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FRANCESCO MESSINA di Teresa Ramaioli

Post n°22344 pubblicato il 08 Marzo 2016 da dinobarili
 

FRANCESCO MESSINA 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 07/03/16 alle 13:09 via WEB
Francesco Messina, nato a Linguaglossa, in provincia di Catania il 15 dicembre del 1900, si trasferisce da piccolo con la famiglia a Genova dove frequenta i corsi dell'Accademia Ligustica di Belle Arti e, dopo il 1918, si inserisce con il suo già promettente profilo d'artista, negli ambienti intellettuali e letterari della città animati dalla presenza di Camillo Sbarbaro ed Eugenio Montale. Nel '22 viene invitato alla XIII Biennale di Venezia, in cui sarà sempre presente fino agli anni '40, e in quello stesso anno sposa Bianca Clerici. Già, scultore affermato ed accademico di merito dell'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova,nel '32 si trasferisce a Milano dove frequenta Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Sergio Solmi, Carlo Carrà, Piero Marussig e nel 1934 vince la cattedra di scultura all'Accademia di Brera, di cui dal '36 al 1944 sarà anche direttore. Nel 1937 esegue per Pavia il monumento equestre, detto del “Regisole”a ricordo di un altro monumento romano dedicato all’imperatore Antonino Pio e distrutto dai soldati francesi nel 1796,.e la statua della “Minerva “completata nel 1938. Secondo la leggenda pare che per il volto di Minerva, Messina abbia usato come modella una giovane sposa milanese. Il volto della Minerva ha un’impronta fiera, con fronte spaziosa eil naso geco. Messina, nel 1940 realizza il monumento a Costanzo Ciano per il Museo Navale di La Spezia.Invitato nel 1949, insieme a Marino Marini, alla Terza Internazionale di Scultura di Philadelphia, negli Stati Uniti, Messina è stato da allora uno dei scultori italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo. I suoi gruppi monumentali al Cimitero di Milano, alla Cittadella di Assisi, al Pierre Lachaise di Parigi (dove nel '60 scolpisce La Pietà sulla tomba dell'editore Cino Del Duca), in S. Pietro a Roma (Monumento a Pio XII), nel Duomo di Milano (Monumento a Pio XI), eseguiti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, diventano presto celebri, come i suoi ritratti di Lucio Fontana, di Giuseppe Papini, di Salvatore Quasimodo, di Indro Montanelli, di Aida Accolla, di Carla Fracci, di Luciana Savignano, ed altri importanti personaggi.Ma le sue opere più note restano, ancora oggi, il grande Cavallo morente eseguito per il Palazzo della Rai a Roma e la monumentale Via Crucis in marmo di Carrara per la chiesa di San Giovanni Rotondo sul Gargano. Il tema dei cavalli e quello delle danzatrici, caratterizzerà molta parte della sua produzione degli anni Settanta e degli anni Ottanta.Nel 1973 un'intera sala del Museo del Vaticano, la sala Borgia, viene dedicata all'esposizione permanente delle sue sculture e nel 1977 il Museo Civico di Lugano accoglie, in quattro sale, le opere della sua donazione di sculture e grafica, mentre i maggiori musei e le più importanti istituzioni culturali internazionali promuovono vaste rassegne della sua opera. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/03/16 alle 11:37 via WEB
MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINO—GAMBOLO’---La prima sala illustra la Preistoria e la Protostoria della Lomellina e vi sono esposti reperti del: Mesolitico Recente (7500-5500 a.c.)-Neolitico (5500-3300 a.C.)-Eneolitico (3300-2300 a.C.)-Età del Bronzo (2300-900 a.C.)-Prima Età del Ferro (900-396 a.C.)-Seconda Età del Ferro (396-25 a.C.) Interessanti sono i reperti in selce (Mesolitico Recente) rinvenuti a Vigevano, Gambolò e Gravellona, in quanto testimoniano l’inizio della frequentazione del territorio. Reperti in pietra, bronzo e terracotta (1600-1400 a.C.) scoperti lungo i terrazzi fluviali del Ticino e del Terdoppio. Quattro tombe a cremazione scoperte a Garlasco-Madonna delle Bozzole il percorso della sala si conclude con sei corredi funerari , disposti in ordine cronologico, e comprendenti ceramica comune, ornamenti personali, armi e attrezzi di lavoro.La seconda sala è dedicata ai riti funerari nel territorio della Lomellina dove, dalla fine della Media Età del Bronzo sino alla metà del II secolo d.C.,. prevale la pratica della cremazione del cadavere. Sono espose le ricostruzioni di cinque sepolture: quattro a cremazione e una, romana, a inumazione(sepoltura).La terza sala permette di conoscere gli aspetti della vita e del costume nel periodo celtico, attraverso l’esposizione di corredi funebri, di elementi di abbigliamento femminile e di equipaggiamento militare.La quarta sala offre corredi funerari (esposti in ordine cronologico) che presentano caratteristiche comuni a quelli delle necropoli delle rive lombarde e piemontesi di Ticino e Lago Maggiore, e del Canton Ticino, infatti si parla di “civiltà del Ticino”. Interessanti sono i reperti in vetro,. le figurine in terracotta (raffiguranti divinità, coniugi abbracciati, figure di animali ) monete, lucerne, vetrine sull’abbigliamento e sugli oggetti da toletta femminile.Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/03/16 alle 12:02 via WEB
“PAVIA…IN DUE ORE” racconto di Dino Secondo Barili – Teresa Ramaioli (25 luglio 2009) Il Professor Francesco, per la prima volta a Pavia per un Convegno all’Università, aveva stabilito che bastavano due ore per visitare la città. Assolto, quindi, l’impegno ufficiale prese un caffè in Piazza della Vittoria ed estrasse dall’inseparabile borsa la Guida Turistica che portava sempre con sé. Prima, però, doveva adempiere ad un compito speciale, quello che le aveva affidato la Zia Celestina, zia materna, la zia che stravedeva per lui: “Consegnare una lettera personalmente ad una lontana parente abitante in via Cardano”. Il Professor Francesco, sempre alle prese con mille impegni, mentre sorseggiava il caffè guardò l’orologio e pensò: “Cosa ci vuole per consegnare una lettera?” Raggiunse via Cardano e notò la strada sghemba con l’acciottolato non sempre in ordine, fiancheggiato da palazzi vetusti segnati dai secoli e dai continui rimaneggiamenti. L’antico assetto urbano affascina sempre. Cinquant’anni, mente acuta, fisco sportivo, aspetto simpatico, oratore eclettico acclamato e richiesto da molte Università, il Professore intuì che Pavia non era come le mille altre città che aveva visitato, c’era qualcosa di misterioso e indefinito. Quando suonò il campanello il suo interesse principale non era più la lettera da consegnare, ma quel qualcosa “di pavese” che l’aveva ammaliato, qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Fu in quel momento che ad aprire la porta venne una ragazza splendida, dai capelli rossi, dagli occhi misteriosi e penetranti, il viso perfetto macchiato da grappoli di lentiggini. “Sono Francesco da Padova” - disse il Professore, con tono quasi dimesso, che non era proprio nel suo stile. La ragazza si illuminò d’immenso. “Ciao.” - rispose con un’esplosione di famigliarità. “Io sono Cinzia. Ma, tu sei Francesco, il Professore, il cervellone di cui parliamo spesso. Entra, entra.” Al Professor Francesco gli era parso di ravvisare nei lineamenti della ragazza alcuni tratti salienti della zia Celestina, quel suo particolare esplodere in cortesia e famigliarità, quel diluvio di parole che impediva a qualsiasi interlocutore di parlare. E diluvio di parole era anche da parte di tutti i componenti la famiglia di Cinzia. Un diluvio di parole senza un nesso logico, né capo né coda. Sembrava di essere al Luna Park. Da quel momento lo stimato, riverito, riservato, richiesto oratore, Professore d’Università era scomparso. Si sentì immerso in un incredibile clima di vita di famigliare. Gli parve di essere ritornato bambino e tutti i presenti gli antichi compagni scuola: quelli della scuola elementare. Si ricordò anche di una sua compagna di scuola di prima elementare della quale si era invaghito perdutamente. Anche lei si chiamava Cinzia… ed assomigliava alla Cinzia che aveva davanti, stessi capelli rossi, stessi occhi misteriosi e profondi, stesso viso macchiato di lentiggini. Ormai il Professor Francesco era finito in un cerchio magico. Le due ore che aveva previsto di dedicare a Pavia erano passate in fretta. Il treno che avrebbe dovuto portarlo a Milano e poi verso altre destinazioni era partito senza di lui. Il Professore fece alcune telefonate per disdire gli impegni della giornata e la sera venne in un attimo. Non si ricordava di aver riso tanto nei suoi ultimi vent’anni come in quelle ore, di aver detto così tante parole senza senso, senza un filo logico…lui che alla logica ci teneva e metteva in crisi tutti e chiunque. Il mattino dopo il Professor Francesco riprese il suo normale ritmo di vita. A Pavia tornava ogni fine settimana, poi due volta alla settimana, infine ogni sera. Ad attenderlo c’era sempre lei, la ventitreenne Cinzia, neo laureata in scienza delle comunicazioni, la splendida donna dai capelli rossi che l’aveva fatto crollare. Dopo decenni di vita alla ricerca dell’applauso, delle attenzioni delle appartenenti al gentil sesso, il bel cinquantenne, l’incallito single, era caduto sotto il fascino della Cinzia di via Cardano. Questo avvenne un anno fa. Dal giorno in cui si “era messo in testa” di visitare “Pavia in due ore” il Professor Francesco si è visto la vita cambiata, stravolta. Si è sposato. Conduce una vita regolare. Ha disdetto molte conferenze che lo portavano in giro per l’Europa e nella realtà quotidiana respira un’aria nuova. Parla di pannolini, di passeggini e cose del genere, parole che nel “vocabolario delle sue applaudite conferenze” non erano mai entrate. Il Professor Francesco si guarda spesso allo specchio e si pone molte domande… ”Sarò in grado i assolvere a tutti i nuovi impegni? Sarò in grado di essere all’altezza della situazione? Perché si ha un bel dire, oggi ho cinquant’anni!” Meditabondo cerca di spiegarsi il senso del “fare progetti”, di certe sue idee stravolte dalla realtà pavese. “E pensare che volevo solo visitare Pavia in due ore!” Ciao a tutti gli amici del blog teresa ramaioli
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