dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 18/04/2014
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Martedì
La Giuseppina, sessantenne (381)
Settembre è il mese della “ripresa delle attività”. Le persone, volenti o nolenti, si adeguano, ma appena possono, cercano ogni scappatoia per prendersi qualche “area di libertà”. La crisi economica ha inciso su tutto. Ormai la gente non pensa più alle vacanze esotiche, ai mari del Sud, ai lunghi viaggi “chissà dove”… Le distanze sono ridiventate reali, terra terra… La gente si accontenta delle modeste iniziative locali e ne approfitta… In questo inizio di settembre, ogni piccola o media città, piccolo o grande paese si sbizzarrisce… in serate da ballo… notti bianche… mini feste in piazza… come “la febbre del sabato sera”. Quando Giorgio, sessantenne, scapolo con la passione del ballo ne ha sentito parlare, ha subito rizzato le orecchie. “Febbre del sabato sera? Che cos’è?” Subito le ha risposto la sua vicina di casa, la Signora Giuseppina, vedova, sessantenne pure lei … con un desiderio segreto “circuire lo scapolo impenitente Giorgio”… Bell’uomo, cercato da qualsiasi donna, ma libero, libero di essere e di agire in ogni momento della giornata. Un osso duro (con e per le donne) … anche per la Giuseppina, la quale ci aveva già fatto un “pensierino” anche quando era felicemente sposata. Ora che, da un paio d’anni, è rimasta vedova, ci faceva una malattia. Si sa come sono le donne. A parole fanno finta di essere al di sopra di ogni “tentazione”… poi, sono esattamente come gli uomini (maschi) quando vanno “in fumo”. Ora, c’era l’occasione della “Febbre del sabato sera”. Giorgio si era finalmente interessato all’argomento. Era un bravo ballerino. Cosa ci voleva per “agganciare l’impenitente scapolo”? Veramente, la Signora Giuseppina ci aveva già provato diverse volte. Vedova da un paio di mesi, ci aveva tentato in occasione della gita alle “Cinque Terre”. Aveva fatto di tutto per sedersi nel sedile accanto a Giorgio. Durante il viaggio avevano fatto piacevoli discorsi al punto che lui le aveva preso la mano (per poco tempo). La Giuseppina era andata su di giri. Durante la passeggiata “sul sentiero dell’amore” la Giuseppina aveva fatto finta di slogarsi un piede. Il Giorgio l’aveva soccorsa come un buon Samaritano… Quando lei (senza farsi notare) si era slacciata un paio di bottoni della camicetta (mostrando il suo ben di Dio) il Giorgio aveva fatto finta di niente. Come se la cosa non l’interessasse. Per il bell’uomo era una tattica per sentirsi superiore e corteggiato. L’altra volta era stato due giorni prima. La Signora Giuseppina aveva inventato la scusa che era rimasta senza sale (roba da matti!) proprio all’ora di cena. Si era rivolta trafelata al Giorgio il quale le aveva dato l’intera scatola del sale non ancora aperta. Non era finita. La Giuseppina aveva lasciato cadere la robusta scatola la quale aveva resistito. Giorgio si era messo a ridere. “Vedi, Giuseppina, anche le scatole del sale resistono. Si vede che sono proprio fortunato.” La vedova aveva sorriso e risposto. “Anche il ghiaccio si sceglie e presto sarai mio.”…Giorgio non era di ghiaccio e sapeva che un giorno o l’altro sarebbe caduto tra braccia della focosa vedova. Ora, era arrivata “la febbre del Sabato sera”. Il paese era “effervescente”. Grandi e piccini erano pronti per la manifestazione. Giorgio aveva deciso di prendervi parte… tanto per vedere di cosa si trattasse. La Giuseppina era pronta “all’assalto” dell’impenitente scapolo. Da scaltra sessantenne non avrebbe perso di vista la “sua preda”. A metà serata, a mezza notte, Giorgio e la Giuseppina erano seduti, uno di fronte all’altra, ad un tavolino con altri amici. Tutti dicevano la loro sulla “febbre del Sabato sera”. La Giuseppina sentì una gamba muoversi sotto al tavolino accanto alla sua… In un primo tempo le sembrava una cosa impossibile… invece, no. Era proprio il Giorgio che, chiacchierando con la signora Lisa, stava segretamente manovrando… La Giuseppina lasciò fare… anzi, vi prese delicatamente parte, come se dicesse parole vere, a tu per tu, e sussurrasse…”Era ora che ti decidessi. Chi la dura la vince… sempre.” (381)
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18 APRILE 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 18 aprile 2014 – Venerdì - ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconto del Venerdì
594
I racconti di Primavera
Debora e la passeggiata a Milano
La Primavera è anche tempo di vacanze. Quelle “pasquali”, per esempio. Sono la manna per studenti e docenti. E’ uno dei periodi più festosi dell’anno. Primo, perché è Primavera. Il sole è alto nel cielo. L’aria è fresca e accarezza il viso delle persone… come dire. “Visto che è arrivata la nuova stagione? Ora, spetta a te far vedere cosa sai fare”. Un anno fa, era proprio il pensiero che aveva in testa Debora, bellissima quarantenne, single, Docente presso una Scuola Primaria di Pavia. Erano iniziate le vacanze di Pasqua. Debora aveva voglia di muoversi. Era il momento giusto per fare una passeggiata a Milano… alla scoperta delle bellezze locali. Era un po’ che la quarantenne ci pensava… ma non voleva andarci sola. Chiese alla sua amica, collega e coetanea Alessandra se era disponibile per una giornata a Milano. L’amica stava attraversando un periodo poco propizio. Si era lasciata da poco tempo con il “moroso”. Perché non cambiare aria? Perché non cercare nuovi orizzonti? Dopo qualche sollecitazione Alessandra accettò. Da Pavia a Milano, con il treno, è un attimo. Mezz’ora. Se poi si è in due e si chiacchiera… è come bere un bicchiere d’acqua. Quando si vuole fare una passeggiata a Milano, bisogna avere le gambe buone … e camminare. Era proprio quello che voleva fare Debora. Camminare. Del resto è stato detto che una città come Milano è come “un panino imbottito di storie”. Basta osservare e farsi trasportare dal continuo andirivieni delle persone, dal nome delle vie, delle piazze, dei palazzi, delle lapidi applicate qua e là sui muri per rendersi conto di quante e quali cose è fatta una città. Debora e Alessandra, però, avevano un obbiettivo: La Basilica di San Lorenzo. Si tratta di uno dei più importanti e antichi monumenti milanesi, di grande rilevanza nella storia dell’architettura d’Occidente. Ci si accorge appena si mette piede sul Sagrato della Basilica. Ad accogliere i visitatori c’è la statua dell’Imperatore Costantino. Si tratta di una copia in bronzo perché l’originale si trova in Laterano a Roma. Debora ha avuto subito la sensazione di trovarsi in un luogo dove basta poco ad andare in estasi… Non proprio estasi… nel senso comune dell’accezione. Ma quel non so che di antico che prende… per ciò che è stato… per le vicende del tempo che fu. La storia non dovrebbe essere studiata sui libri, ma aspirata con l’aria di certi luoghi storici… come, per esempio, i sotterranei della Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo… Allora, ci si rende immediatamente conto che non sono solo le battaglie a segnare la storia, ma il lavoro quotidiano delle persone. Un sotterraneo… un luogo dove aleggia il mistero… e, sparsi dappertutto, resti di colonne, capitelli provenienti dall’antico Anfiteatro Romano che si trova poco distante. Debora e Alessandra hanno fatto le loro considerazioni. “Bello, troppo bello”. Poi, come se la visita avesse lasciato il segno, sono uscite dalla Basilica. Si sono sedute alla base delle Colonne di San Lorenzo ed hanno lasciato scorrere lo sguardo sull’incredibile architettura. Lì, la storia parla da sola. Debora e Alessandra osservano in silenzio. Ad un tratto giunge una troupe televisiva… Debora osserva i nuovi arrivati. Di uno ne riconobbe il volto. Era il suo vicino di casa, il Dott. Gianfrancesco, il quale da addetto ai lavori notò subito la Docente della Scuola Primaria. “Debora cosa fai da queste parti?” La Docente spiegò. Gianfrancesco, dinamico cinquantenne, aveva occhi dappertutto. Mentre i suoi compagni di lavoro erano alle prese con cavalletti ed apparecchiature da ripresa, aveva già messo gli occhi sulle due pavesi. “Debora, avrei proprio bisogno di te e della tua amica. Siete disposte a fare ciò che vi dico? Si tratta di fare la parte delle turiste in visita in questo luogo magico. Si tratta di essere impegnate tutta la giornata. Naturalmente, riceverete la dovuta ricompensa.” Debora e Alessandra accettarono. Firmarono alcuni moduli. Da quel momento la loro vita ha preso un’altra piega. Le riprese seguirono alle riprese… come se tutto fosse stato programmato da chissà quanto tempo. Gianfrancesco aveva bisogno della sorpresa, dell’imprevisto. Le due quarantenni si trovarono proiettate in un mondo diverso dal loro. Nel posto giusto al momento giusto. Anche i volti delle persone coinvolte assumevano una dimensione diversa. Debora non perse d’occhio Gianfrancesco. Da vicino di casa non lo immaginava così interessante. Alessandra fissò gli occhi sull’operatore alle riprese. Era curiosa di sapere di quale colore fossero i suoi occhi. La passeggiata a Milano si era trasformata in un mondo nuovo. Milano è sempre stata imprevedibile. Si pensa di fare una cosa … e poi, la mano del Destino sconvolge ogni cosa. Da quella passeggiata di un anno fa è cambiato tutto. Debora e Alessandra si sono innamorate… ed è stato il principio di una nuova vita. …- Questo è il racconto 594, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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PIAZZA VETRA A MILANO
di
Teresa Ramaioli
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