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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°21975 pubblicato il 10 Febbraio 2016 da dinobarili
 

MILANO 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/02/16 alle 11:35 via WEB
2^ leggenda--IL BISCIONE DEI VISCONTI-- Subito dopo la morte di sant’Ambrogio, a Milano era comparso un drago. Abitava in una profonda caverna situata nel luogo in cui sorse poi la chiesa di San Dionigi. Si trattava di un punto allora disabitato, abbastanza lontano dalle mura della città. Eppure non passava giorno senza che qualche viandante non bagnasse il posto con il proprio sangue, prima del tramonto del sole. Inutilmente i milanesi più valorosi tentarono di uccidere il mostro: la sua ferocia aveva ragione di ogni ardire, ed i pochi temerari che avevano osato affrontarlo erano finiti divorati come tutte le altre vittime. Agli abitanti di Milano non restava altro da fare che chiudersi in casa, sperando in una liberazione che non veniva mai. Il commercio con le altre città cominciò a languire, la lista degli scomparsi si allungava a vista d’occhio, regnava il terrore. Un bel giorno, però, si fece avanti un tale Uberto Visconti, uso agli usberghi, seguace di Marte dio della guerra. Costui si vantò di essere in grado di vincere il drago, e partì alla volta della caverna dove il mostro era in procinto di divorare un bambino. Due giorni durò la lotta tra Uberto ed il drago. Al tramonto del secondo giorno, finalmente, i trepidanti milanesi videro comparire il Visconti: nella mano destra portava la testa del drago. Milano era libera. Quanto al mostro, fu effigiato – con un bambino tra le fauci – nell’insegna del suo uccisore. Un pittore poco abile lo dipinse simile ad una vipera: ed il biscione visconteo nacque così.Ciao teresa Ramaioli

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/02/16 alle 18:58 via WEB
Il Biscione dei Visconti-- Leggende--Erano settemila i milanesi che parteciparono, nel 1100, alla seconda crociata. Loro capitàno, era un Ottone Visconti, protagonista di singolari fatti d’arme e di gesta mirabili. Nel corso dell’assedio di Gerusalemme, Ottone venne a singolar tenzone con un gigantesco saraceno, di nome Vòluce. Costui era l’uomo più grande che mai cristiano avesse visto. Per insegna – a simboleggiare la propria invincibilità – aveva un serpente in atto di divorare un uomo. Il duello durò diverse ore, ma fu Ottone ad uscirne vincitore. Ai suoi piedi giaceva, ormai morto, il saraceno. L’eroe milanese gli tolse le armi e lo scudo, decidendo poi di mantenere come proprio stemma quello del serpente divoratore di uomini (anzi, ormai di saraceni). Tornato a Milano, Ottone fece adottare il biscione come insegna della sua famiglia. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/02/16 alle 18:59 via WEB
Leggenda---Era il 1323. I milanesi erano in guerra contro i fiorentini ed avevano stabilito a Pisa il loro accampamento. Loro capitàno era un altro Visconti, Azzone, nipote dell’arcivescovo Giovanni. Un giorno, stanco per una lunga marcia, Azzone decise di prendersi un po’ di riposo. Giunto in un bosco, scese da cavallo, si tolse l’elmo e si addormentò ai piedi di un albero. Una piccola vipera s’infilò nel cimiero abbandonato sull’erba, e li rimase – mezza intontita – a crogiolarsi al sole. Quando Azzone si svegliò e si rimise l’elmo, la vipera – invece di morderlo – riuscì a trovare un buco nella parte superiore del cimiero e di li spinse fuori la testa, sibilando. Il Visconti non perse la testa: si tolse l’elmo e lasciò che il rettile se ne andasse indisturbato nella sua insegna. E per far capire a tutti che non gli aveva fatto alcun male, volle raffigurarla con in bocca un bambino. E così rimase negli anni. Il drago Tarantasio La prima leggenda narra che nella metà del IV sec., situato nell’area compresa tra Brembate e Cremona, vi era un lago conosciuto da tutti col nome di Gerundo. Questo vasto lago ospitava una possente e spaventosa creatura: il drago Tarantasio. Si narra che il mostro divorasse i bambini e che col suo pesante e pestilenziale fiato avvelenasse l’aria causando la febbre gialla. La gente reclamava a gran voce un eroe, qualcuno che potesse liberarli da quella angosciante e temibile presenza. Numerosi furono i tentativi di uccisione da parte di cavalieri e guerrieri, ma tutti si rivelarono vani. La svolta decisiva ci fu quando giunse in città Uberto Visconti che con coraggio affrontò e sconfisse il drago Tarantasio prima che quest’ultimo potesse ingoiare un fanciullo che aveva già bloccato tra le sue fauci. Uberto volle immortale la disfatta della creatura facendo riprodurre sul proprio scudo il noto biscione. Ciao Teresa Ramaioli
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