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CIOCCOLATO di Teresa Ramaioli

Post n°23151 pubblicato il 26 Aprile 2016 da dinobarili
 

CIOCOLATO 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/04/16 alle 16:25 via WEB
CIOCCOLATO---Dopo l’arrivo del cioccolato dalle americhe, sembra che in Italia fu la Toscana dove si sperimentò con successo l’aggiunta di ingredienti: scorze fresche di cedro o limone, aromi di gelsomino, cannella, vaniglia, ambra e muschio. A fine Seicento la cioccolata al gelsomino era conosciuta alla corte di Cosimo III dei Medici, ideata dallo scienziato Francesco Redi. La golosità, degustabile solo alla corte granducale e rappresentava un vero segreto di stato insieme ad altre ricette a base di cioccolato. La cioccolata al gelsomino richiedeva una lenta odorizzazione per contatto della polvere di cacao. Il fiore non interveniva ne come ingrediente di preparazione della cioccolata, ne come estratto aggiunto al cacao, ma si combinava quale impalpabile aroma. Il gelsomino, originario delle Indie Orientali, sembra fosse già conosciuto in Italia nel XV sec. Furono i navigatori spagnoli ad importarlo in Europa dalle Indie Orientali nel terzo decennio del Cinquecento, e la famiglia de’ Medici di Cosimo I ne possedeva esemplari. Il granduca di Toscana era un geloso amante di questo fiore, del quale proibì la coltivazione fuori dai suoi giardini. Si narra che alla diffusione del gelsomino abbia contribuito una storia d'amore. Un giardiniere di casa de' Medici rubò dai giardini granducali un ramoscello della pianta per offrirlo alla fidanzata. La ragazza dispiaciuta che il fiore così bello e raro dovesse avvizzire lo piantò. Il gelsomino attecchì e nella primavera gettò nuovi germogli e fiori. Da allora, il giorno delle nozze le giovani toscane usano stringere nelle mani un mazzetto di gelsomini come auspicio di prosperità. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 26/04/16 alle 13:24 via WEB
ALLORO---Considerata in antichità la pianta della metamorfosi e dell’illuminazione, l'alloro è il simbolo della sapienza divina e per questo dagli antichi greci era stata consacrata al dio Apollo. I contadini romani solevano legare tre ramoscelli d’alloro con un cordoncino rosso: questo propiziava l’abbondanza del raccolto, aiutava il grano a maturare e donava benessere. Nelle Metamorfosi Ovidio racconta, nella saga di Apollo e Dafne, che il dio del sole si era perdutamente innamorato della ninfa Dafne, ma da essa non era corrisposto. Questa, esasperata dalle continue avances del dio e sfinita dalle fughe per sottrarsi alla sua insistenza, chiese implorando l’aiuto di suo padre Penèo, che impietosito decise d’aiutare la figlia trasformandola in una pianta di alloro. Gli antichi romani la coltivavano ritenendola la pianta nobile per eccellenza e ponevano sul capo dei poeti e dei generali vittoriosi un ornamento di forma circolare fatto con ramoscelli di alloro (lauro) come simbolo di gloria e di vittoria. Tale corona, chiamata 'laurea' è rimasta nelle epoche successive come iconografia nella rappresentazione pittorica di poeti ed imperatori (classiche sono le figure di Dante e di Napoleone col capo ornato da una corona d'alloro). Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 26/04/16 alle 13:25 via WEB
Antonio Scarpa(Lorenzaga 9-5-1752, Pavia31-10- 1832)----Nato a Lorenzaga di Motta di Livenza da Giuseppe e Francesca Corder, Antonio fu avviato agli studi dallo zio Paolo, prete, che ne intuì le doti e si occupò di persona dei suoi studi inviandolo, dopo averlo opportunamente preparato, al seminario di Portogruaro dove frequentò il ginnasio come esterno alloggiando nel frattempo da una zia paterna. Lepido Rocco narra che, all'insaputa della zia, il giovane spietatamente uccidesse a poco a poco un'intera covata di pulcini per esaminarne il cuore, il cervello, l'intestino e lo scheletro. Scopertolo, la zia ne fece un dramma. Con questo atto invece Antonio mostrò la vocazione della sua vita. Sempre lo zio Paolo lo avviò agli studi universitari a Padova, dove si laureò in medicina e chirurgia il 19 maggio 1770 formandosi sotto i professori Girolamo Vandelli e Giovanni Battista Morgagni, del quale Antonio sarebbe poi diventato assistente fino alla morte del celebre patologo. Nel 1772 ottenne la cattedra anatomo-chirurgica all'Università di Modena e Reggio Emilia che tenne fino al 1783, anno in cui fu chiamato dalla Corte di Vienna all'Università di Pavia. In entrambe le città si operò per la costruzione di un teatro anatomico. Pavia, che all'epoca costituiva il centro più importante della Penisola in campo scientifico, permise ad Antonio di divenire una figura di primo piano negli ambienti scientifici europei. Ciao Teresa Ramaioli
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