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IL GINEPRO di Teresa Ramaioli

Post n°23997 pubblicato il 08 Giugno 2016 da dinobarili
 

IL GINEPRO  di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo il 07/06/16 alle 18:01 via WEB
IL GINEPRO---Nel medioevo i rametti del ginepro godettero di buona fama, e alcuni autori sottolineano quanto fosse: “odorifero e buono per la carne allo spiedo, perché lascia dentro di essa il suo sapore”. Il ginepro è entrato in molte ricette dedicate alla selvaggina, e il suo legno è stato utilizzato nelle cotture allo spiedo e alla griglia perché trasmetteva alle carni un gradevole aroma . Nelle credenze popolari il ginepro era consigliato, per le sue foglie pungenti, come rimedio contro le streghe, e di questa pianta doveva essere sia il bastone per girare la polenta, che un ramo appeso sopra la porta della casa o della stalla. In molti paesi c'era e c'è l'abitudine di piantare il ginepro vicino alla casa e addirittura si colpivano con le fronde eventuali fessure o crepe del muro per evitare che quei punti potesso diventare delle vie per le negatività, le malattie e gli spiriti malvagi. Con i rami di ginepro, che possiede proprietà toniche, digestive, stimolanti, diuretiche e sudorifere, si alimentava il fuoco quando in casa c’era un malato, le foglie appena raccolte si distribuivano su piastre incandescenti del camino, in modo che i suoi effluvi aromatici e medicamentosi inondassero la stanza. L' abate Kneipp consigliava di avvolgere il malato d’influenza in una coperta riscaldata con i vapori di una pentola in cui bollivano rami e bacche di ginepro. Questo suggerimento è passato alla storia della fitoterapia popolare col nome di mantello del dottor Kneipp. Come condimento e aromatizzante il ginepro è oggi molto apprezzato in gastronomia: le sue bacche servono nelle marinate, nei ripieni, nelle zuppe, nelle marmellate, in liquoristica, ricordiamo il gin e le grappe. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/06/16 alle 18:12 via WEB
COLONNE ROMANE DI SAN LORENZO –MILANO--A Milano c’è un angolo dell’antica Roma ,è uno spazio dove si può prendere la macchina del tempo e fare un viaggio a ritroso, appena oltre la Porta Ticinese, ecco uno degli scorci più suggestivi e conosciuti :il filare delle colonne romane di fronte alla Basilica di San Lorenzo.E’ la borgata che i Milanesi chiamavano "La Vetra dei Cittadini". La città a cavallo tra il IV e V secolo dopo Cristo era la capitale dell’Impero Romano d’Occidente. L’antica pianta di Milano era quella tipica degli accampamenti militari romani con due arterie principali (cardo e decumano) che si congiungevano nel centro cittadino, il Foro, corrispondente all’attuale piazza S. Sepolcro. Fu durante questo periodo che Milano, l’antica Mediolanum, si arricchì di terme, del circo, delle mura massimianee e di un mausoleo imperiale. Fu qui che nel 313 l’imperatore Costantino promulgò l’editto che consentiva il culto cristiano. Le storiche figure del Vescovo Ambrogio e dell’Imperatore Teodosio I fecero infine di Milano il centro più importante della Chiesa d’Occidente. Passando lungo le sedici colonne marmoree di San Lorenzo sormontate da capitelli corinzi si vivono le tracce di romanità, di un passato che emerge attraverso i reperti visibili in città. Il colonnato fu eretto in epoca tardoantica, nel V secolo d.C., come prospetto scenografico dell'atrio antistante la chiesa, ma è costituito da colonne, basi, capitelli e frammenti di architrave assai più antichi, recuperati da un edificio pubblico (ignoto)risalente alla seconda metà del II secolo d.C. Sebbene molto diversa dal IV secolo d.C., quando era il maggiore edificio a pianta centrale dell'Impero romano d'Occidente, la Basilica di San Lorenzo è ancora oggi fedele alle sue origini architettoniche paleocristiane,( ricostruzione - condotta tra il 1573 e il 1619 su progetto di Martino Bassi ) Il posto è così interessante che è diventato anche una location per riprese cinematografiche. Poco distante ci sono gli Archi di Porta Ticinese, i negozi e i locali per giovani. Buona passeggiata nella nostra bella Milano Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 08/06/16 alle 18:13 via WEB
GARIBALDI A NAPOLI COL TRENO Durante la spedizione dei "Mille", Garibaldi giunto a Salerno stava in attesa dell'evolversi della situazione, prima di recarsi a Napoli. La partenza del re di Napoli, Francesco II, per Gaeta favorì il viaggio dell'eroe dei due mondi, il quale ebbe l'occasione, per la prima volta nella sua vita, di prendere il treno per recarsi alla capitale del Regno delle Due Sicilie. Il 7 sett. del 1860 partì da Vietri S.M. verso le 9.30 sostando lungo il percorso per salutare la gente che l'acclamava. A Cava , una donna cercò di baciargli la mano, ma l'eroe non permise questo gesto e accettò il bacio sulla guancia; tutte le numerose compaesane presenti vollero imitarla. A Nocera, i ferrovieri dovettero nascondere alcuni soldati bavaresi della retroguardia borbonica, per far passare il treno della rivoluzione. Dopo Portici, il treno improvvisamente si fermò, perchè si riteneva che fosse pericoloso proseguire fino Napoli. Comunque, per il suo arrivo a Napoli, si preparò un'accoglienza trionfale e il popolo accolse il Generalissimo con osannante entusiasmo. Ciao Teresa Ramaioli
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