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I GATTI DI PAUL KLEE di Teresa Ramaioli

Post n°24394 pubblicato il 29 Giugno 2016 da dinobarili
 

I GATTI DI PAUL KLEE  di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo il 28/06/16 alle 15:54 via WEB
I GATTI DI PAUL KLEE --Paul Klee amava molto i gatti. I più importanti della sua vita sono tre, li ha raccontati nei suoi dipinti. Il primo è Nuggi, lo portò con sé dall’Italia, era per lui lo “spirito della casa”. Il secondo si chiamava Fritzi ed era lo spirito della forza della vita, il “dio felino”, come lo chiamava il pittore. Il terzo si chiamava Bimbo, era un gatto bianco d’angora che visse con Klee negli ultimi 10 anni della sua vita. Lo vedeva come l’angelo della morte che lo avrebbe accompagnato nell’oltretomba, quasi una divinità egizia. Paul Klee lo definiva “il gatto cosmico”. Il quadro “Gatto e uccello”,(realizzato nel 1928 con tecnica olio e inchiostro su garza misura 38,8 x53,4 cm) raffigura un gatto dai grandi occhi dilatati che ha in mezzo alla fronte un uccellino stilizzato con un tratto talmente semplice da richiamare il segno matematico dell’infinito. E' il gatto cosmico, il dio felino, misterioso custode dei segreti della casa e dell’universo. Ciao a tutti gli amici del blog. Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/06/16 alle 12:49 via WEB
ERBE SPONTANEE---La cicoria selvatica viene considerata "orologio floreale” poiché i suoi fiori si aprono a ore fisse e si chiudono circa cinque ore dopo, oppure che la borragine è chiamata 'il maiale dei poveri” perché si utilizzano tutte le parti della pianta. Grazie agli scritti lasciati nel Codice Atlantico possiamo desumere che Leonardo conosceva e sperimentava erbe o spezie, tra queste curcuma, aloe, zafferano, fiori di papavero, fiordalisi, ginestre, olio di semenza di senape e olio di lino. Il Genio negli ultimi anni della sua vita firmò pure un’inedita bevanda:“l'Acquarosa di Leonardo'”. La ricetta, rintracciabile nel Codice Atlantico conservato a Milano alla Biblioteca Ambrosiana, è descritta con precisione negli ingredienti (acquarosa, zucchero, limone) e nel sistema di filtraggio (colati in “tela bianca”).La bevanda doveva essere servita fresca, ed era definita da Leonardo adatta all’estate calda dei Turchi. Durante la sua gioventù, Leonardo avrebbe fondato con l’amico Botticelli "Le Tre Rane”, un' osteria in prossimità di Ponte Vecchio, dove sembra sperimentò alcune delle idee che ritroviamo nei suoi disegni, quali lo strumento tritura cibo e un marchingegno per automatizzare lo spiedo degli arrosti. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/06/16 alle 12:51 via WEB
FICHI e FICHI SECCHI---Molto noto ai popoli dell'antichità, nell’Antico Testamento il fico, insieme con la vite, era simbolo di fertilità e vita gioiosa. Ai tempi della Grecia classica i frutti di quest'albero venivano considerati "degni di nutrire oratori e filosofi", Platone era ghiottissimo di quelli secchi, e se un bambino soffriva di balbuzie veniva portato sotto ad una fico per cercare di facilitargli la favella. Il fico era un albero sacro a Priapo, dio della fertilità greco e romana. La medicina popolare vedeva nei numerosi semini, circa seicento per frutto, un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie sterili staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava avessero il potere di far arrivare dei figli. Era la pianta per eccellenza delle origini della Città: infatti la cesta di Romolo e Remo neonati, in balia delle acque del fiume Tevere, fu fermata dai rami di un fico selvatico. Nei testi sacri cristiani, invece, il fico ha valenze sia negative che positive e ci sono più di trenta riferimenti (a seconda delle traduzioni). Per esempio, nei Vangeli si possono ricordare: - la maledizione del fico sterile (Matteo 21, 18-22); (Marco 11) - la parabola del fico sterile (Luca 13, 6-9) - la parabola del fico in erba (Marco 13, 28-29); (Matteo 24, 32-33); (Luca 21, 29-31) E il testo biblico del Genesi (3,7) dice: «Allora si aprirono gli occhi e si accorsero di essere ignudi, cucirono delle foglie di fico e ne fecero delle cinture» Non va dimenticato, anche, che secondo una leggenda medievale, Giuda, spinto dal rimorso di aver tradito Gesù, si impiccò ad un albero di fichi. Oggi il fico fa parte del panorama Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia. In Italia lo si trova in Puglia, Campania e Calabria, ma è presente anche nelle altre regioni. Centinaia le diverse varietà di questi frutti. La più comune è la “Ficus carica”, dalle molteplici dimensioni e colori, dal giallo al nero. I fichi vengono definiti a seconda del periodo in cui maturano: "fioroni" o "primaticci" (giugno e luglio), "forniti" (agosto e settembre), "tardivi" (autunno). I fichi generalmente vengono raccolti a completa maturazione con tutto il peduncolo, nella ore più calde e asciutte della giornata. Questi frutti ricchi di zucchero, minerali e vitamine, sono facilmente digeribili, possono essere consumati freschi o secchi, ed inseriti in ricette dolci (torte, gelati, marmellate) o salate (antipasti vari). . Ghiotti di fichi secchi erano Diogene “il cinico” e Platone. Un giorno Diogene , mentre mangiava fichi secchi, invitò Platone ad assaggiarli. Questi prese a mangiarli avidamente, tanto che Diogene esclamò, “avevo detto di assaggiarli, non di divorarli”. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli
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