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RACHELE racconto (396) di Dino Secondo Barili

Post n°21251 pubblicato il 23 Novembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

396

Rachele

La Prof. Rachele, quarant’anni, single, Docente di Lettere presso un Liceo milanese, abitante a Pavia, aveva una passione segreta: recitare poesie in pubblico. Purtroppo, era un po’ timida, e non aveva mai trovato il coraggio di farlo. Ci aveva provato una volta, ma l’emozione è stata così forte che si era “ingarbugliata” in una strofa...e non ci ha più provato. Allora, aveva vent’anni ed era innamorata di un compagno di classe, Flaminio, il quale era “stregato” da un’altra ragazza. Quella ragazza era di una bellezza conturbante con la quale nessun’altra poteva competere. E’ stata tanta la “figura” che Rachele non ci aveva più provato. Ora, però, a quarant’anni aveva deciso di prendersi una “rivincita”. Ormai non aveva più velleità sentimentali. Flaminio era finito chissà dove. Aveva una certa tranquillità economica ed una vita senza alti e bassi…praticamente “neutra”. Un anno fa decise di iscriversi ad un “corso di recitazione”. Milano è una città dalle mille… e mille opportunità. Le bastò cercare su Internet ed ecco il “corso” di suo gradimento. L’iscrizione al “corso”, però, preferì farla di persona. Un sabato mattina di un anno fa, la Prof. Rachele si recò all’indirizzo indicato nel sito Internet. Ad accoglierla c’era una signora anziana, piccola, capelli bianchi, occhi da furetto, la quale l’accolse come fosse… una mamma che accoglie la figlia tornata dopo un lungo viaggio. Oltre a compilare la scheda di adesione, la signora anziana, che si chiamava Odile, sottopose Rachele ad una specie di interrogatorio usando subito il confidenziale “tu”. Rachele rispose con gentilezza, ma si vedeva che era a disagio. Quando arrivò alla domanda “Sei sposata? Hai il fidanzato” la Prof si sentì un po’ impacciata. Odile, parlava come se, lei e la Prof, si fossero conosciute da sempre… La Docente di Lettere non era abituata a quel tipo di rapporto. A Scuola si sentiva su un “piedistallo” (“Io, sono la Prof”). Capì che se voleva entrare in quel “mondo” … quella era la regola! Anzi, la prima regola è proprio quella di svestirsi di “tutte le regole” (vere, imposte o presunte). Odile non era nuova a discorsi del genere. Era il suo modo di dare il benvenuto ai nuovi iscritti. Ad un tratto si atteggiò ad attrice “consumata”. “Guarda Rachele, che qui non siamo a Scuola. Qui siamo a teatro… il “teatro della vita”. Qui, tu sei Rachele e basta. Una donna libera… una donna… o più donne insieme. Sei una donna dai mille volti… Una poesia si può recitare in molti modi. L’Autore (uomo o donna) ha scritto i versi…cioè, solo le parole… ma le emozioni le devi creare e trasmettere tu. Quelle emozioni nascono dalla “tua” capacità di immedesimarti nel personaggio… di soffrire con chi soffre e di gioire con chi gioisce. Il pubblico si accorge subito se tu sei vera o falsa, se trasmetti emozioni oppure no.” In quell’istante, senza farsi accorgere, era entrato nella stanza un bell’uomo alto, capelli lunghi, occhi chiari… Rachele non si era accorta dell’uomo che si trovava alle sue spalle. Cercò di rispondere alle osservazioni di Odile. “Sono qui, proprio per apprendere… apprendere nuove tecniche e vincere le mie resistenze interne… Capire chi sono veramente.” In quell’istante notò l’uomo che stava alle sue spalle. Lo riconobbe. “Flaminio… cosa fai tu qua?” – L’uomo osservò Rachele con lo sguardo della Sfinge. “Sono l’Insegnante del corso di recitazione. Ho ancora davanti agli occhi la scena in cui, vent’anni fa, ti sei impaperata davanti ai compagni della classe… Ogni volta che voglio mettere alla prova qualche “presunta attrice” le propongo di ripetere la scena… la “tua” scena… Nessuna vi riesce… come ci sei riuscita tu.” La Prof. Rachele cercò di nascondere la sorpresa. Capì… che essere sé stessi è la migliore strada da percorrere… Quasi sottovoce accennò ad una risposta… “Allora… ero innamorata...” Non continuò. Dentro di sé si stava dicendo la verità. “Anche adesso sono ancora innamorata di te, Flaminio… e presto sarai mio”. (396)

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