Post n°18390 pubblicato il
12 Marzo 2015 da
dinobarili
L'IDROSCALO PAVESE
di Teresa Ramaioli
| | iltuonoilgrillo il 11/03/15 alle 19:51 via WEB L’IDROSCALO PAVESE— L’idroscalo fu voluto dalla Società Aerei di Trieste e progettata da Giuseppe Pagano Pogatschnig. Il progetto strategico era di collegare Torino con Trieste, prevedendo una tappa intermedia per le operazioni di assistenza al volo: la tappa intermedia scelta fu Pavia. Trieste disponeva di una base logistica galleggiante per voli di idroscivolanti e in breve tempo fu sostituita da una struttura fissa. Torino, sfruttando il percorso fluviale del Po, nell'area del Valentino, realizzò un idroscalo fluviale fra il ponte Umberto e il Ponte Isabella. I lavori per la costruzione dell'idroscalo pavese iniziarono nell'Aprile 1925 e, solo 1 anno dopo, fu inaugurato, il primo aprile 1926, da Mussolini. L'imponente costruzione, appoggiata su pilastri alti 7 metri, rappresentò uno dei primi esempi di architettura razionalista a Pavia. La moderna struttura pavese era lo scalo intermedio della prima linea aerea regolare italiana per il trasporto passeggeri e aveva un numero civico, il n. 51 del Lungo Ticino Sforza. L’itinerario prevedeva la partenza da Torino, tappa a Pavia, partenza per Venezia, breve tappa nella città lagunare e quindi arrivo a Trieste. Il giorno successivo il viaggio inverso. Il percorso completo era di quasi 600 chilometri e il costo per passeggero di poco superiore alle 350 Lire. La sosta a Pavia era necessaria per poter effettuare le operazioni di rifornimento carburante e le verifiche tecniche all'idroscivolante, durante tale sosta ai passeggeri era offerta la possibilità di potersi ristorare nella struttura dell'idroscalo grazie alla presenza di un ottimo ristorante. Poiché la carlinga dei velivoli non veniva ancora pressurizzata e vi erano abbondanti spifferi, ai viaggiatori, inclusa nel biglietto, veniva offerta una coperta e una borsa dell'acqua calda per difendersi dal freddo e dei batuffoli di ovatta per attutire il rumore del motore posizionato sulle loro teste. La Tappa pavese sulla linea Torino - Trieste rappresentò una importante risorsa per le necessità di comunicazione di buona parte della Lombardia al punto che Milano si collegò con l’Idroscalo di Pavia tramite autocorriere che arrivavano e partivano in coincidenza con i voli. Naturalmente il servizio aereo, oltre al trasporto passeggeri garantiva il rapido trasferimento della posta e delle merci di piccole dimensioni. All' inizio degli anni 50, con la nascita di aeroporti terrestri, l'attività pubblica degli idroscali fu sospesa. Saluti da Pavia Teresa Ramaioli |
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MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINO—GAMBOLO’---La prima sala illustra la Preistoria e la Protostoria della Lomellina e vi sono esposti reperti del: Mesolitico Recente (7500-5500 a.c.)-Neolitico (5500-3300 a.C.)-Eneolitico (3300-2300 a.C.)-Età del Bronzo (2300-900 a.C.)-Prima Età del Ferro (900-396 a.C.)-Seconda Età del Ferro (396-25 a.C.) Interessanti sono i reperti in selce (Mesolitico Recente) rinvenuti a Vigevano, Gambolò e Gravellona, in quanto testimoniano l’inizio della frequentazione del territorio. Reperti in pietra, bronzo e terracotta (1600-1400 a.C.) scoperti lungo i terrazzi fluviali del Ticino e del Terdoppio. Quattro tombe a cremazione scoperte a Garlasco-Madonna delle Bozzole il percorso della sala si conclude con sei corredi funerari , disposti in ordine cronologico, e comprendenti ceramica comune, ornamenti personali, armi e attrezzi di lavoro.La seconda sala è dedicata ai riti funerari nel territorio della Lomellina dove, dalla fine della Media Età del Bronzo sino alla metà del II secolo d.C.,. prevale la pratica della cremazione del cadavere. Sono espose le ricostruzioni di cinque sepolture: quattro a cremazione e una, romana, a inumazione(sepoltura).La terza sala permette di conoscere gli aspetti della vita e del costume nel periodo celtico, attraverso l’esposizione di corredi funebri, di elementi di abbigliamento femminile e di equipaggiamento militare.La quarta sala offre corredi funerari (esposti in ordine cronologico) che presentano caratteristiche comuni a quelli delle necropoli delle rive lombarde e piemontesi di Ticino e Lago Maggiore, e del Canton Ticino, infatti si parla di “civiltà del Ticino”. Interessanti sono i reperti in vetro,. le figurine in terracotta (raffiguranti divinità, coniugi abbracciati, figure di animali ) monete, lucerne, vetrine sull’abbigliamento e sugli oggetti da toletta femminile.Ciao Teresa Ramaioli |
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