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ERMETE E LE SEGRETARIE racconto (423) di Dino Secondo Barili

Post n°21417 pubblicato il 18 Dicembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

423

Ermete e le Segretarie

Un anno fa, il Dott. Ermete, cinquanta’anni, scapolo, Dirigente di un Ufficio Amministrativo in Milano, aveva un problema: la Segretaria. Veramente, le cose non erano facili da spiegare. Il Dott. Ermete era un Dirigente di assoluta capacità, fiducia e stima… aveva un solo difetto: era allergico al matrimonio e andava pazzo per il sesso femminile. Il suo Ufficio era composto da dieci donne e una Segretaria. Con le dieci impiegate il rapporto era impeccabile, mentre con la Segretaria, dopo poco tempo (il rapporto) diventava “troppo” confidenziale al punto che lo stesso Dott. Ermete ne chiedeva la sostituzione… (a scanso di complicazioni). La Direzione Generale degli Uffici a cui faceva capo il Dott. Ermete, capiva il problema e sostituiva la Segretaria. Un anno fa, però, la sostituzione (della Segretaria) venne decisa direttamente dalla Sede Centrale. Un lunedì mattina, di un anno fa, il Dott. Ermete, appena entrato in Ufficio si trovò davanti una nuova Segretaria. Non una Segretaria…una Dea! La “ragazza” era alta una spanna in più del Dirigente, capelli lunghi e biondi che scendevano lungo la schiena, occhi azzurri, fisico da fine del mondo ed un vestito… un vestito? più che vestire … svestiva… lasciava intravedere… suggeriva… Il cinquantenne Dott. Ermete, dopo dieci minuti aveva già deciso di chiederne la sostituzione. In quelle condizione non poteva garantire il buon funzionamento dell’Ufficio. La Segretaria si presentò come la Dott. Evelina… e prima ancora che il Dirigente aprisse la bocca aveva già detto la sua. “Dott. Ermete. Lei, ha fama di essere un Dirigente perfetto, ma di avere un difficile rapporto con le Segretarie. Con me non avrà questo problema. Nonostante i miei ventotto anni so come tenere a bada i Dirigenti come Lei.” Il cinquantenne si sentì spiazzato. Nella sua lunga carriera non aveva mai avuto a che fare con un “peperino” del genere. Pensò subito che la Dott. Evelina, “non” doveva essere solo una Segretaria. Preferì non dire nulla e ingoiare il “rospo”. Per alcuni giorni il rapporto tra il Dott. Ermete e la Dott. Evelina si è mantenuto quasi inesistente… Poche, pochissime parole… espresse con un linguaggio burocratico neutro, senza alcuna inflessione particolare. La settimana successiva, però, il Dirigente aveva bisogno dell’assistenza della Dott. Evelina per alcune pratiche particolari. Per quanto il Dott. Ermete limitasse le parole, non poteva cambiare il suo tono di voce, il suo modo caldo e appassionato di raccontare i fatti, descriverli, aggiornarli. La Dott. Evelina notò che gli occhi del Dott. Ermete andavano spesso alla sua profonda scollatura, al suo seno “da favola” (messo appositamente in evidenza)… e la voce del Dirigente ogni tanto si affievoliva e perdeva di intensità. La Segretaria, per quanto cocciuta e decisa a far soffrire l’uomo… era pur sempre una donna… un donna in carne e ossa. Quello che Evelina cercava di infliggere al Dott. Ermete … in effetti lo stava infliggendo a lei stessa. Capi che le storie raccontate sul Dott. Ermete potevano essere vere… Era veramente un uomo affascinante al quale piacevano le donne e, forse, messo alla prova, sarebbe stato un ottimo marito. Cosa fare? Come poteva “piegare” l’impenitente scapolo? Il Dott. Ermete sbandierava ai sette venti che “non si sarebbe mai sposato?” Ogni volta che Ermete ed Evelina dovevano svolgere qualche pratica particolare… ad entrambi… venivano i sudori freddi. Alla fine, è stata Evelina a parlare… “Allora, Ermete, non sarebbe meglio che ci dicessimo cosa pensiamo e cosa vogliamo? Quando sento la tua voce, la mia testa va in visibilio. Non ho mai avuto a che fare con un “osso duro” come te. Sono venuta qui per vincere… e non intendo uscire da questo ufficio a mani vuote. Voglio te…e ti avrò.” Il giorno dopo Evelina non si presentò in Ufficio… e nemmeno in quelli successivi. Dopo una settimana il Dott. Ermete ricevette l’invito a partecipare ad una cena presso un Castello dell’Oltrepò Pavese. Più che un invito sembrava un ordine di servizio. La firma era del Presidente della Società da cui dipendeva. Alla cena si trovò accanto Evelina la quale, con voce quasi indifferente l’aggiornò. “Ho pregato mio padre (il Presidente) di nominarti Direttore Generale e siccome avrai bisogno di una Segretaria, io sarò al tuo fianco.” ….”-(423)

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