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CIAO DONATELLA ... DONATELLA DI MILANO

Post n°18695 pubblicato il 31 Marzo 2015 da dinobarili
 
Tag: DoNna.S

CIAO DONATELLA ...

DONATELLA DI MILANO

 
DoNnA.S
DoNnA.S il 31/03/15 alle 13:31 via WEB
Bel racconto. Quando il destino ci si mette. A volte dispettoso, a volte basta una scintilla. Buon pomeriggio, un abbraccio
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dinobarili
dinobarili il 31/03/15 alle 15:33 via WEB
Ciao Donatella - Hai ragione. Quando il destino ci si mette ... tutto va a meraviglia. L'amore ha bisogno di Fortuna e di circostanze fortunate. Buona serata. Dino
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/03/15 alle 17:39 via WEB
MONZA---Il Parco di Monza fu istituito il 14 settembre 1805 per volontà dell'imperatore Napoleone con lo scopo di farne una tenuta agricola modello e una riserva di caccia. La costruzione iniziò nel 1806, per volere del viceré Eugenio di Beauharnais, sui terreni a nord della Villa e dei Giardini Reali voluti da Maria Teresa d'Austria già nel 1777. Da un documento epistolare la madre Giuseppina Bonaparte chiede al figlio Eugenio di costruire un parco più grande di quello di Versailles. Il desiderio verrà esaudito: infatti mentre Versailles occupa un area di 250 ettari, il Parco di Monza sarà di ben 700 ettari.. Nel settembre del 1805 viene emanato un decreto imperiale per la costruzione del parco nel territorio monzese, allo scopo di farne una tenuta agricola modello e di caccia. In quegli anni Luigi Canonica, di origini svizzere, già allievo del Piermarini, era architetto "Nazionale" della corte francese e così venne incaricato della progettazione dell'opera. Il nuovo Parco, si estende verso Nord, quasi a lambire i primi rilievi collinari brianzoli. Vengono comprati i terreni, vasti circa 5 kmq, dai proprietari locali L'acquisizione dei terreni avviene in tre riprese, dal 1805 al 1808, procedendo subito dopo alla costruzione del muro di cinta, utilizzando i resti delle mura medievali della città. Intorno al 1808 il Parco di Monza diventa così il più esteso parco cintato d'Europa, con un muro di recinzione lungo 14 km. All'interno della cinta muraria furono compresi campi agricoli, strade, cascine, ville e giardini preesistenti e ora facenti tutti parte del complesso. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/03/15 alle 17:41 via WEB
Monza-----Il Roseto della Villa Reale di Monza nasce nel 1964 per volontà di Niso Fumagalli, industriale e Presidente della Candy, che l'anno precedente aveva fondato l'Associazione Italiana della Rosa, di cui è stato Presidente fino alla sua scomparsa nel 1990.Nei numerosi viaggi compiuti per motivi di lavoro, era stato colpito dai grandi roseti di Francia, del Belgio, dell'Olanda, dell'Inghilterra, nei quali le associazioni nazionali della rosa tenevano concorsi annuali. Il progetto portava la firma di due professionisti: l'architetto Francesco Clerici e l'architetto Vittorio Faglia. I lavori proseguirono per tre anni, senza però impedire che venissero banditi i primi concorsi, dal 1965, annualmente ospita il Concorso Internazionale della rosa: premia le migliori nuove rose italiane o straniere e un premio particolare è dedicato alla rosa più profumata. Nel 1965 il premio più prestigioso, quello del profumo, fu vinto dall'olandese Jan Leenders, che cavallerescamente chiamò "Monza" la sua "creatura", di un bel color rosa tenero e dall'intenso profumo. Il roseto venne inaugurato ufficialmente nel 1970 alla presenza di una Madrina d'eccezione: la principessa Grace di Monaco, la quale consegnò personalmente i premi ai rosaisti vincitori. Il Roseto venne realizzato con la finalità di diffondere in Italia l’amore per la rosa e la sua coltivazione.Un luogo davvero incantevole e armonioso, ricco di rose di tutti i colori, specchi d’acqua con ninfee con al centro fontanelle, panchine sparsa qua e là per potersi immergere nella natura e apprezzare la visione e il profumo delle rose. Una storia particolare lega una delle rose antiche presenti alla figura dell'Imperial Regio Giardiniere Luigi Villoresi, capostipite di una storica famiglia, che nel 1822 ibridò la Bella di Monza, una rosa del Bengala di colore rosso scuro, che occupa un posto d'onore sulla destra di chi entra nel Roseto: una rosa andata perduta col tempo e ritrovata in Francia qualche anno fa. Lungo la recinzione si trovano principalmente le rose cosiddette antiche.Il Concorso Internazionale è uno dei momenti più significativi della vita del roseto. La giuria che lo presiede è qualificata a livello internazionale e comprende otto membri permanenti che osservano il comportamento delle rose, dalla piantumazione alla premiazione (ci vogliono quasi due anni!), e da cinquantadue membri scelti tra i migliori specialisti mondiali, esperti anche di profumi e di arte,ma anche da poeti, scrittori, artisti, scienziati, giornalisti, personalità nel campo della moda, del teatro, del cinema e della televisione. Sono loro che assegnano una quindicina di premi, il più ambito dei quali è il Corona Regina Teodolinda, assegnato alla rosa più profumata. Ai quattro angoli del roseto quattro cespugli rigogliosi offrono lo spettacolo di cascate di rose bianche, chiamate Purezza, e... senza spine. Buona passeggiata tra le rose Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/03/15 alle 17:42 via WEB
1 APRILE 1925: PRIMO SEMAFORO A MILANO---A due anni dal brevetto di Garret Augustus Morgan, l'invenzione testata negli Stati Uniti, che ha rivoluzionato il transito di auto e pedoni, arriva anche nel nostro Paese.-Tra piazza del Duomo, via Orefici e via Torino, viene inaugurato il primo semaforo. La gente accorre curiosa, a contare i secondi, a controllare il rosso e le poche automobili nelle strade, poi via, con il verde, con passo veloce. Poi tutti fermi e avanti, indecisi di fronte al giallo a guardare meravigliati «una diavoleria che cambia i tempi della città». Inizialmente più utile ai pedoni per evitare, quand’era in funzione (solo dalle 15,15 alle 19,15), di essere travolti dai rari veicoli allora in circolazione "Poteva illuminarsi con un luce rossa (stop per le automobili), bianca e rossa (via con i pedoni, stop ai veicoli); gialla (via ai tram); verde (via alle automobili e motocicli), oppure gialla e verde, per dare il via a tutti i veicoli indistintamente".Il pubblico vi assiste “come ad un cinematografo incomparabile, trovandovi uno spasso che uno più bello non si saprebbe immaginare"... Il risultato? "Invece di circolare, i veicoli stavano fermi, inchiodati nelle vie di provenienza da lunghissime code su due o tre file, formate da trams, automobili, carrozze e carri, motociclette e biciclette in cordiale promiscuità frammisti, nel gioioso conforto della famosa sorte comune e nella strepitante cacofonia di clakson, trombe, campanelli d’ogni timbro e d’ogni forza, sonanti la feroce sinfonia della protesta" L' aria avvelenata dallo smog, le code ai semafori sono ancora lontane. Da Milano, ciao Teresa Ramaioli
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