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GIUSEPPE racconto (452) di Dino Secondo Barili

Post n°21691 pubblicato il 16 Gennaio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

452

Giuseppe

Novembre è il mese delle “influenze”. Per quanto una persona cerchi di proteggersi… qualche malanno arriva nel momento meno opportuno. Come a Giuseppe, sessantadue anni, ben portati… e, ancora, tanti sogni nel cassetto. Già. I sogni. Giuseppe è l’esempio di come una persona dovrebbe vivere. Quando Giuseppe era un ragazzo aveva la passione della pesca. Nei momenti liberi, cioè tutti i giorni, era a Ticino, il suo fiume preferito. Era anche il solo fiume che conoscesse (detto tra noi). Poi è cresciuto e ha intrapreso un’altra attività: la pittura. La pittura è un’arte difficile. Se una persona si lascia prendere la mano (per esempio, dal desiderio di diventare ricco vendendo quadri) non riuscirà mai a diventare un “pittore” vero. Infatti, (come si diceva una volta) la pittura non è solo un’arte, ma una “missione”. Essere affascinati dalla pittura è come essere innamorati… si è sempre pronti ad andare in estasi. A sessantadue anni, però, Giuseppe si sentiva ancora inesperto come pittore. Pur avendo dipinto centinaia di soggetti, centinaia di tele… si sentiva come un principiante. Nel mese di novembre di un anno fa, Giuseppe doveva preparare il bozzetto di un soggetto per un concorso di pittura. La scadenza era vicina, ma il sessantaduenne, non aveva ancora focalizzato le idee. Aveva una vaga idea del bozzetto da proporre, ma nulla di concreto… Si ricordò che quando era un ragazzo amava andare a pescare. Il Ticino era la sua vita, o meglio, pensava lo fosse. Infatti, all’età di sedici anni, Giuseppe, andava a pescare… ma si era innamorato di Giuditta, una ragazzina tredicenne che abitava in una casa lungo la strada che portava al fiume. Ogni volta che Giuseppe passava vicino alla casa con la lenza in mano, la tredicenne Giuditta, usciva per farsi notare. Una volta con una scusa. Un’altra volta con un’altra. Era una ragazzina bellissima… Chiunque si sarebbe innamorato di lei … immaginarsi Giuseppe (a sedici anni!). Era il periodo in cui aveva cominciato a prendere confidenza con disegni, tele e colori. Un giorno, Giuseppe chiese a Giuditta: “Posso farti un quadro? Voglio ritrarti come sei ora…” Giuditta si schernì, ma non si oppose. Da quel momento il sedicenne, partiva da casa per andare al fiume a pescare… ma arrivato alla casa di Giuditta, si fermava. Prendeva dalla borsa attaccata alla bicicletta, matite, fogli da disegni e si metteva a ritrarre la ragazzina tredicenne. Impiegava tutto il tempo a disegnare e a correggere… e non era mai soddisfatto. Il volto di Giuditta non era mai quello che, Giuseppe, “vedeva” nella sua mente e voleva ritrarre. A sedici anni, gli uomini (specialmente se innamorati) sono dei sognatori, degli ingenui… parlano, parlano, ma non arrivano mai al dunque. Giuditta era una donna (anche se aveva solo tredici anni). Non si accontentava solo delle belle parole, del “ti amo” sottinteso… avrebbe voluto almeno un bacio. Dopo parecchie settimane, Giuditta si stancò di farsi ritrarre da Giuseppe e non si fece più vedere. Per parecchi giorni, il sedicenne partiva da casa per andare al fiume (o meglio alla casa dell’innamorata) , ma Giuditta non c’era più. Giuseppe capì che le donne sono “un altro mondo”. Capirle è difficile. Ormai, aveva perduto il piacere di andare a pesca. Aveva preso mano al disegno. Ai volti, alle espressioni delle persone… specialmente ai volti femminili. Era affascinato da quel mistero che si chiama “donna”… un mistero che non finisce mai di stupire….di incantare un uomo, un artista, un pittore. Un anno fa, all’età di sessantadue anni, Giuseppe voleva partecipare ad un concorso per un “volto di donna”. Si ricordò di Giuditta, la sua prima “morosina”… Stava per mettere a fuoco quell’immagine mediata dal ricordo di tanti anni prima, quando ebbe un “attacco influenzale”. Il medico ordinò tre giorni a casa, al caldo, ben riguardato. Giuseppe voleva portare a termine il “bozzetto”, ma si accorse di avere qualche lineetta di febbre. Scelse proprio quel momento per tentare il capolavoro. Infatti, che cos’è un innamoramento? La febbre del cuore… una “alterazione” del sentimento? Una volta si diceva che “essere innamorati è come avere la febbre”. Per Giuseppe era giunto il momento magico… il momento del “capolavoro”… Così, fu. Vinse il primo premio. -(452)

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