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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°21979 pubblicato il 11 Febbraio 2016 da dinobarili
 

MILANO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/02/16 alle 18:59 via WEB
Leggenda---Era il 1323. I milanesi erano in guerra contro i fiorentini ed avevano stabilito a Pisa il loro accampamento. Loro capitàno era un altro Visconti, Azzone, nipote dell’arcivescovo Giovanni. Un giorno, stanco per una lunga marcia, Azzone decise di prendersi un po’ di riposo. Giunto in un bosco, scese da cavallo, si tolse l’elmo e si addormentò ai piedi di un albero. Una piccola vipera s’infilò nel cimiero abbandonato sull’erba, e li rimase – mezza intontita – a crogiolarsi al sole. Quando Azzone si svegliò e si rimise l’elmo, la vipera – invece di morderlo – riuscì a trovare un buco nella parte superiore del cimiero e di li spinse fuori la testa, sibilando. Il Visconti non perse la testa: si tolse l’elmo e lasciò che il rettile se ne andasse indisturbato nella sua insegna. E per far capire a tutti che non gli aveva fatto alcun male, volle raffigurarla con in bocca un bambino. E così rimase negli anni. Il drago Tarantasio La prima leggenda narra che nella metà del IV sec., situato nell’area compresa tra Brembate e Cremona, vi era un lago conosciuto da tutti col nome di Gerundo. Questo vasto lago ospitava una possente e spaventosa creatura: il drago Tarantasio. Si narra che il mostro divorasse i bambini e che col suo pesante e pestilenziale fiato avvelenasse l’aria causando la febbre gialla. La gente reclamava a gran voce un eroe, qualcuno che potesse liberarli da quella angosciante e temibile presenza. Numerosi furono i tentativi di uccisione da parte di cavalieri e guerrieri, ma tutti si rivelarono vani. La svolta decisiva ci fu quando giunse in città Uberto Visconti che con coraggio affrontò e sconfisse il drago Tarantasio prima che quest’ultimo potesse ingoiare un fanciullo che aveva già bloccato tra le sue fauci. Uberto volle immortale la disfatta della creatura facendo riprodurre sul proprio scudo il noto biscione. Ciao Teresa Ramaioli
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