelli, nominato consulente dell’Istituto nazionale per la previdenza sociale (INFPS, già Cassa nazionale per le assicurazioni sociali), e chiamato dalla Sapienza a ricoprire la prima cattedra in Italia di clinica della tubercolosi e delle malattie dell’apparato respiratorio. Dal luglio 1933 fu medico di ruolo dell’INFPS (in seguito INPS), e, quindi, dal 1938, vicedirettore dell’ospedale sanatoriale Carlo Forlanini, inaugurato il 1° dicembre 1934 e destinato a diventare uno dei centri di riferimento internazionale per lo studio della tubercolosi. Il Forlanini fu in quegli anni una palestra di eccellenza per la formazione di tisiologi e di personale specializzato. Nella seconda metà degli anni Trenta, Omodei Zorini fu una delle figure più rappresentative della grande scuola pneumotisiologica italiana, da cui vennero nei due successivi decenni fondamentali apporti clinici e scientifici, pubblicati negli Annali dell’Istituto Carlo Forlanini e nella Rivista delle malattie dell’apparato respiratorio. Chiamato a Napoli nel 1937 a occupare, come altri collaboratori di Morelli, una delle cattedre di tisiologia istituite in tutta Italia, vi rimase anche nei difficili anni della seconda guerra mondiale, alla direzione del nuovo ospedale sanatoriale Principi di Piemonte. Nel 1945 tornò a Roma come direttore dell’Istituto Forlanini.In quel dopoguerra, s’impegnò attivamente nella riorganizzazione della difesa antitubercolare, sollevando a più riprese il problema dell’assistenza postsanatoriale. Chiusa l’era della terapia meccanica della tubercolosi polmonare e apertasi quella della terapia chemioantibiotica, si inserì nel filone degli studi farmacologici, batteriologici e clinico-terapeutici., mise a punto per primo la chemioprofilassi antitubercolare mediante isoniazide. Al XIII Congresso italiano di tisiologia (settembre 1956), illustrò le basi scientifico sperimentali e pratiche del suo metodo che, con sole compresse, presentava il vantaggio di assicurare la stessa protezione del vaccino antitubercolare. Conosciuto nel mondo come ‘chemioprofilassi antitubercolare di Omodei Zorini’, tale metodo trovò una larga applicazione in molte nazioni, contribuendo a ridurre notevolmente l’incidenza della tubercolosi. Pubblicata nel 1963 a Roma, la monografia La chemioprofilassi antitubercolare mediante isoniazide fu tradotta in francese e in inglese. Per questa scoperta, Omodei Zorini fu proposto nel 1975 per il premio Nobel per la medicina da ricercatori di numerosi paesi, tra cui l’Italia. La proposta non ebbe seguito perché il regolamento prevedeva che fosse assegnato a scienziati impegnati esclusivamente nella ricerca. Nel 1952 fu chiamato alla cattedra romana di tisiologia, succedendo a Morelli e tenendo contemporaneamente le direzioni del Forlanini e del centro studi del-l’INPS per le ricerche scientifiche e terapeutiche sulla TBC. Per le sue ricerche nel campo della chirurgia polmonare e del trattamento antibiotico e chemioterapico delle manifestazioni tubercolari, gli furono conferiti, nel 1962, il premio Morelli dell’Accademia dei Lincei e, nel 1963, la medaglia d’oro, assegnata dal presidente della Repubblica ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte e la medaglia d’oro della Sanità pubblica. Ricevette anche la Croix de Commandeur della Sanità francese. Collocato a riposo nel 1968, continuò però a dedicarsi ai suoi studi, partecipando a convegni, tavole rotonde e incontri di studio, anche come membro di vari comitati, tra cui l’Union internationale contre la tuberculose, con sede a Parigi. Sposato con Giovanna Zoja, figlia del clinico Luigi, primo direttore della Clinica medica dell’Università di Milano, ebbe quattro figli. Morì a Roma il 13 agosto1983. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 24/02/15 alle 16:16 via WEB
L'ANGELO DELLA PESTE- PAVIA--La leggenda dell’Angelo della peste racconta che all’epoca in cui S. Damiano era vescovo di Pavia, la città fu colpita da una tremenda pestilenza che decimò la popolazione. Molti pavesi fuggirono sulle colline e nelle campagne, mentre per la città deserta, la notte avveniva un fenomeno strano. I pochi rimasti in città potevano infatti vedere due angeli, uno vestito di bianco e uno di rosso, che si aggiravano per le vie. L’angelo bianco indicava una casa, mentre l’angelo rosso ne percuoteva la porta: tanti i colpi dati, tante le persone morte nell’abitazione il giorno successivo. S. Damiano, che aveva tentato di tutto per far cessare la peste, ispirato da Dio, fece portare da Roma la reliquia del braccio di S. Sebastiano. Portato in processione per la città, operò il miracolo invocato: gli angeli infatti seguivano la direzione indicata dalla reliquia e fu facile farli allontanare dalla città, insieme alla peste, attraversando l’antica Porta Ticino (sul Ponte Coperto). A ricordo del fatto, i pavesi fecero murare in Strada Nuova, sull’angolo di Piazza Cavagneria, un angelo in marmo bianco che accenna appunto a Porta Ticino. Ciao Teresa
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franzkline
franzkline il 24/02/15 alle 19:11 via WEB
Brava Teresa ottimo lavoro. Ciao Stefano
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dinobarili
dinobarili il 25/02/15 alle 09:17 via WEB
Ciao Stefano - ci pensa Teresa a ringraziarti per i complimenti. Da parte mia i complimenti per il tuo Blog. Buona giornata. Dino
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/02/15 alle 10:45 via WEB
Ciao Stefano, grazie per i complimenti. Baci Teresa
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