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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°22114 pubblicato il 22 Febbraio 2016 da dinobarili
 

MILANO 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 21/02/16 alle 14:06 via WEB
PALAZZO BRERA -Nel cortile di Palazzo Brera c'è un’imponente scultura in bronzo (è alta quasi 3 metri e mezzo): Napoleone Bonaparte, immortalato da Antonio Canova . Canova (artista ufficiale della famiglia Bonaparte) tra il 1803 e il 1806 lavora a una scultura colossale in marmo di Napoleone. Preferisce ritrarlo in nudità eroica, come nei modelli dei principi ellenistici, con il significato allegorico di Marte pacificatore. Eugenio di Beauharnais, vicerè del Regno d’Italia, ne commissiona una replica in bronzo (1807) da esporre a Milano all’interno della Real Galleria di Brera, che si sarebbe dovuta inaugurare il giorno del 40° compleanno di Napoleone, il 15 di agosto del 1809. Il primo tentativo di fusione della statua fallì, così Beauharnais acquisì a Padova uno dei calchi in gesso (ne esistevano 5), lo stesso che si trova oggi in una delle Sale Napoleoniche della Pinacoteca . Stendhal disse di Canova che non aveva imitato i greci, ma aveva inventato una nuova bellezza, Napoleone non gradì questa interpretazione della sua figura e quando ricevette la statua marmorea a Parigi, nel 1810, impedì che venisse esposta al pubblico. Dopo la decisiva battaglia di Waterloo nel 1815, quella stessa statua venne acquistata dal governo inglese, per donarla a lord Wellington, vincitore di Napoleone (conservato ancora oggi alla Aspley House, a Londra). La copia bronzea realizzata a Roma ,fu terminata nel 1811, e l’anno seguente arrivò a Milano. Ma la fortuna di Napoleone era ormai cambiata. Si pensò di sistemare il monumento a Napoleone nel cortile del Palazzo del Senato, si propose poi di situarla nel primo cortile del Palazzo di Brera; il Ministero dell’Interno approvò la scelta, ma sia il bronzo che il gesso vennero dimenticati nei depositi . Da qui riemerse nel 1859, dopo la visita in città di Napoleone III, a conclusione della 2° guerra d’indipendenza italiana. La statua fu eretta su un basamento provvisorio nel cortile di Brera, e nel 1864 fu inaugurata con l’attuale basamento in granito e in marmo di Carrara ornato con aquile e festoni di bronzo.Ciao Teresa Ramaioli

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 22/02/16 alle 17:13 via WEB
GATTI---Gli Antichi Egizi iniziarono ad addomesticare i gatti selvatici africani per la loro utilità nella caccia ai topi, in quanto il numero dei roditori era aumentato con l'avvento dell'agricoltura e dell'uso di raccogliere e immagazzinare il grano. Questa abilità è riportata in una filastrocca che serviva ad insegnare agli studenti egiziani il concetto di potenza in matematica: I sette gatti di Ahmes . Uno dei più antichi documenti matematici conosciuti è un rotolo egizio lungo circa 5 m e alto circa 30 cm. Lo scrisse Ahmes nel 1650 a.C. ricopiandolo in parte da testi di tre secoli prima. L'egittologo scozzese Henry Rhind lo acquistò a Luxor, sul Nilo, nel 1858. Per questo si chiama Papiro di Rhind o Papiro di Ahmes. Attualmente è conservato al British Museum. Ahmes, il figlio della luna, è il primo matematico che scrisse il proprio nome su un documento giunto fino a noi. Il problema n.79 del Papiro di Rhind: In una proprietà ci sono 7 case. In ogni casa ci sono 7 gatti. Ogni gatto acchiappa 7 topi. Ogni topo mangia 7 spighe. Ogni spiga dà 7 misure di grano. Quante cose ci sono in tutto in questa storia? Soluzione della filastrocca: Case 71 = 7 Gatti 72 = 49 Topi 73 = 343 Spighe 74 = 2.401 Chicchi 75 = 16.807 Totale 19.607 Vivendo assieme a i gatti quotidianamente ne rimasero affascinati ed iniziarono ad adorarli. Il gatto venne ritenuto dagli Antichi Egizi animale sacro e divino. Il gatto era sacro al Sole e a Osiride mentre la gatta alla Luna e a Iside. Gli Egizi veneravano Bastet, una divinità con corpo di donna e testa di gatta. Bastet era figlia di Iside e sorella di Horus. Era una dea molto potente collegata a Ra ed era simbolo della vita, della fecondità e della maturità. Nella città di Bubastis nel Basso Egitto, c'era un tempio costruito in onore di Bastet. In questo edificio di pietra i gatti vagavano liberamente e le persone li osservavano e studiavano il loro comportamento per trarne consigli e presagi . I gatti avevano il compito di condurre gli uomini al momento della morte nell'aldilà.. L'uccisione di un gatto era punita severamente anche se si trattava di un incidente. Quando il gatto moriva di morte naturale, le persone della casa rispettavano il lutto come per un membro della famiglia, venivano imbalsamati e sepolti . Nei dintorni di Tebe e Menfi sono stati trovati cimiteri contenenti duecentomila mummie circa di gatti. Nel Libro dei Morti egizio si affermava che il gatto possedesse nove anime e godesse di nove vite successive.Ciao Teresa Ramaioli
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