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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°19123 pubblicato il 25 Aprile 2015 da dinobarili
 

PAVIA 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 24/04/15 alle 18:36 via WEB
L’Antica Via del Sale ---Percorrere oggi una via del sale non solo è piacevole, sano , ma è anche un percorso alla riscoperta delle nostre origini. Storie di mercanti si incrociano con la storia del nostro paese. Dal mare arrivava il sale e le merci provenienti dal mediterraneo, dalle alpi e dalla pianura arrivavano i prodotti artigianali, il riso, la canapa e le merci provenienti dal nord Europa. Un bellissimo percorso che ci riporta alle fatiche di uomini e muli, uniti nello sforzo per la sopravvivenza Con la definizione “Via del Sale” si indicano le antiche strade, le tante mulattiere, che in passato scendevano, attraverso l’Appennino, dalla pianura padana e dalle zone collinari dell’Italia settentrionale fino al litorale ligure. Queste antiche vie di comunicazione testimoniano l’importanza dell’Appennino nella vita delle antiche civiltà: attraversato dai Liguri Iriati (popolo dell'Iria l'attuale Voghera), che circa tremila anni fa salirono verso la pianura per colonizzare nuove terre, divenne infatti nel XII secolo raccordo importantissimo con il porto di Genova. La città ligure infatti, superata Venezia nello smercio di prodotti provenienti dall’Oriente, rappresentò il centro commerciale più importante durante tutto il Medioevo. Il nome di queste importanti vie di comunicazione e di scambio è legato a un minerale, il sale, di grande valore nel passato; questo elemento infatti era indispensabile nell’alimentazione e nella conservazione dei cibi. Il sale non era facilmente reperibile nelle regioni settentrionali ed era l’unico mezzo a disposizione per stoccare, conservare e mantenere in buono stato cibi che altrimenti si sarebbero deperiti. A partire dal Medioevo fino al XV secolo la rete di percorsi e di sentieri dalla pianura al mare divenne fitta ed importante. Non esisteva un’unica Via del Sale, perché tutti i popoli delle diverse regioni delle Terre Alte percorrevano i sentieri presenti sul loro territorio per raggiungere il mare e per recuperare i tanti prodotti utili alla sopravvivenza vendendo i propri oggetti di scambio, rappresentati soprattutto da lana e da armi. La Via del Sale “lombarda”, considerando il territorio dell’Oltrepo pavese, si addentrava nella Valle Staffora all’altezza di Voghera e raggiungeva Varzi. A partire dal Medioevo sino al XIV secolo il territorio appenninico pavese fu interessato dalle potenti famiglie feudatarie, prime fra tutte quella dei Malaspina; questi Signori, in accordo con la città di Pavia, intensificarono gli scambi commerciali, garantirono il flusso delle merci e imposero un sistema di tasse e di gabelle per il passaggio lungo in loro territorio: le tasse venivano richieste ai viandanti in cambio di sicurezza e di protezione. Varzi diventò centro commerciale di grande importanza, con nuove costruzioni, dotato di castello e cinto da mura per offrire un sicuro ricovero ai commercianti. Aumentarono i negozi, i magazzini per le merci in transito. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/04/15 alle 21:33 via WEB
LE VIOLE--Un fiore romantico da lasciare essicare tra le pagine di un libro di poesie, un fiore legato spesso ai ricordi dell’infanzia. Si racconta che in Francia Josephine Beauharnais quando incontrò per la prima volta Napoleone Bonaparte gli donò un mazzolino di viole mammole che teneva appuntato sul suo vestito. L’imperatrice adorava talmente tanto questi fiori che li fece ricamare sul suo abito da sposa, quando ne diventò la prima moglie, e ne riempì i suoi giardini. Sembra che Napoleone abbia avuto il cattivo gusto di usare lo stesso fiore nei messaggi in codice per una delle sue amanti, Maria Walewska. Quando Napoleone poi partì in esilio per l’isola d’Elba, promise di tornare a Parigi “alla stagione delle viole” ed i bonapartisti ne fecero il loro simbolo.Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/04/15 alle 21:35 via WEB
Ciao Dino, nell'opera shakespeariana Oberon, re degli abitanti della foresta dove i quattro amanti protagonisti si inoltrano, ordina a Puck di procurargli un fiore magico, una viola del pensiero, da cui estrarre un'essenza che, fatta cadere sulle palpebre di un dormiente, lo farà innamorare della prima persona che vedrà dopo il risveglio. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/04/15 alle 21:49 via WEB
Ciao Dino, anche Giacomo Leopardi ricorda le profumatissime viole. "Il sabato del villaggio" La donzelletta vien dalla campagna,/ In sul calar del sole,/ Col suo fascio dell'erba; e reca in mano/ Un mazzolin di rose e di viole,/ Onde, siccome suole,/ Ornare ella si appresta/ Dimani, al dì di festa, il petto e il crine./... Ciao Teresa Ramaioli
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