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TEMPO DI ALBICOCCHE di Teresa Ramaioli

Post n°24101 pubblicato il 13 Giugno 2016 da dinobarili
 

TEMPO DI ALBICOCCHE  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/06/16 alle 14:42 via WEB
TEMPO DI...ALBICOCCHE----L’albicocca, considerata in passato frutto rarissimo, sembra che fosse apprezzata già quattromila anni fà dagli imperatori cinesi. Proveniente dall’Asia Centrale questa pianta si diffuse, dopo le conquiste di Alessandro Magno, sulle rive del Mediterraneo e conosciuta in Europa grazie ai Romani. Furono gli Arabi a diffondere la coltivazione dell'albicocco attorno al X secolo, per scopi gastronomiche e farmacologici. Oggi è coltivato dovunque vi sia un clima abbastanza caldo. La buccia del frutto varia dal giallo pallido al rosso aranciato. La sua polpa, profumata, è nutriente, ricca di sali minerali e vitamine, utili nella terapia delle anemie, dei difetti della vista e del mal d'orecchi. Nella cosmesi popolare l’albicocca e' indicata anche alla cura della pelle. L’olio ottenuto dai suoi semi, racchiusi nel nocciolo, e' molto efficace sia per il trattamento delle smagliature che delle rughe. Le albicocche possono essere consummate fresche, secche, sciroppate e anche sotto forma di succo. Ai piu' golosi ricordo che la marmellata usata per farcire la squisita torta Sacher, una delle piu' grandi delizie del mondo, è proprio di albicocche. I maggiori benefici offerti da questo frutto si ricavano proprio durante la stagione della raccolta che va da maggio a luglio, scegliere i frutti con colore vivo e profumati, evitando quelli troppo acerbi che non svilupperanno mai il sapore del frutto maturo. L’albicocca è molto deperibile, per questo è consigliato conservarla in frigo e consumarla entro una settimana. A causa della loro facile deperibilità vengono conservate e trattate in diversi modi: essiccate, sciroppate, usate per produrre succhi, sciroppi, marmellate, mostarde, gelatine. In cucina sono usate nella preparazione di dolci, creme e gelati. Come spuntino o alla fine di un pasto sono ottime quelle fresche. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 13/06/16 alle 13:06 via WEB
La cerniera lampo--Il primo meccanismo antenato della cerniera lampo fu inventato nel 1851 da Elias Howe (1819–1867), che aveva brevettato una "chiusura automatica continua per abiti", composta da una serie di ganci applicati a un lembo. Howe però non mise in commercio la sua invenzione, che fu migliorata dall'ingegnere americano Whitcomb Judson (1812-1909). Judsono il 29 agosto 1893 depositò il brevetto di una "chiusura di sicurezza separabile" per sostituire stringhe di scarpe e stivali. Il prodotto fu commercializzato dalla Universal Fastener Company nel 1893, alla Esposizione Mondiale di Chicago. Tuttavia, non ottenne il successo sperato per l’inaffidabilità del suo meccanismo. Solo dieci anni dopo, nel 1904, il sistema fu migliorato e venne chiamato "C Curity", che in inglese si legge allo stesso modo di "security" (cioè sicurezza). Costruito non più a mano, ma con una macchina che lo stesso Judson aveva brevettato nel 1902, iniziò a incuriosire altri inventori, tanto che nel 1911 comparve un brevetto svizzero che assomigliava già all'attuale chiusura lampo perché non faceva più uso di ganci. La lampo arrivò al suo ultimo perfezionamento grazie alle modifiche dello svedese Gideon Sundbäck (1880-1954), un ingegnere elettrotecnico nato in Svezia ma trasferitosi in Canada, assunto nel 1906 alla Universal Fastener Company. Grazie alle sue buone capacità nel disegno e al matrimonio con Elvira Aronson, figlia del responsabile progetti, Sundback divenne progettista capo della Universal, con il compito di migliorare "il fermo lungi dall'essere perfetto" di Judson. Vedovo nel 1911, Gideon Sundbäck si immerse nei suoi progetti e nel 1913, aveva già disegnato la chiusura lampo moderna, aumentando il numero di elementi di legatura e fissò la cerniera su due nastri di stoffa per semplificarne l'installazione. Il brevetto per "il fermo separabile" fu registrato nel 1917. In quello stesso anno un sarto di New York utilizzò il nuovo congegno per una cintura con tasche data in dotazione ai marinai americani e ne vennero venduti 24 mila esemplari. E’ per tale motivo che la storia attribuisce a Sundback l'invenzione della cerniera lampo, che iniziò a essere utilizzata per indumenti militari per poi passare dopo un ventennio ad essere accettata e usata nell’industria della moda, che la “consacrò” negli anni ’30. Il nome “zip” nacque, invece, con delle galosce di gomma con la cerniera chiamate appunto Zipper Boot, della BF Goodrich Company Fu Elsa Schiapparelli a usare la zip senza nasconderla nel tessuto e molti stilisti la usarono per i pantaloni maschili: “l’innovativa idea sartoriale”, aveva ormai preso piede.Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 13/06/16 alle 13:08 via WEB
GIAN GALEAZZO--CERTOSA DI PAVIA---La storia racconta che Gian Galeazzo si rifugiò nel castello di Melegnano per sfuggire al contagio della peste, ma malgrado le diverse cure vi morì nel settembre 1402. La salma era ormai infetta e per prudenza le esequie si celebrarono nel Duomo di Milano senza il corpo. La paura era molta, e pregare davanti ad una salma appestata, e scoperta come si usava all’epoca, venne considerata cosa pericolosa per i fedeli e per i nobili venuti da ogni dove. Da lettere segrete di un paio di monaci, poi ripresi dagli storici pavesi Bernardino Corio e Giacinto Romano, pare che la salma del Duca venne cremata e nella bara in legno e bronzo venne posta una salma non infetta di uno sconosciuto pavese morto in quei giorni. Pochissimi erano a conoscenza del segreto e la bara sigillata venne traslata per poco tempo in San Pietro in Ciel d’Oro per poi essere deposta in un sarcofago nella Certosa, e fra il 1492 e il 1497 inserita in uno splendido Mausoleo opera di Gian Cristoforo Romano. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 13/06/16 alle 13:09 via WEB
LEGGENDA GIAN GALEAZZO----Una leggenda narra che Gian Galeazzo Visconti, mentre stava cacciando, non riuscì più a rimettere in piedi il suo cavallo che era caduto in un pantano e venne per quel motivo deriso da alcune nobildonne: prese quindi la decisione di edificare una Certosa, di modo che nessuna donna potesse mai più posar piede in quei luoghi (in accordo ad una regola dei certosini che vieta alle donne di entrare nei loro edifici di culto). Verosimilmente Gian Galeazzo, più che dal sentimento cristiano, fu mosso dall'ambizione di consolidare la propria egemonia nell'Italia Settentrionale e di acquistarsi la fama di protettore dell'arte e della religione: infatti vedeva il progetto del monastero con basilica come imponente sepolcro destinato ad accogliere le tombe della famiglia Visconti, ideale completamento al Castello di Pavia, sua residenza favorita, e all'immenso Parco. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli
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