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LA LUNA di Teresa Ramaioli

Post n°24531 pubblicato il 06 Luglio 2016 da dinobarili
 

LA LUNA  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 05/07/16 alle 18:07 via WEB
LUNA---Nella Letteratura italiana la parola "Luna" appare nel Cantico delle creature di San Francesco: "Laudato sì, mì signore per sora Luna e le stelle; ..." nel 1224. Dante Alighieri dedica alla Luna molte terzine della Commedia ed il secondo canto del paradiso è quasi un trattato su di essa. In Leopardi la Luna diventa ispiratrice di molte poesie e riflessioni filosofiche come nel Cantico di un pastore dell’Asia minore. Nella letteratura più recente essa conserva la sua dimensione mitica ed emotiva ma tratta anche la parte scientifica. Italo Calvino nelle sue Cosmocomiche di tema lunare, scritte nella prima metà degli anni sessanta, fa precedere dati scientifici, esposti con oggettività, allo sviluppo della sua "fiaba".La Luna è venerata dagli Egizi, dai Fenici, dai Persiani, dai Greci, dai popoli italici e dai popoli di tutto il mondo.Il suo culto è presente anche se in modi diversi, presso tutte le culture e le antiche civiltà. Ci sono ben 1008 nomi diversi per indicare il nostro satellite.Gli antichi Egizi l'adoravano col nome di Iside sul cui petto e sul capo era rappresentata una falce crescente Per gli Assiri ed i Babilonesi si chiamava Sin-Samas-Istharn. Questo dio era considerato come l’astro che cresce e decresce creando se stesso. Nella Fenicia era molto diffuso il culto di Astarte, raffigurato con una falce di Luna sulla fronte. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 06/07/16 alle 16:41 via WEB
---La pista ciclabile di Van Gogh---“La notte stellata” di Vincent Van Gogh, una delle opere più belle della sua tormentata e straordinaria attività artistica. Il clima sereno e tranquillo del paesino dormiente sovrastato da un cielo attraversato da astri che sembrano ruotare vertiginosamente e rischiarare il cielo scuro. Spesso l’artista se ne andava in giro di notte con tela e pennelli, cercando di cogliere la realtà immersa nel buio. Aveva creato un cappello sormontato da candele accese per riuscire a vedere meglio nell’oscurità. La tela in questione è stata creata attraverso il ricordo di una notte stellata impresso nell’animo dell’artista. Questo famosissimo dipinto, conservato al MoMa di New York, realizzato dal pittore nel 1889, riproduce il cielo di Saint-Rémy-de-Provence. Sarebbe bello passeggiare in questo quadro, in una notte rischiarata da fantastiche stelle! Daan Roosegaarde ha reso in parte possibile tutto questo, l’artista e designer olandese per il “Van Gogh 2015 International Theme Year” ha voluto rendere omaggio al genio espressionista con la “Van Gogh-Roosegaarde Cycle Path di Nuenen“. Si tratta di un tratto di strada lungo circa 1 km .Il percorso, aperto il 12 novembre 2014 ad Eindhoven, collega due mulini e aggiunge un nuovo tratto alla pista ciclabile, lunga 335 chilometri che si snoda nella regione del Brabante del nord, collegando la casa di famiglia dove nacque Van Gogh al paese di Nuenen, dove il pittore dipinse il suo primo capolavoro, Il Mangiatore di Patate. Di notte la strada si trasforma come per magia in una scia luminosa, come la via lattea, la stessa dipinta da Vincent, grazie a un espediente tecnologico: 50mila sassolini scintillanti che segnano la via. Led e sassi fluorescenti che durante il giorno accumulano energia e durante la notte si illuminano. La sera si potrà camminare, correre, pedalare tra le stelle. E' un regalo per tutti coloro che vorranno/ potranno percorrere un sentiero pieno di magia, vivendo l’emozione di entrare in un’opera d’arte. Buona passeggiata Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 06/07/16 alle 16:44 via WEB
MILANO---Il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie, perché nell'Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini organizzati in una vera e propria associazione. Infatti, la confraternita dei Lavandai di Milano risale al 1700. Sant’Antonio da Padova è il loro protettore e a lui è dedicato un altare nella chiesta di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, ubicata a 100 metri circa dal Vicolo dei Lavandai, lungo l’Alzaia Naviglio Grande. Il ruscelletto (“el fossett” in lingua milanese) è alimentato dalle acque del Naviglio Grande. Un tempo le lavandaie, munite di secchio, sapone, spazzole e candeggina stavano inginocchiate sul “brellin” di legno, strofinando i panni sugli stalli di pietra e ancora visibili nel vicolo. Il detersivo usato dalle lavandaie era costituito dal cosiddetto “palton”, una paste semidensa a base di cenere, sapone e soda. L’atmosfera del luogo ha ispirato molti scrittori e storici della vecchia Milano, nonché poeti che a questo angolo dell’antica Milano hanno dedicato i loro versi. Da ricordare, la poesia “Vicol di Lavandée” di Luigi Cazzetta, vincitore nel 1964 del premio Carlo Porta e a cui sono dedicati i giardini di piazzale Gorini. Ciao Teresa Ramaioli
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