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BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°23335 pubblicato il 06 Maggio 2016 da dinobarili
 

BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI

TERESA RAMAIOLI


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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 06/05/16 alle 11:54 via WEB
PAVIA-----Storia- leggenda-Esistono documenti che proverebbero che da qualche parte, all’interno del castello di Pavia vi sia un uomo murato. Si tratterebbe del cremonese Pasquino Capelli, segretario di Gian Galeazzo Visconti. Pasquino Capelli teneva nelle sue mani le fila dei rapporti diplomatici. Quando i rappresentanti di principi e di governi giungevano a Pavia, era attraverso il Capelli che essi cercavano di ottenere un incontro con il Visconti, a lui illustravano i loro problemi, da lui cercavano di ottenere informazioni attendibili. Il Capelli era stato elevato al rango di consigliere, ed è probabile che egli fungesse da abituale intermediario tra Gian Galeazzo e il Consiglio segreto, nel senso che a questo egli presentava le questioni da mettere in discussione e quindi riportava al signore le decisioni del Consiglio. Quale cancelliere, segretario e consigliere, il Capelli aveva una posizione di alta responsabilità e potere. Non si è in grado di assegnargli un preciso contributo alle decisioni politiche e diplomatiche di quel periodo, dato che i dispacci degli inviati stranieri lo descrivono di solito soltanto come portavoce del Visconti e mancano testimonianze di discussioni tra il Capelli e il suo signore che avrebbero permesso di comprendere se il parere del Capelli avesse valore per Gian Galeazzo, e in quale misura. Sembra comunque chiaro che il Visconti aveva pieno rispetto della capacità del Capelli e gli accordava tutta la propria fiducia. . Pasquino Capelli fu accusato di tradimento nel 1398, dopo la sconfitta subita dai Visconti sotto il Serraglio di Mantova,(era un’opera di fortificazione edificata nel XIII secolo per proteggere il territorio mantovano dalle incursioni nemiche) avvenuta a seguito di una falsa lettera del Duca. Pasquino Capelli fu avvolto nudo in una pelle di bue ancora calda e murato fino alla testa nel Castello di Pavia , chiamata la Lunga Dimora.. Gian Galeazzo lo fece nutrire per venti giorni, sino a che la pelle, seccandosi, non lo stritolò. Il duca , ogni giorno, andava a interrogarlo, chiedendogli di confessare. Quando morì la sua testa fu spinta nella nicchia aperta nel muro e chiuso con mattoni. Quando il Visconti stabilì col signore di Mantova una tregua di dieci anni, seppe che i mantovani avevano usato lo stratagemma di falsificare il sigillo e la lettera ducale. Si disse che il duca fu scosso dalla morte ingiusta del suo segretario, ma lo lasciò dentro il muro, forse per non far sapere a tutti che si era sbagliato. Dunque il corpo dello sfortunato si troverebbe ancora lì, ma non si conosce il punto esatto per …tirar fuori i resti di Pasquino Capelli.Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 06/05/16 alle 11:55 via WEB
PIAZZA PETRARCA--- PAVIA---Piazza Petrarca, dedicata al poeta che soggiornò a Pavia, ospite dei Visconti per il riordino della loro celebre biblioteca, è uno spazio che si è trasformato più volte nei secoli, fino ad assumere l'attuale aspetto . Sede del mercato cittadino, si anima di voci e colori durante la settimana. Si affacciano sulla piazza la biblioteca civica, e i Giardini Malaspina con il belvedere in forma di tempietto greco. Nel quattordicesimo secolo, viaggiare non era semplice, gli uomini del tempo non avevano a disposizione le comodità di oggi . Ma questo non ha fermato Petrarca, che dopo aver passato un decennio a Milano, si è spostato a Venezia e Padova, ma quasi ogni anno risaliva il fiume Po per fermarsi qualche mese a Pavia. Per spostarsi Petrarca si serviva di barconi, le vie fluviali erano le autostrade dell’epoca. A Pavia Petrarca incontrava i Visconti, che avevano conquistato la città nel 1359, e la figlia Francesca che ha avuto un bambino a Pavia, Franceschino, purtroppo morto da piccolo in città. Petrarca in quell’occasione scrisse un elogio funebre, conservato al museo civico. Petrarca amava la città, infatti la descrive a Boccaccio in una delle sue lettere,come una città “ammirevole”, elenca le meraviglie del paesaggio, nomina il ponte, il Duomo, San Pietro in Ciel d’oro, chiesa in cui è sepolto Sant’Agostino. Petrarca aveva un affetto particolare per Pavia, nelle lunghe traversate sul Po, non era solo, con lui c’erano dei servitori e... i suoi libri. Amava i libri, portava con se alcuni volumi della sua biblioteca perché gli ufficiali di Dogana registravano un elenco delle opere e, sullo stesso documento, indicavano il nome del proprietario. I libri erano preziosi, costosi, in pergamena. La biblioteca di Petrarca è sparsa in tutto il mondo. Gian Galeazzo Visconti nel 1388 conquistò Padova e prese come bottino di guerra la biblioteca dei Carraresi, signori della città veneta. Padova aveva ereditato i libri di Petrarca alla sua morte (avvenuta nel 1374), Gian Galeazzo portò anch’essi al castello di Pavia. Tra queste opere c’era anche il Virgilio Ambrosiano. Il Virgilio Ambrosiano è un codice, conservato alla biblioteca Ambriosiana di Milano, che contiene l’opera completa del poeta latino mantovano. Ciao Teresa Ramaioli
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