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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°22498 pubblicato il 19 Marzo 2016 da dinobarili
 

MILANO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/03/16 alle 15:38 via WEB
A Milano ci sono angoli meravigliosi. Il Vicolo dei Lavandai ricorda, con un pizzico di nostalgia, una città dal sapore un po’ romantico. Sul Naviglio Grande, in prossimità della Darsena di Porta Ticinese, lo storico vicolo prende il nome da un antico lavatoio tuttora esistente presso il quale molte donne fino agli anni cinquanta andavano a lavare . Le strade strette, il Naviglio, rendono unica e affascinante questa parte della città. Oggi i locali della vecchia drogheria che vendeva sapone e candeggina alle donne impegnate al lavatoio ospitano un ristorante tipico che, con i camini e i soffitti a cassettoni, ha mantenuto intatta l'atmosfera del luogo. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 19/03/16 alle 13:22 via WEB
LA CAPANNA DELLO ZIO TOM------Il 20 marzo 1852 fu pubblicato, da una casa editrice di Boston, il romanzo “La capanna dello zio Tom” della scrittrice statunitense Harriet Beecher Stowe. Ben presto divenne un bestseller dell’Ottocento, denunciando la sottomissione dei neri in America. Figlia di un pastore protestante , riuscì a stimolare l’interesse del popolo americano verso le condizioni di vita degli uomini di colore. Grazie al suo romanzo, infatti, gli schiavi neri cominciarono ad esser considerati come esseri umani e non come oggetti da vendere o scambiare. Il Presidente degli Stati Uniti, Abramo Lincoln, descrisse la Stowe come la “piccola donna che ha vinto la guerra”. Forse, alla scrittrice, il termine “ piccola donna” non sembrò proprio un complimento, certo è che Harriet Beecher Stowe, aveva dato un grande contributo a istigare la guerra civile americana. L’uscita del romanzo provocò forti polemiche sul problema della schiavitù; molti giornali cercarono di rovinarla, ricevette anche minacce. La più clamorosa fu l’invio per posta di un orecchio mozzato di uno schiavo nero. Gli orrori della schiavitù furono sbattuti in faccia agli americani che risposero alla provocazione con più di un milione di copie vendute in un anno e mezzo. Questo successo clamoroso faceva capire che gli Stati Uniti e tutto il mondo erano pronti per affrontare il problema. Alla fine della guerra civile, Lincoln abolì la schiavitù. Buona lettura Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 19/03/16 alle 13:24 via WEB
INSALATA-LATTUGA--Lattuga: ma chi si nasconde in mezzo alle sue foglie verdi? Una leggenda vuole vi abbia cercato rifugio Adone, trafitto a morte da un cinghiale: insalata simbolo dunque di morte, ma non per Pitagora. Così narra la leggenda di Adone che, fattosi giovanotto, divenne talmente bello da essere conteso tra Afrodite e Persefone. Una disputa che gli costò la vita: Ares, geloso delle attenzioni rivolte dalle dee al ragazzo, si trasformò in cinghiale e lo colpì a morte mentre Adone cercava rifugio proprio in una pianta di lattuga. Insalata simbolo dunque di morte per gli antichi greci: ma non per tutti. C’era chi credeva che vedere in sogno una lattuga fosse il preannuncio di una disgrazia, ma non Pitagora e i suoi discepoli che l’utilizzavano nella propria dieta per le sue virtù. Ritenevano infatti che la lattuga favorisse la contemplazione e la concentrazione nei riti religiosi. In epoca imperiale Augusto, gravemente ammalato, senza la possibilità di terapie curative, venne salvato da un medico che lo curò con la lattuga. Da allora in poi questo cibo non mancò mai sulla mensa dell’imperatore, diventando di moda tra i Romani. All’inizio l’usanza era di servirlo in chiusura di pasto, come conciliatore del sonno, poi divenne antipasto, perché gli fu riconosciuta la proprietà di aprire lo stomaco e stimolare l’appetito. Buon appetito, ciao Teresa Ramaioli
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