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IL RISO di Teresa Ramaioli

Post n°23830 pubblicato il 31 Maggio 2016 da dinobarili
 

IL RISO  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/05/16 alle 18:11 via WEB
Il riso - storia del canale Cavour- Le province di Novara e Vercelli, in Piemonte, sono oggi famose per la loro produzione di riso, tra le più importanti d’Europa. Questo è stato reso possibile tramite un’opera di canalizzazione che ha permesso di portare nei campi grandi quantità d’acqua necessaria a questa coltura. L’opera importante di questa rete di canali è costituita dal Canale Cavour, in onore del suo più importante promotore, il conte Camillo Benso di Cavour. L’opera era stata ideata da un agrimensore vercellese, Francesco Rossi, nel 1842, ma in seguito il conte di Cavour, al tempo Presidente del Consiglio del Ministri del Governo Piemontese, affidò il progetto all’ingegnere Carlo Noè. Realizzato tra 1863 e 1866, il canale è una straordinaria opera di idraulica. Negli 85 chilometri percorsi, da Chivasso, dove le acque escono dal Po, fino al Ticino, nei pressi di Galliate, si incontrano 110 ponti, 210 sifoni e 62 ponti-canale. Ai tempi in cui il canale fu costruito, le paratoie si azionavano con appositi meccanismi manuali da una galleria coperta, alta oltre 4 m e situata nella parte superiore dell’edificio. Il sistema dell’imbocco è completato da due canali scaricatori, uno serve ad evitare che i materiali galleggianti, come i tronchi d’albero sradicati dalle piene, finiscano nel canale. L’altro evita che vi entri acqua in esubero. In questo modo le acque che entrano nel canale non sono mai in eccesso, annullando così il pericolo di una piena, e non trasportano materiali che potrebbero risultare pericolosi. E’ grazie a questa imponente opera, e alla lungimiranza dei suoi ideatori, se l’agricoltura di queste due province è tanto fiorente. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/05/16 alle 14:55 via WEB
LA MERIDIANA DEI FIORI---Il tempo passa, purtroppo, ma ce ne possiamo ricordare attraverso la bellezza dei fìori che lo segnano durante l'arco del giorno. Il mondo vegetale non scandisce solo i cambi di stagione, sotto gli occhi di tutti, ma segna il succedersi delle ore. I fiori infatti non si aprono tutti in uno stesso momento della giornata, bensì in orari diversi: onore al merito per Carlo Linneo, il grande naturalista svedese del XVIII secolo che, durante i suoi lunghi e approfonditi studi di botanica, fece questa scoperta. Mentre stava svolgendo il lavoro di classificazione di tutte le specie animali e vegetali allora conosciute, secondo la nuova nomenclatura binomiale (genere e specie), Linneo ebbe modo di osservare nei minimi dettagli i cicli biologici e i comportamenti di numerose piante: identificò 24 piante i cui fiori sbocciano nelle 24 ore del giorno, così da realizzare un vero e proprio segnatempo, appunto l'Orologio di Flora, naturalmente valido per la latitudine di Uppsala (città svedese). In questo orologio non sono necessarie lancette, rubini, quarzo o litio, ma solo la magica perfezione della Natura. A ogni ora, del giorno e della notte, corrisponde una specie vegetale, che ha la caratteristica di aprire i propri fiori circa in quell'orario della giornata:Le più mattiniere sono le rose che in primavera si aprono alle cinque. Poi, man mano si aprono gli altri fiori: l'erba gatta alle sei, le margherite africane alle otto, le genziane alle nove, i papaveri alle dieci, la lattuga selvatica a mezzogiorno e i garofani alle tredici. Fino ad arrivare alle sedici, quando si sbottona una pianta particolarmente pigra, la bella di notte. Di pomeriggio, comunque, è più frequente invece che i fiori si richiudano: alle 14 le primule rosse, alle 15 i denti di leone, alle cinque della sera le ninfee. Il meccanismo di apertura e chiusura dei petali avviene soprattutto per consentire l'impollinazione da parte delle diverse specie di insetti o per difenderla da agenti (sempre insetti) estranei che potrebbero danneggiarla.Il margine d'errore della Meridiana non è grande, al massimo può arrivare a mezz'ora… Bisogna far attenzione alla geografia in quanto i ritmi biologici delle varie specie di piante cambiano a seconda della latitudine in cui si trovano. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/05/16 alle 14:58 via WEB
IL BISCIONE DEI VISCONTI---leggenda- Subito dopo la morte di sant’Ambrogio, a Milano era comparso un drago. Abitava in una profonda caverna situata nel luogo in cui sorse poi la chiesa di San Dionigi. Si trattava di un punto allora disabitato, abbastanza lontano dalle mura della città. Eppure non passava giorno senza che qualche viandante non bagnasse il posto con il proprio sangue, prima del tramonto del sole. Inutilmente i milanesi più valorosi tentarono di uccidere il mostro: la sua ferocia aveva ragione di ogni ardire, ed i pochi temerari che avevano osato affrontarlo erano finiti divorati come tutte le altre vittime. Agli abitanti di Milano non restava altro da fare che chiudersi in casa, sperando in una liberazione che non veniva mai. Il commercio con le altre città cominciò a languire, la lista degli scomparsi si allungava a vista d’occhio, regnava il terrore. Un bel giorno, però, si fece avanti un tale Uberto Visconti, uso agli usberghi, seguace di Marte dio della guerra. Costui si vantò di essere in grado di vincere il drago, e partì alla volta della caverna dove il mostro era in procinto di divorare un bambino. Due giorni durò la lotta tra Uberto ed il drago. Al tramonto del secondo giorno, finalmente, i trepidanti milanesi videro comparire il Visconti: nella mano destra portava la testa del drago. Milano era libera. Quanto al mostro, fu effigiato – con un bambino tra le fauci – nell’insegna del suo uccisore. Un pittore poco abile lo dipinse simile ad una vipera: ed il biscione visconteo nacque così.Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 01/06/16 alle 08:04 via WEB
Felicissima giornata. Dino
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