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IL CORRIERE DEI PICCOLI di Teresa Ramaiioli

Post n°24393 pubblicato il 29 Giugno 2016 da dinobarili
 

IL CORRIERE DEI PICCOLI  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/06/16 alle 15:56 via WEB
IL CORRIERE DEI PICCOLI---Il 27 dicembre 1908 uscì per la prima volta il Corriere dei Piccoli, supplemento del Corriere della Sera e prima rivista settimanale di fumetti dell’editoria italiana. Il pubblico cui il giornale si rivolgeva era quello dei figli della nascente borghesia, fedele lettrice del Corriere, ma non soltanto, infatti divenne subito una lettura di riferimento per diverse generazioni di bambini e ragazzi italiani. Quando nacque le storie per bambini erano d’impronta nazionale, si richiamavano alla pedagogia del Risorgimento. Caratteristica del Corriere dei Piccoli fu la versione italiana di numerosi fumetti americani, che raccontavano storie spontanee e divertenti. Le tavole delle storie non avevano le nuvolette ma erano sottotitolate da filastrocche in rima baciata. Lettura ritenuta sicura e affidabile dai genitori, il giornale continuò con gli stessi contenuti e la stessa grafica fino al 1961, quando si puntò di più sulla pubblicazione di fumetti adatti ad un pubblico di ragazzi, tanto da introdurre un inserto, il Corriere dei Piccolissimi dedicato ai fratellini minori. Tra le rubriche meritano una citazione: La palestra dei lettori, Corrierino-club e Corrierino Sport. Il settimanale è uscito in edicola quasi senza interruzioni fino al 15 agosto 1995.--- Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/06/16 alle 13:43 via WEB
SICOMORO-FICO--L’albero divenuto famoso nella nostra storia cristiana per il racconto dell’incontro di Gesù con Zaccheo, che per vederlo salì su un sicomoro, risulta presente in quei luoghi da epoca remota. Apprezzato dagli Egizi, nella loro mitologia il sicomoro era l’albero consacrato alla dea Hathor, detta anche la "Signora del sicomoro”. Albero ritenuto sacro era considerato simbolo di immortalità . Nella civiltà egizia il fico sicomoro era “l'Albero della Vita”. Il suo succo, era prezioso perché si riteneva donasse poteri occulti e il suo legno era usato per la fabbricazione dei sarcofagi: seppellire un morto in una cassa di sicomoro significava reintrodurre la persona nel grembo della dea madre dell'albero, facilitando così il viaggio nell'aldilà. Nel "Libro dei Morti" il sicomoro era ritenuto l'albero che stava fuori dalla porta del Cielo, da cui ogni giorno sorge il dio sole Ra. Esso era consacrato alla dea Hathor, chiamata anche la "dea del sicomoro". La dea Hathor si presentava sotto forme diverse. Dea madre, feconda e nutrice, Hathor abita gli alberi ed era la "signora del sicomoro del sud", a Menfi; ma era anche la "signora dell'occidente", ossia la signora del regno dei morti. Nella numerologia il sicomoro è legato al numero 9, il numero tre volte sacro (3x3=9), il numero dell'Amore Universale. Nel Libro di Amos, redatto ai tempi del Regno di Giuda attorno al 775-750 a.C., il profeta omonimo asserisce di essere stato "un pastore e raccoglitore di sicomori": il che testimonia che in quell'epoca l'albero era già presente in Palestina e usato dall'uomo. Una leggenda ( riferita al Nuovo Testamento) racconta che Giuda Iscariota, il traditore di Gesù, si sia impiccato su un albero di sicomoro. A Roma era sacro a Marte, vero fondatore della città eterna in quanto si sostiene che Romolo e Remo siano nati proprio dalla sua unione con Rea Silvia, dopo che il dio della guerra aveva posseduto con la forza la giovane vestale di Alba Longa. Essendo prole illegittima, i gemelli vennero quindi strappati alla madre per essere uccisi. Ma un servo li sottrasse a morte sicura adagiandoli in una cesta e affidata alle acque del Tevere. Trasportata dal fiume, la cesta si fermò in una pozza sotto un fico selvatico, all'ombra del quale Romolo e Remo furono allattati dalla lupa. Secondo alcune fonti, il fico che si ergeva alle pendici del colle Palatino era proprio un sicomoro. Nella civiltà romana il fico fu sempre considerato un albero “fausto”, collegato alla fondazione di Roma. L’albero era venerato dai pastori, che vi si recavano con offerte di latte. Il sicomoro, albero di “congiunzione” tra la vita terrena e quella ultra-terrena. Se la civiltà egizia seppelliva i suoi morti in bare di sicomoro, considerava questa pianta proprio una necessità per il viaggio nell’aldilà: bara di sicomoro come un rinnovato ventre materno, che accompagnava il defunto nel suo viaggio. Ciao Teresa Ramaioli
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