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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°23923 pubblicato il 05 Giugno 2016 da dinobarili
 

PAVIA  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 04/06/16 alle 18:45 via WEB
Teatro Fraschini di Pavia---Il Teatro dei Quattro Nobili Cavalieri - nome originario del Fraschini - venne pensato per contrastare i capricci del nobile Giacomo Omodei, unico proprietario a Pavia di un teatro, signore abituato a imporre i propri privilegi anche al pubblico, costretto a sottostare a inutili imposizioni, come l’attesa dell’inizio dello spettacolo fino al suo arrivo. Uniti nel 1772 nella Società dei Cavalieri, quattro nobili (il Conte Francesco Gamberana Beccarla, il Marchese Pio Bellisomi, il Marchese Luigi Bellingeri Provera e il Conte Giuseppe de’ Giorgi Vistarino) che condividevano l'amministrazione e la direzione del teatro, affidarono il progetto ad Antonio Galli da Bibbiena, rappresentante di un’antica e prestigiosa famiglia di scenografi-architetti. Il teatro dei Quattro Cavalieri inaugurò la sua prima stagione nel 1773, alla presenza dell'Arciduca Ferdinando d'Austria. Il teatro fu solennemente inaugurato il 24 maggio 1773 con l'opera Il Demetrio, composta dal compositore ceco Josef Mysliveček su versi di Pietro Metastasio. Dopo un secolo, tuttavia, a causa di spese troppo ingenti ed esigui ricavi, la Società rischiò il fallimento e conseguentemente la chiusura del teatro. Per evitare ciò, nel 1869 il Comune di Pavia entrò anche in proprietà materiale dell'edificio, che di lì a poco sarebbe stato rinominato Fraschini, in onore del tenore pavese Gaetano Fraschini. Simbolo della cultura e dell'aggregazione sociale pavese, il Teatro Fraschini è dal 1869 lo spazio comunale deputato alla produzione e fruizione di arte drammatica e musicale della città. Il Teatro, per il suo valore architettonico e artistico, è uno dei monumenti cittadini più prestigiosi Ciao a tutti gli amici del blog,Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 05/06/16 alle 17:55 via WEB
CIPOLLE--Le cipolle sono state inizialmente coltivate in Egitto, prima come cibo per gli schiavi che venivano costretti a lavorare nella costruzione delle grandi piramidi, e in seguito quasi adorate per via della forma circolare e per i cerchi concentrici, il cui significato era rappresentato dalla vita eterna. A riprova della grande importanza riservata alle cipolle nell’antico Egitto, sappiamo che nelle orbite oculari della mummia di Ramses IV sono state trovate tracce di cipolla. Le cipolle erano anche uno degli elementi introdotti all’interno del corpo mummificato dei Faraoni, e servivano a tenere lontani i batteri e a conservare la mummia. Furono invece i Romani ad introdurre le cipolle nel Vecchio Continente, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la cipolla è presente quasi ovunque. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 05/06/16 alle 17:58 via WEB
La Pianura Padana---Le genti della Pianura Padana sono da sempre alle prese con le acque dei loro fiumi, in particolare quelle del Po. Acque vitali per l’agricoltura, ma che diventano fonte di pericolo alla minima piena. Non è un caso che sia proprio stato lungo il corso del Po che si è sviluppata un’esperienza pratica di governo delle acque nata dall’esigenza di domare il grande fiume. Il primo a studiare i problemi dei fiumi padani fu, alla fine del ‘600, Domenico Guglielmini, autore del testo base per lo studio del Po: Della natura dei fiumi, edito nel 1697. Guglielmini cercava di applicare le conoscenze teoriche dell’epoca alla progettazione di argini, difese e deviazioni. Il diciottesimo secolo fu caratterizzato da numerose piene del Po, a partire da quella del 1705, la più grave a memoria d’uomo. Dopo ogni disastro si scopriva che il corso del fiume era cambiato e le opere realizzate in precedenza erano diventate inutili. I maggiori esperti di idraulica fluviale italiani si applicarono per risolvere il problema. Erano però ostacolati sia dalle scarse conoscenze teoriche sia dalla frammentazione politica del nord Italia. All’epoca, infatti, il Po entrava ed usciva continuamente dai confini di numerosi staterelli e l’intervento iniziato in uno poteva essere interrotto alla frontiera. In questo modo gli interventi che risolvevano un determinato problema locale rischiavano di peggiorare gli effetti delle piene a monte o a valle. A rendersi conto del problema e ad iniziare a considerare il Po come un fiume unitario, da studiare nel suo insieme, fu, nel diciannovesimo secolo, Elia Bombardini, grande teorico idraulico di importanza internazionale. Grazie ai suoi studi iniziarono ad essere presi provvedimenti per controllare il corso del fiume nel suo complesso.Ciao Teresa Ramaioli
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