« CIAO SEMPLICELUCREZIBUONA GIORNATA CON IL DI... »

PAVIA IN DUE ORE di Teresa Ramaioli

Post n°22360 pubblicato il 09 Marzo 2016 da dinobarili
 

PAVIA IN DUE ORE 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/03/16 alle 12:02 via WEB
“PAVIA…IN DUE ORE” racconto di Dino Secondo Barili – Teresa Ramaioli (25 luglio 2009) Il Professor Francesco, per la prima volta a Pavia per un Convegno all’Università, aveva stabilito che bastavano due ore per visitare la città. Assolto, quindi, l’impegno ufficiale prese un caffè in Piazza della Vittoria ed estrasse dall’inseparabile borsa la Guida Turistica che portava sempre con sé. Prima, però, doveva adempiere ad un compito speciale, quello che le aveva affidato la Zia Celestina, zia materna, la zia che stravedeva per lui: “Consegnare una lettera personalmente ad una lontana parente abitante in via Cardano”. Il Professor Francesco, sempre alle prese con mille impegni, mentre sorseggiava il caffè guardò l’orologio e pensò: “Cosa ci vuole per consegnare una lettera?” Raggiunse via Cardano e notò la strada sghemba con l’acciottolato non sempre in ordine, fiancheggiato da palazzi vetusti segnati dai secoli e dai continui rimaneggiamenti. L’antico assetto urbano affascina sempre. Cinquant’anni, mente acuta, fisco sportivo, aspetto simpatico, oratore eclettico acclamato e richiesto da molte Università, il Professore intuì che Pavia non era come le mille altre città che aveva visitato, c’era qualcosa di misterioso e indefinito. Quando suonò il campanello il suo interesse principale non era più la lettera da consegnare, ma quel qualcosa “di pavese” che l’aveva ammaliato, qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Fu in quel momento che ad aprire la porta venne una ragazza splendida, dai capelli rossi, dagli occhi misteriosi e penetranti, il viso perfetto macchiato da grappoli di lentiggini. “Sono Francesco da Padova” - disse il Professore, con tono quasi dimesso, che non era proprio nel suo stile. La ragazza si illuminò d’immenso. “Ciao.” - rispose con un’esplosione di famigliarità. “Io sono Cinzia. Ma, tu sei Francesco, il Professore, il cervellone di cui parliamo spesso. Entra, entra.” Al Professor Francesco gli era parso di ravvisare nei lineamenti della ragazza alcuni tratti salienti della zia Celestina, quel suo particolare esplodere in cortesia e famigliarità, quel diluvio di parole che impediva a qualsiasi interlocutore di parlare. E diluvio di parole era anche da parte di tutti i componenti la famiglia di Cinzia. Un diluvio di parole senza un nesso logico, né capo né coda. Sembrava di essere al Luna Park. Da quel momento lo stimato, riverito, riservato, richiesto oratore, Professore d’Università era scomparso. Si sentì immerso in un incredibile clima di vita di famigliare. Gli parve di essere ritornato bambino e tutti i presenti gli antichi compagni scuola: quelli della scuola elementare. Si ricordò anche di una sua compagna di scuola di prima elementare della quale si era invaghito perdutamente. Anche lei si chiamava Cinzia… ed assomigliava alla Cinzia che aveva davanti, stessi capelli rossi, stessi occhi misteriosi e profondi, stesso viso macchiato di lentiggini. Ormai il Professor Francesco era finito in un cerchio magico. Le due ore che aveva previsto di dedicare a Pavia erano passate in fretta. Il treno che avrebbe dovuto portarlo a Milano e poi verso altre destinazioni era partito senza di lui. Il Professore fece alcune telefonate per disdire gli impegni della giornata e la sera venne in un attimo. Non si ricordava di aver riso tanto nei suoi ultimi vent’anni come in quelle ore, di aver detto così tante parole senza senso, senza un filo logico…lui che alla logica ci teneva e metteva in crisi tutti e chiunque. Il mattino dopo il Professor Francesco riprese il suo normale ritmo di vita. A Pavia tornava ogni fine settimana, poi due volta alla settimana, infine ogni sera. Ad attenderlo c’era sempre lei, la ventitreenne Cinzia, neo laureata in scienza delle comunicazioni, la splendida donna dai capelli rossi che l’aveva fatto crollare. Dopo decenni di vita alla ricerca dell’applauso, delle attenzioni delle appartenenti al gentil sesso, il bel cinquantenne, l’incallito single, era caduto sotto il fascino della Cinzia di via Cardano. Questo avvenne un anno fa. Dal giorno in cui si “era messo in testa” di visitare “Pavia in due ore” il Professor Francesco si è visto la vita cambiata, stravolta. Si è sposato. Conduce una vita regolare. Ha disdetto molte conferenze che lo portavano in giro per l’Europa e nella realtà quotidiana respira un’aria nuova. Parla di pannolini, di passeggini e cose del genere, parole che nel “vocabolario delle sue applaudite conferenze” non erano mai entrate. Il Professor Francesco si guarda spesso allo specchio e si pone molte domande… ”Sarò in grado i assolvere a tutti i nuovi impegni? Sarò in grado di essere all’altezza della situazione? Perché si ha un bel dire, oggi ho cinquant’anni!” Meditabondo cerca di spiegarsi il senso del “fare progetti”, di certe sue idee stravolte dalla realtà pavese. “E pensare che volevo solo visitare Pavia in due ore!” Ciao a tutti gli amici del blog teresa ramaioli

 

Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://gold.libero.it/paviastoria/trackback.php?msg=13369566

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/03/16 alle 18:54 via WEB
LATTUGA---Orti e giardini erano molto diffusi dell’antico Egitto, anche di piccole dimensioni, sia presso le case dei contadini che nelle grandi ville dei ricchi dignitari. Nei frutteti venivano coltivati cocomeri, meloni, fichi, palme da dattero . Negli orti abbondavano numerose varietà di verdure, tra cui cipolle, porri, aglio, sedano, cetrioli e soprattutto ceci, fave e lenticchie, che erano elemento quotidiano dell’alimentazione degli antichi egiziani. Particolarmente coltivata era la lattuga, i cui cespi raggiungevano grandi dimensioni: forse per questo motivo la lattuga era sacra al dio Min, protettore della fecondità.e rendeva feconde le donne, gli egiziani ne facevano largo uso, probabilmente mangiandola cruda condita con olio e sale. Di tutt’altra opinione erano i Greci e i Romani d’età repubblicana che giudicavano la lattuga un cibo addormenta passioni. Nella mitologia, una storia racconta che Adone sarebbe stato ucciso mentre era in un campo di lattuga, nella seconda storia Venere avrebbe deposto il corpo dell’amato su un letto di lattuga. Il racconto narra che il giovane, amato da Afrodite, venne ucciso per gelosia dal Dio Ares, che aveva assunto le fattezze di un cinghiale. Adone divenne il simbolo della bellezza maschile e della vita breve, tanto che già nell'antichità ad Atene esistevano i “Giardini di Adone”, vasi di coccio in cui si seminavano piante erbacee a rapida crescita, come lattuga e finocchio, che altrettanto rapidamente avvizzivano e morivano. In epoca imperiale Augusto, gravemente ammalato, venne salvato da un medico che lo curò con la lattuga. Da allora in poi questo cibo non mancò mai sulla mensa dell’imperatore, diventando di moda tra i Romani. All’inizio l’usanza era di servirlo in chiusura di pasto, come conciliatore del sonno, poi divenne antipasto, perché gli fu riconosciuta la proprietà di aprire lo stomaco e stimolare l’appetito. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 09/03/16 alle 18:56 via WEB
LA CUPOLA DEL PANTHEON Dalla Roma dei Cesari potrebbe arrivare un aiuto per produrre un ottimo materiale da costruzione a basso impatto ambientale. Si cerca di capire come mai gli edifici romani hanno resistito così bene alle ingiurie del tempo. Il loro calcestruzzo si è mantenuto inalterato, mentre il nostro moderno si sgretola dopo neanche mezzo secolo. Il segreto sta nella composizione ideata dai costruttori dell'epoca:un mix di calce e di cenere vulcanica, che contiene allumino, minerale che manca nel moderno cemento. Il calcestruzzo latino veniva prodotto a temperature più basse- fino a mille gradi in meno rispetto ad oggi. Quindi, se riutilizzassimo la tecnica inventata ai tempi di Cicerone non solo avremmo un materiale da costruzione molto più resistente, ma anche più ecologico, perchè per produrlo verrebbe utilizzata meno energia. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 72
 

Ultime visite al Blog

Arianna1921cassetta2saturno_leofosco6dinobarilidanielemi13acer.250Dott.Ficcagliaamorino11communitywindil.passovulnerabile14BeppeCassismariateresa.savino
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963