Post n°19103 pubblicato il
25 Aprile 2015 da
dinobarili
COMMENTO
DI TERESA RAMAIOLI
| iltuonoilgrillo il 24/04/15 alle 18:49 via WEB Ciao Dino, giorni fa ho rivisto , “Duma”(regia di Carroll Ballard) , il film aiuta a capire i misteri e le tragedie della vita attraverso una vicenda che permette di mettere in luce emozioni, sentimenti, comportamenti riferiti a situazioni esistenziali con le quali prima o poi ci troviamo tutti a fare i conti: la tenerezza, la serenità, la gioia della vita in famiglia ; l’amicizia verso gli altri (anche quando sono animali); l’abbandono e il dolore legati alla morte e alla perdita di legami affettivi; la necessità di accettare anche decisioni che non ci piacciono , di scegliere il bene delle persone (o degl’animali) che amiamo anche quando ci fanno soffrire . La mia conclusione :la famiglia è una realtà importante nella vita di un ragazzo/a , soprattutto se in essa regnano simpatia e affetto reciproci. Per il bene di qualcuno a cui si è sinceramente legati si è disposti ad affrontare anche situazioni difficili. Condividere con qualcuno situazioni difficili porta di norma a capirsi e crea spesso legami di stima e amicizia. Buona giornata Teresa |
|
|
|
OTTONE VISCONTI---- Milano--Era il 1100 circa, i tempi della seconda Crociata dei cristiani in Medio Oriente. Ottone Visconti comandava i settemila milanesi impegnati nelle battaglie. Durante l’assedio di Gerusalemme, Ottone affrontò in duello il saraceno Voluce, noto per essere un guerriero nobile e valoroso, che combatteva sotto l’insegna di un serpente che divorava un uomo. Secondo la leggenda Ottone, dopo ore di estenuante duello riuscì a sferrare un fendente mortale contro il nemico e abbatterlo. Voluce giaceva a terra morto, quanto Ottone lo spogliò, come tradizione, delle sue armi e insegne, che riportò a Milano come segno della sua vittoria. Per non dimenticare la sua vittoria, volle che la famiglia Visconti addottasse come simbolo quello del Saraceno che aveva sconfitto, trasformando però l' “uomo” divorato dal serpente in un saraceno rosso. Il Biscione comparve nello stemma dei Visconti intorno al 1100, in sostituzione di sette corone d'oro in uno scudo d'argento che era stata l'insegna nobiliare viscontea fino a quel tempo.Sembra che non si tratta di un biscione, ma di una spada a biscia che si è via via enfatizzata nella riproduzione sullo stemma. Ricorda la flamberga del paladino Rinaldo, una spada a due mani, lunga più di 2 m. e 7 Kg di peso con tagliente lama ondulata..IL BISCIONE,l'insegna Viscontea è definita da Dante Alighieri “la vipera che il milanese accampa” (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto VIII ). Ciao Teresa |
(Rispondi)
|
|
|
|
|
|
MILANO----Nel cuore del centro storico di Milano, a ridosso di via Torino, si trova via Bagnera, un tempo chiamata "Stretta Bagnera", un budello dove ci passa a malapena un' auto. Da via Santa Marta, la «stretta Bagnera» si allunga fino a via Nerino, a ridosso di via Torino. Tutto ebbe inizio intorno alla seconda metà dell’Ottocento con la denuncia della scomparsa di Ester Maria Perrocchio, madre del pittore Maurier. Unico indizio il suo nuovo uomo di fiducia, il capomastro Antonio Boggia. Boggia nato a Urlo sul Lago di Como, si trasferì a Milano. Vedovo e con figli cercava di mantenersi con piccoli lavori di manutenzione. Frequentava spesso la chiesa e dai vicini era considerato una brava persona sempre pronto ad aiutare il prossimo. Nulla di sospetto, ma dalle varie indagini risulta in archivio una denuncia per tentato omicidio verso un anziano contabile. Dagli scritti risulta che il Boggia, con la scusa di farsi controllare i conti, si recò dall’uomo, mentre era intento nel suo lavoro gli sferrò un colpo di scure in testa. Sanguinante riuscì a scappare, grazie l’incontro di un suo amico finanziere riuscì a far arrestare il Boggia. Ma fu dichiarato in stato di follia, rinchiuso in manicomio venne sottoposto a cure mediche e dopo qualche anno rilasciato. Antonio Boggia cominciò a uccidere nel 1849, il cadavere della prima vittima venne smembrato e nascosto nel suo scantinato. La seconda vittima e la terza , uccisi sempre per denaro intorno al 1850. Nel 1861 invitò Ester Maria Perrocchio a casa sua, la uccise con l’ascia e poi la decapitò. Un’incubo durato quasi 10 anni, le persone venivano scelte e assassinate, fatte a pezzi e nascoste in uno scantinato in via Bagnera. Nel novembre del 1861 dopo un processo durato cinque giorni Antonio Boggia venne condannato a morte per impiccagione, fu l’ultima condanna a morte su un civile a Milano. La testa venne data in custodia al gabinetto Anatomico dell’Ospedale Maggiore così da poter essere studiata da medici e scienziati come il Lombroso, che ne giudicò la fisionomia tipica dell’assassino. Buona lettura ,ciao Teresa Ramaioli |
(Rispondi)
|
|
|