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GOFFREDO E DEBORA racconto (492) di Dino Secondo Barili

Post n°22060 pubblicato il 17 Febbraio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

492

Goffredo e Debora

Due anni fa, due noti Architetti, Goffredo e Debora, hanno avuto la proposta per un ricchissimo progetto di ristrutturazione di un Palazzo in Milano. Goffredo e Debora lavoravano nello stesso Studio da parecchi anni. La Proprietà del Palazzo aveva dato loro ampio mandato per una ristrutturazione fuori da ogni norma, mai vista nel capoluogo lombardo. Goffredo, cinquant’anni, fisco atletico, estroso fino all’estremo limite, prese la proposta come una sfida. Debora, quarantacinque anni, fisico mozzafiato, intelligenza vivacissima aveva inteso la proposta come la realizzazione di un’idea “di arte”. I primi incontri tra di due Architetti furono dei semplici scambi di opinioni. Nessuno dei due voleva mettere sul tavolo la prima “carta”. Anche se Goffredo e Debora erano colleghi da anni … c’era sempre stata tra i due una certa diffidenza (di mestiere) e concorrenza… per non dire gelosia. Goffredo aveva in maggioranza clienti donne… Debora, clienti uomini. Dopo qualche mese di tira e molla, Goffredo e Debora cominciarono a proporre alcune soluzioni. Si vedeva lontano un miglio che erano solo dei test per saggiare l’altra parte. Dopo altri mesi passati a raccontarsi “favole”, Debora e Goffredo presero atto che, insieme, non avrebbero fatto alcuna proposta reale. Ci pensarono un po’ e da colleghi, decisero di presentare due progetti distinti. Uno di Goffredo e uno di Debora… con l’intesa (e il rischio) che uno dei due venisse “bocciato”. Da quel momento i due Architetti si misero d’impegno e ci diedero l’anima. Goffredo non dormiva più di notte… Si svegliava di soprassalto e scriveva appunti su appunti. Debora (pur essendo una donna) era molto più razionale. Aveva il “suo progetto” in testa. Studiava ogni aspetto…e con meticolosa continuità realizzava ogni singola variante della ristrutturazione. Dieci mesi fa, la Proprietà diede l’ultimatum. Entro una settimana dovevano essere presentate le proposte. Goffredo era sulle spine. Il progetto era finito… ma poteva essere ancora migliorato. Debora lo aveva terminato da settimane. Ormai, non c’era più tempo. La data era fissata… e quel che doveva succedere …sarebbe successo. Il progetto di ristrutturazione del Palazzo, presentato da Debora (solo la parte interna) era di una linearità sconcertante, con una logica unica e assoluta. Come se l’arte per Debora fosse un modo per cogliere l’essenziale … persino nei colori… tenui e monocromi. Goffredo, invece, aveva creato tante nicchie, come se l’interno del Palazzo fosse costituito da tante “aree di libertà”. I colori la facevano da padrone dando la sensazione a colui che l’avrebbe abitata di passare da un “mondo” ad un altro, da un luogo da sogno …ad un altro incredibilmente irreale. La Proprietà del Palazzo era di due persone, fratello e sorella. Giacomo, il fratello, cinquant’anni, era “una mente” tutta numeri… più, meno, per, diviso. La sorella, Desy, quarant’anni, donna bellissima e romantica… era ancora alla ricerca dell’uomo dei sogni. Quando la Proprietà ricevette le due proposte degli Architetti si verificò una immediata diversità di opinioni tra fratello e sorella. Per evitare discussioni che non avrebbero approdato a nulla, Giacomo e Desy decisero di ristrutturare anche un secondo Palazzo identico al primo. Giacomo scelse il progetto di Debora. Desy quello di Goffredo… Desy, però, fece molto di più. Volle farsi piegare le motivazioni e le finalità di ogni singola soluzione proposta e dalla marea di colori adottata. Goffredo si sentì finalmente a suo agio. Dopo alcune premesse di carattere generale, l’Architetto Goffredo, esordì  con una frase. “Ogni ambiente è una nicchia a sé stante. Un sogno d’amore… che si realizza tra alcune pareti. I colori sono i colori dell’amore… infiniti e mai uguali da un ambiente all’altro.” Desy capì di aver incontrato l’uomo giusto, l’uomo della sua vita. E, per Goffredo , la vita… si illuminò d’immenso.-(492)

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