dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 09/03/2014
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Giovedì
Valeria (341°)
Il mese di agosto è un mese strano. E’ lungo 31 giorni… in realtà è cortissimo. Non è ancora iniziato …ed è già terminato. Le persone “giocano” tutto sul mese di agosto….”Ci vedremo in agosto al mare”… oppure… “in montagna”. Poi, arriva il momento e… “l’attimo fuggente” si porta via tutto. E’ accaduto così anche a Valeria, anzi, la Dott. Valeria, quarant’anni, bellissima, single, dirigente di un Ufficio di Commercialista…nel mese di agosto di un anno fa. L’appuntamento era in montagna, in un Albergo dell’Oltrepò Pavese. Cinque amici, tre donne e due uomini che avevano frequentato lo stesso Liceo parecchi anni prima, avevano deciso di ritrovarsi, nel mese di agosto per una rimpatriata di una settimana, nelle verdi colline di una paesino sperduto tra le valli Un modo per rivedersi, ritrovarsi e raccontarsi… un modo per controllare come i sogni siano diversi dalla realtà… oppure, no. I cinque amici si erano telefonati spesso, prima di incontrarsi nello stesso Albergo. Flavio e Rino, Giovanna, Kate e Valeria non vedevano l’ora di rivedersi dopo anni. Flavio e Rino lavoravano a Milano. Giovanna e Kate a Genova…Valeria a Pavia. Ritrovarsi dopo parecchi anni è come aprire il “vaso di Pandora”. Ognuno voleva raccontare la propria storia. Flavio e Rino erano stati i primi a “vuotare il sacco”. Lavoro si, andava bene, con i pro e i contro… ma dal lato affettivo… un disastro! Giovanna e Kate non erano da meno. Meglio non parlare. Solo Valeria… non aveva nulla da dire al riguardo. Amori? Zero. Aveva conseguito due Lauree, aveva un posto di Dirigente in un Ufficio di Commercialista…Ed il problema affettivo? La ragazza, non se lo era ancora posto. Praticamente, Valeria “aveva sposato l’Ufficio”. Al confronto, con le esperienze di Giovanna e Kate… Valeria era rimasta all’anno zero. “Che avesse sbagliato tutto?” Ormai, i cinque passavano il loro tempo insieme. Al mattino, a colazione, durante la passeggiata per aspettare il pranzo… e poi il pomeriggio e la sera. D’altro canto in un Albergo di un paesino isolato tra le colline… cosa c’era da aspettarsi? Invece, l’ultimo giorno del soggiorno, si era scatenato un temporale della peggiore specie. Un temporale da stare rintanati a guardare dalla finestra lo spettacolo di lampi e tuoni… E’ stata in quell’occasione che Flavio, originario proprio del paese in cui si trovavano, ebbe una “idea”. Riunì i coetanei in una stanzetta dell’Albergo e fece loro questo discorso. “Giovanna, Kate, Valeria e Rino… ascoltatemi bene. Quando da bambino abitavo in questo paese, mio nonno, mi ha raccontato un’usanza che si faceva durante il temporale. Prendevano un foglio di carta. Lo facevano a pezzetti. Ogni persona partecipante al gioco aveva a disposizione un pezzetto di carta. Su una facciata del foglietto, l’interessato scriveva una parola o una frase. Sull’altra facciata scriveva il proprio nome… seguito da un numero… da uno a cinque. I foglietti venivano piegati e messi in una scodella. Ne veniva estratto uno solo… da una persona con gli occhi bendati.” Tutti aderirono al gioco. Il foglietto estratto è stato quello di Valeria. Diceva. “America … amore” e sull’altra facciata il “numero tre” accanto al nome Valeria. Tre mesi dopo, Valeria, ricevette una raccomandata con l’invito a presentarsi presso un Funzionario in America per accettare l’eredità di una zia di sua madre che l’aveva eletta “erede universale” delle sue ricchissime proprietà. La Dirigente dell’Ufficio di Commercialista per poco non svenne. Decise di telefonare all’amica Giovanna a Genova con la quale era sempre stata in confidenza. Pensando di ricordare a memoria il suo numero … lo digitò sul telefonino. Rispose una voce d’uomo. “Sono Piero… dica, dica pure”. A volte la voce ha qualcosa di magico. Valeria proseguì nella conversazione. Disse che aveva sbagliato a formare il numero… ma, ormai, non poteva più staccarsi da quella voce che sembrava giungere dalle “verdi colline… dell’amore”. E così è stato. Tutto in un sol colpo… Perché quando la fortuna arriva… fa le cose in grande! (341)
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9 MARZO 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 9 marzo 2014 – Domenica - ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconto della Domenica
554
I racconti di Primavera
Monica… e le primule a primavera
La primavera è la stagione più bella dell’anno. Non che le altre stagioni siano brutte. Anzi, sono altrettanto belle. La Primavera, però, ha un non so che di particolare. Come se tutt’ad un tratto, la natura si risvegliasse dopo un lungo sonno… e il lungo inverno avesse fine. A Primavera ogni cosa tende a rinascere, a rimettersi in moto. Anche le persone. Noi tutti, all’apparire del primo sole, del caldo tiepido, delle giornate che si allungano… ci sentiamo diversi. Un anno fa, è stato così anche per la quarantenne Prof Monica, bellissima Docente di Lettere presso un Liceo del milanese… ma abitante a Pavia. Pavia è una città “floreale”. Ci sono fiori dappertutto… nei parchi, nei giardini (soprattutto nei giardini interni ai palazzi… quelli che non si vedono), nelle aiuole della città, lungo le rive del fiume Ticino. La quarantenne ha sempre subito il fascino dei fiori. Quando a Primavera, Monica, vedeva i primi vasetti di primule al Supermercato… diventava euforica. Non importava che erano coltivati in serra. Le primule erano e sono messaggeri di primavera, di vita che rinasce, che si rimette in moto. Un anno fa, Monica ne aveva bisogno. Da qualche mese aveva “lasciato il moroso” …e si sentiva persa. Complice la stagione invernale che non finiva mai. Con quelle giornate buie… tutte uguali. Monica si sentiva giù di corda. E’ bastato, però, un vasetto di primule al Supermercato per far rinascere la speranza, la voglia di vivere, di ricominciare. A quarant’anni, però, (e dopo diverse “scottature”), Monica non aveva voglia di finire con “la testa nel sacco” come l’ultima volta. Roberto era un bel uomo quarantacinquenne. Alto, corpo atletico (palestra tutti i giorni), sguardo da attore del cinema… Come poteva, la quarantenne, non perdere la testa? Infatti, l’aveva persa. Dopo i primi momenti magici, però, la realtà era venuta a galla. Roberto non amava… si amava. Amava solo sé stesso. Monica si era resa conto di essere solo “un oggetto da esibire”, una conquista da aggiungere ad altra conquiste… A Monica, un tale trattamento, non andava a genio. Meglio un taglio netto. E così è stato. Quando i tagli avvengono in pieno inverno sono più dolorosi. Il tempo (meteorologico) non aiuta. Per fortuna che arriva (sempre) la Primavera. Un anno fa, la quarantenne l’attendeva con ansia. “Bentornata Primavera”- diceva Monica – “Bentornata… e vedrai che, insieme, faremo cose stupende. Sugli amori passati bisogna metterci una pietra sopra. Non pensarci più. Il passato non torna… La vita comincia sempre domani …” Monica parlava ad alta voce, a sé stessa e si guardava allo specchio. Notò che il suo sguardo cercava qualcosa. I suoi pensieri correvano alle primule… “Perché non andare a vedere dove vengono coltivate le primule… in vendita nei Supermercati?” Detto fatto, la Prof Monica, bellissima quarantenne, prese l’automobile e da Pavia si diresse verso l’Oltrepò Pavese. E’ lì che ci sono parecchi coltivatori di fiori. Li coltivano in serre super tecnologiche come fossero “case di vetro”… con tanti computer che controllano ogni passaggio da una condizione all’altra. Monica, un anno fa, desiderava conoscere… ma non era una sprovveduta. Sapeva come comportarsi. Si presentò alla prima “serra” con un quadernetto in una mano e la macchina fotografica nell’altra. “Scusi, il disturbo. Sto facendo una ricerca per un articolo sulle primule. Potrei rubarle un po’ del suo tempo prezioso?” La domanda era stata rivolta al Proprietario della Serra, un cinquantenne, alto, biondo, fisico da lavoratore vero, sempre a torso nudo (appena poteva), occhi accesi come fossero dei raggi X. Si chiamava Ernesto e si sentì subito inorgoglito. Finalmente una giornalista! Monica aveva già capito il soggetto. Doveva avere un debole per le donne (oltre che per i fiori). Il dialogo si era “dilatato” in pochi secondi. Monica a fare domande… Ernesto a rispondere come fosse un computer. Dopo oltre un ora di domande e risposte, Ernesto, il cinquantenne, coltivatore di fiori in serra dell’Oltrepò Pavese, ebbe un ripensamento. “Scusi, Monica. Posso darle del tu?” – “Certo” – rispose la quarantenne (che non aspettava altro) – “Scusami se non ti ho ancora offerto un caffè. Provvedo subito.” Monica si sentì rilassata. Soddisfatta. La chiacchierata era stata salutare. Aveva conosciuto un vero coltivatore di “primule a primavera”. Il cinquantenne Ernesto, però, non era un coltivatore qualsiasi. Oltre a coltivare fiori … sapeva fare altre cose piacevoli. Invitò Monica a seguirlo. Dopo aver sistemato i computer … chiuse la serra ed apri un garage. Dentro c’era una rossa Ferrari ultimo modello. “Prego, Monica… il caffè andiamo a prenderlo a Genova, città di mare… la mia passione. Solo nelle città di mare si ha la sensazione dell’inizio di una nuova primavera… la nostra! La tua e la mia. La vita è come un fiore … rinasce ogni anno a primavera. - Questo è il racconto 554, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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ALLE DONNE CHE NON SI ARRENDONO
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