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1 GENNAIO 2016 LA TORTA DI SAN BASILIO di Teresa Ramaioli

Post n°21534 pubblicato il 01 Gennaio 2016 da dinobarili
 

1 GENNAIO 2016

LA TORTA DI SAN BASILIO 

di Teresa Ramaioli


 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/12/15 alle 12:39 via WEB
1 GENNAIO---TORTA DI SAN BASILIO--San Basilio vescovo, della Chiesa ortodossa, è l’omologo greco del nostro Babbo Natale. Il primo gennaio, giorno della sua morte, in Grecia si usa scambiarsi doni, mentre le donne preparano un dolce in suo nome, la “vassilopita” o “torta di San Basilio”. Una preparazione al delicato profumo d’arancia, nel cui impasto si usa nascondere una moneta d’oro. Colui che la troverà sarà reputato il fortunato dell’anno. La tradizione della “torta di San Basilio” risale all’epoca bizantina. Si narra che per resistere all’assedio turco della città di Cesarea di Cappadocia, il vescovo Basilio chiedesse ai cittadini di donare oggetti preziosi. Una volta liberata la città, questi oggetti dovevano essere restituiti ai proprietari. Allora, Basilio decise di far impastare dei dolci con dentro gli oggetti da distribuire alla cittadinanza. I preziosi ritornarono ciascuno nelle mani del legittimo proprietario. Dall’Asia minore, la tradizione della “torta di San Basilio” si diffonderà, ben presto, in tutta la Grecia. A tagliarla deve essere il capo famiglia. La prima fetta spetta al Bambin Gesù, la seconda è per San Basilio, la terza è per la casa. La Vasilopita è una delle più belle tradizioni della Chiesa Greca. È una festa che tutte le famiglie osservano, insieme a tante altre tradizioni religiose, e che fa parte del patrimonio culturale della Religione Cristiana. La parola Vasilopita è un termine Greco composto da “Vasilo” e “pitta” che significa “pane di Basilio”. Questa antica tradizione risale al quarto secolo, quando San Basilio il Grande, che era un vescovo, desiderava distribuire monete ai poveri della sua diocesi. Ha incaricato molte donne di cuocere in forno un pane zuccherato dove veniva inserita una moneta d’oro. Così la famiglia che tagliava il pane per mangiarlo avrebbe avuto una piacevole sorpresa trovando la moneta. Come vuole la tradizione, un pane dolce (in alcune zone della Grecia esso assomiglia ad una torta) viene preparato per le case e per la comunità religiosa, esso si chiama Vasilopita. I dolci sono aggiunti al pane come simbolo di dolcezza e di gioia della vita. Essa simboleggia anche la speranza che il Nuovo Anno sia pieno di dolcezza di vita, libertà, salute e felicità per tutti coloro che partecipano alla festa della Vasilopita. Durante la preparazione della Vasilopita si aggiunge una moneta tra gli ingredienti. Quando il pane è tagliato comincia la festa e la persona che riceve la porzione di Pane che contiene la moneta è considerata benedetta. Questa tradizione si aggiunge alle celebrazioni dell’inizio del Nuovo Anno da cui tutti sperano di avere bene. Molti Cristiani si divertono con la festa della Vasilopita a casa con i propri cari durante le celebrazioni per il Nuovo Anno. Il capo famiglia taglia i pezzi del pane per tutti i membri della famiglia. San Basilio amava il popolo povero, per questo un pezzo speciale è tagliato per le persone più sfortunate che simboleggia la nostra preoccupazione per i poveri di qualsiasi nazione del mondo. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 01/01/16 alle 11:21 via WEB
31 DICEMBRE-----I rituali di capodanno invocano la fortuna e la prosperità. C’è abbondanza di piatti e di dolci, che ricalcano l’arte della cucina natalizia. I cibi si vogliono ricchi e sontuosi, imbanditi sopra a vistose tavole. Primi generosi, come tortellini o paste ripiene, da servirsi rigorosamente in brodo di cappone. Fra i secondi, dominano la carni lesse ed arrosto. Fra queste l' arista e lo zampone . La carne di maiale era la preferita fra le pietanze di capodanno, perché il sacrificio del porco era stato appena compiuto. I dolci che chiudevano la tavola di questa ricorrenza erano gli stessi del periodo natalizio. In quasi tutti comparivano l’uva passa, la melagrana, le mandorle, ingredienti che avevano a che fare con il buon augurio di prosperità (come le lenticchie ). Fra le tipicità legate al filone della buona sorte, rintracciamo “la carenza”, una specie di pan dolce, basso a forma circolare dove era nascosta una moneta che finiva in premio a chi la trovava nel suo boccone. Capodanno anticamente era anche il giorno destinato allo scambio degli auguri e delle piccole donazioni. Già al tempo dei Romani era consuetudine nel periodo del solstizio, offrire le “streae” (strenne). Fra queste, un rametto d’alloro, fichi secchi e datteri, affinché il nuovo anno recasse con se dolcezza e vita. Oggi questa ritualità si è spostata al Natale, e come strenna si usa regalare il vischio, segno di legame fra persone e tenacia di sentimenti, perché questo verde arbusto dalle minute bacche perlacee, vive sugli alberi e li stà abbarbicato. La tradizione prevedeva poi una serie di rituali scaramantici per il primo dell'anno: vestire biancheria intima di colore rosso o gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati. Per questa festa in molte città del mondo si sparano tradizionalmente i fuochi artificiali. In Spagna c'è l'uso di mangiare alla mezzanotte dodici chicchi d'uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati dal grande orologio comunale. In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l'anno nuovo. In Ecuador ed in Perù si esibiscono fuori la propria abitazione dei manichini di cartapesta, ed a mezzanotte li si brucia nelle strade. In Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l'arrivo di un nuovo anno (l'ascolto di questi suoni purifica perché si ritiene che il numero dei peccati commessi da una persona in un anno sia di 108). Buon Anno Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 01/01/16 alle 11:22 via WEB
ANTICHI MESTIERI---Sono numerose le professioni ambulanti scomparse, alcune delle quali molto curiose e che sono ancora nel ricordo di tanti anziani. Alcune me le ricordo per averle viste direttamente, altre le conosco per averne sentito parlare in casa e che mi hanno sempre incuriosito anche per i riferimenti dialettali con i quali erano citati. Ricordo che quando da piccola ritornavo a casa, magari con le mani sporche, mia madre mi diceva: Sembri un magnan!. Il "magnan" era l'ambulante che riparava pentole e che era sempre sporco di nero. Oppure quando parlavo a voce alta mi diceva: Strilli più di uno "strascee!". Lo "strascee" era lo stracciaio, girava nelle strade urlando per richiamare l'attenzione delle donne che erano in casa. Ritirava di tutto, stracci, ma anche rottami di ferro, ed in cambio dava aghi, ditali, candeggina, sapone, mollette per stendere la biancheria,spazzole per lavare, pettini. La particolarità di molti antichi mestieri era infatti di “urlare”,le loro proposte, nelle vie in prossimità delle abitazioni per attirare le massaie e gli anziani a casa. Sono molti i mestieri scomparsi, tra questi ricordiamo: El moletta, l’antico arrotino che girava per la città e i paesi, con il suo carretto di legno con una mola a pedale per limare coltelli, forbici. Prima delle sue urla, era il profumo che usciva dalla sua cesta che lo rendeva il più atteso :era El garzòn del Prestinèe (il garzone del panettiere) che consegnava il pane caldo. Quando le acque dei fossi erano pulite ecco El Ranatt (venditore di rane), le donne preparavano un piatto prelibato:il risotto con le rane. Ricordiamo anche El spazzacamin (lo spazzacamino), il ragazzino minuto che entrava negli angusti camini ed aveva sempre il viso nero dalla fuligine. Ciao Teresa Ramaioli
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