dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 23/05/2014
25 MAGGIO 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 25 maggio 2014 – Domenica. 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconto della Domenica
631
I racconti di Primavera
La Dott. Severina in Piazza Duomo a Milano
Oggi, le Professioni si sono moltiplicate. Una persona non riesce più ad avere il conto dei cambiamenti intervenuti nella nostra società e la quantità di attività che si possono svolgere. Per esempio. Basta guardare i giornali, settimanali, mensili… ed ora anche quelli online. Dietro ad ogni risultato c’è una persona, spesso una specializzazione che ha richiesto anni di studio, impegno e lavoro. Naturalmente … non sono tutte rose e fiori. Ci sono gli alti e bassi come in tutte le cose della vita. Un anno fa, ne sapeva qualcosa la Dott. Severina, cinquant’anni, giornalista di un settimanale femminile. Una di quelle riviste a carattere popolare che pubblica racconti di vita vissuta (o quasi). La Dott. Severina, un anno fa, era in crisi. In crisi perché il “moroso” l’aveva lasciata… e per il fatto di continuare a scrivere storie d’amore con qualche risvolto più o meno tragico. Scrivere le aveva fatto perdere il filo del discorso, il rapporto con la realtà. Non sempre le Giornaliste sono contente del loro lavoro. Un po’ perché a lungo andare diventa ripetitivo. Secondo, perché una persona, quando è costretta dalle circostanze a “compiacere” una certa “tendenza”, si trova in un vicolo cieco: l’abitudine. Se da una parte l’abitudine è un modo comodo per far passare i giorni… finisce per inibire, togliere gli stimoli, le motivazioni… la voglia di cercare la verità. La Dott. Severina, un anno fa, era finita proprio su quel “binario morto”. Quando la testa va in tilt… è il peggior momento per una scrittrice. Deve fare uno sforzo incredibile per riprendersi e capire il senso del proprio lavoro. La Dott. Severina da persona intelligente quale era si era resa conto che senza l’aiuto di uno Psicologo non sarebbe riuscita a uscire dal “tunnel”. Quando il lavoro, fonte di vita, preme… non c’è alternativa. Bisogna agire. Severina, telefonò per un appuntamento al Dott. Felice, uno specialista in materia, con Studio in Milano. Lo Psicologo si fece raccontare per filo e per segno la situazione psicologica in cui si trovava. Alla fine emise il suo “consiglio”. “Vede, Dott. Severina. Lei da anni continua a raccontare storie di persone che non ha mai visto in faccia. E’ il suo mestiere. Nella Redazione del Suo settimanale è come in qualsiasi altro Ufficio: “deve fare la produzione”. Le viene dato una traccia, un tema, un soggetto… Alla fine Lei ci ricava una storia. La sua lunga esperienza fa il resto… Ma lei non è soddisfatta di ciò che fa. Inevitabile che la sua mente si rifiuti di raccontare storie nelle quali lei stessa non crede. La sua mente ha bisogno di “credere” in ciò che scrive, in ciò che racconta. Cosa fare? Se lei, Dott. Severina continua su quella strada finisce sul lettino di uno Psicanalista. Per evitare un simile epilogo le posso dare un consiglio pratico. Uscire dalla Redazione. Camminare tra la gente. Ascoltare i loro discorsi. Afferrare il senso del loro linguaggio. Vede, Dott. Severina, le persone non usano il linguaggio lineare e pulito che usa lei. Le persone non si esprimono con parole ricercate, eleganti, fatte per accontentare il suo Capo Redattore, ed evitare di inimicarsi il suo pubblico. Se lei camminerà tra le persone, in Piazza del Duomo a Milano, per esempio, si renderà conto che le persone vivono una realtà nuda, cruda, spesso volgare, con espressioni truculente, parolacce in quantità… difficili da pronunciare e da accettare… Ecco, la strada. E’ proprio quella strada che le permetterà di ritrovare il senso dei suoi racconti…e delle sue storie. Buona parte delle persone vorrebbero una società piacevole, dolce, educata… Invece, no. Abbiamo una società violenta, indigesta, cattiva. Vedrà, Dott. Severina, che dopo qualche tempo ritroverà sé stessa…e il contatto con realtà” La Dott. Severina ha fatto tesoro del consiglio del Dott. Felice. Ha passato diverse ore in piazza del Duomo a Milano a guardare in faccia le persone. Ad ascoltare i loro discorsi, ad afferrare il modo di esprimersi… In Piazza del Duomo a Milano, poi, la Dott. Severina ha incontrato un suo compagno di Università, il Dott. Annibale, il quale si lamentava perché non aveva potuto fare il Giornalista come invece ha potuto fare la Dott. Severina. La cinquantenne ha capito che Annibale era l’uomo di cui aveva bisogno. L’altra faccia della realtà, il mondo che non conosceva e di cui aveva bisogno per scrivere i “suoi racconto d’amore”. Di quale amore? Un amore nuovo, vero, con nuove speranze e nuovi desideri… Perché non basta vivere. Bisogna vivere e amare per capire in quale mondo viviamo. - Questo è il racconto 631, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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IL CASTELLO
DI
CHIGNOLO PO (PAVIA)
di
Teresa Ramaioli
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ANNAMARIA...
E
IL RACCONTO DELL'ARCHITETTO SAMUELE
(Rispondi) (Rispondi)
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LA POESIA
DI
CARLO.CAPRA27
non ha pazienza
buona giornata in allegria
a te e tutta la compagnia.
Carlo(Rispondi) (Rispondi)
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COMMENTO DI IMMAGINIRCFO
(Rispondi)
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PENSIERO DEL GIORNO
“Diceva un vecchio detto: “Tu mettici le idee e la volontà…” Al resto…ci pensa il destino” Dino
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Mercoledì
La Signora Maria (417)
La Signora Maria, sessantacinque anni, single, si lamentava spesso. Era da poco andata in pensione e non aveva ancora trovato l’uso corretto del proprio tempo. Per anni aveva lavorato a Milano ed ora che si trovava “reclusa” in un piccolo paese di provincia non riusciva più a trovare il suo equilibrio. A Milano aveva avuto un ritmo assai vivace. Al mattino, prima di entrare in Ufficio, si fermava al solito Bar. Prendeva il caffè e faceva quattro chiacchiere con le persone che conosceva da anni. A Milano aveva un’amica della sua stessa età, Gisella, con la quale, ogni tanto andava a Teatro e chiacchierava molto. Ora, il contatto con Gisella si era interrotto. Anche la collega era andata in pensione e si era trasferita vicino alla sorella sulla Riviera Ligure. Anche le telefonate tra le due ex colleghe si erano diradate…La Signora Maria stava cadendo in depressione. Nel paese dove abitava aveva perso i contatti da molto tempo. L’unico contatto era il Medico di fiducia, Dott. Giuseppe, con un’esperienza professionale di tutto rispetto. Una volta al mese. La Signora Maria, era solita passare nell’Ambulatorio del Medico. La scusa era il rilascio di qualche ricetta… ma era solo una scusa. Con il Dott. Giuseppe, la Signora Maria, si confidava e esternava il suo disagio. Il Medico capì che la neo pensionata aveva bisogno di una mano. “Signora Maria, perché non prende contatto con qualche Associazione della terza età? Sia Pavia, sia a Milano ci sono gruppi di persone che si ritrovano per finalità sociali. Si ricordi che, per vivere bene, bisogna avere dei contatti umani. Ognuno secondo i propri desideri.” La neo pensionata aveva ricevuto la “spinta” giusta. Da parecchie settimane ci stava pensando e non voleva perdere altro tempo. Cercò per mezzo di Internet, ma non trovò nulla di interessante. Molte parole, spesso incomprensibili, ma nulla che facesse al caso suo. Anche se la neo pensionata “non aveva le idee chiare”… sapeva, nebulosamente cosa cercare. Voleva svolgere un’attività dove “voleva vedere” l’utilità pratica. Ne parlò per telefono con parecchie amiche. Una di queste, Giovanna, sembrava la sapesse più lunga delle altre. “Maria, dovresti rivolgerti alla “Associazione degli ex” di Milano. Ecco il numero del cellulare …” Alla telefonata rispose la voce di una giovane donna. “Signora le fisso l’appuntamento con il Presidente.” Ritornare a Milano è stato per la Signora Maria come rinascere. Pensò di prendere un caffè al solito Bar che aveva frequentato per tanti anni prima di entrare in Ufficio. Le facce erano ancora le stesse. C’era solo un Signore… nuovo, sui settant’anni, ben vestito. Tutto solo, leggeva il giornale. Il Barista volle baciarla (sulla guancia). “Signora Maria cosa fa da queste parti?” La neopensionata spiegò (a voce alta) che aveva l’appuntamento con il Presidente della Associazione degli ex”. Non aveva ancora finito di bere il caffè… quando si vide avvicinare dal Signore settantenne che leggeva il giornale. “Signora, scusi se sono indiscreto. Ho sentito che ha l’appuntamento con il Presidente “dell’Associazione degli ex”. Sono io. Sono il Pittore Giovanni. Per il momento avremmo bisogno di una persona che facesse da segretaria alla Mostra di una nuova associata al Circolo Pittori della Domenica. Naturalmente è un’attività di volontariato a titolo gratuito…” La Signora Maria avrebbe accettato qualsiasi incarico… pur di rivedere Milano. Il Presidente, Pittore Giovanni, accompagnò la neo pensionata al luogo della Mostra. Ad accoglierla c’era la sua ex-collega Gisella… la “nuova pittrice”… la quale lasciato il lavoro si era data , anima e corpo alla passione della sua vita: l’arte della pittura. (417)
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24 MAGGIO 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 24 maggio 2014 – Sabato. 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconto del Sabato
630
I racconti di Primavera
La crisi dell’Architetto Samuele
Un anno fa, l’Architetto Samuele, cinquant’anni, affermato Studio di Architettura in Milano, abitante in Pavia … era a corto di idee. Si sa che le idee sono la materia prima degli Architetti. Più idee ci sono … più un Architetto è creativo, diventa famoso e “viaggia” con il vento in poppa. Per Samuele non era la prima volta che capitava. All’origine c’era sempre una donna. Una cosa simile gli era capitata a trent’anni, quando era stato piantato dalla morosa di allora, la Dott. Caterina, la quale voleva sposarsi e Samuele non era d’accordo. Anzi, aveva detto “no”…e per Caterina era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso… con l’inevitabile fine della relazione. La seconda volta era stata a quarant’anni. Anche allora era stata la morosa a piantarlo per una ragione analoga… Lei voleva sposarsi … lui era freddo come il ghiaccio. Da quell’istante, Desolina (quello era il nome della morosa) aveva considerato chiusa la relazione… chiusa per sempre. Ora, però, a cinquant’anni, non c’era di mezzo una nuova morosa. No. La situazione era molto diversa. L’Architetto Samuele aveva ricevuto un’importante commissione per un lavoro sulle colline di Genova. L’arredamento di un lussuoso e grandioso appartamento vista mare….dove sembrava di trovarsi sospesi tra mare, terra e cielo. A commissionarlo era stata la Dott. Daniela, una ricchissima Signora di Milano… con un giro di conoscenze che da sole valevano un patrimonio. Ora, però, l’Architetto Samuele era in crisi e ne era ben consapevole. Samuele aveva conosciuto la Dott. Daniela, quarant’anni, bellissima, il giorno stesso in cui era stato convocato per firmare l’accettazione del lavoro. Con la Dott. Daniela aveva fatto il viaggio in automobile da Milano a Genova per vedere l’appartamento. A Genova, Samuele e Daniela avevano fatto una passeggiata in città ed avevano pranzato in uno di più rinomati Ristoranti della città… Da quel momento, l’Architetto Samuele era andato in tilt. Si era innamorato della Dott. Daniela, la quale non aveva uguali: alta, bionda, capelli lunghi sciolti, occhi azzurri tendenti al verde, gambe da fine del mondo. Come fa un cinquantenne, sensibile al fascino femminile non innamorasi? Il fatto è che la Dott. Daniela era felicemente sposata con un importante Manager. Nonostante che l’Architetto Samuele avesse perso la testa, stava ben attento a misurare le parole, a mostrare un comportamento più che corretto. Ne andava della sua reputazione, del lavoro che stava per svolgere, del fatto che un uomo del suo livello non poteva permettersi passi falsi. Risultato. Crisi... crisi solenne. Dopo aver iniziato i sopraluoghi per sistemare l’appartamento sulle colline di Genova, Samuele, si sentiva come sbattuto dai venti della passione… passione per Daniela…come immaginare un arredamento favoloso … per una donna che “non” sarebbe mai stata sua. Una notte, di un anno fa, l’Architetto Samuele ebbe un incubo. Sognò di trovarsi nell’appartamento di Genova … Daniela e l’Architetto soli… al massimo della passione… In sogno Samuele aveva azzardato una frase. “Daniela mi sono innamorato di te” La Dott. Daniela aveva fatto l’indifferente poi era scoppiata in una violenta reazione. “Architetto Samuele… si vergogni. Sono una donna felicemente sposata. Con chi crede di aver a che fare? Con una delle sue solite… che per niente si lasciano andare e non tengono alto l’onore delle donne?” Non contenta, nel sogno, Daniela aveva dato uno schiaffo solenne in faccia a Samuele e pronunciato l’anatema più temuto dall’Architetto… “E, adesso, penso come toglierle l’incarico” Per l’Architetto Samuele è stato un “sogno da incubo” e una notte da incubo. Svegliatosi dopo aver preso il ceffone, ha dovuto fare una doccia fredda… e poi una calda per riprendere il controllo della propria psiche. I giorni passavano e la crisi di Samuele aumentava. Non riusciva a concentrarsi sull’arredamento del grandioso e lussuoso appartamento. Anche il suo amico Psicologo, Dott. Felice, se ne accorse. “Samuele cos’hai? Ti vedo taciturno e preoccupato” L’Architetto Samuele trovò la forza di parlare. “Felice, non ce la faccio più. Devo iniziare il lavoro commissionato dalla donna di cui mi sono innamorato e non ci capisco più nulla” – “Dove sta il problema?” – “La donna è felicemente sposata… come minimo mi metterà alla gogna” concluse, depresso, Samuele. Il Dott. Felice si mise a ridere. “Di cosa ti preoccupi? Recita la parte dell’uomo in crisi per amore…Dille che non mangi più… non dormi più… di notte sogni solo lei. Di giorno vedi solo lei… Parla con aria contrita, dimess…quasi chiedessi aiuto. Dopo una recita del genere, lei ti chiederà il nome della donna di cui sei innamorato. E, lì… un bel colpo di teatro come nelle tragedie di William Shakespeare… “ma di te, Daniela. Solo di te”. A quel punto, Lei, ti metterà le braccia la collo e ti perdonerà” L’Architetto colse l’occasione. “E il marito?” – Il Dott. Felice fece una smorfia sconsolato. “Il marito non lo saprà mai” Ormai, la crisi dell’Architetto Samuele era terminata. Non esisteva più. Le parole del Dott. Felice erano state convincenti. Samuele, in pochissimo tempo elaborò soluzioni superlative per un “grandioso e lussuoso appartamento sulle Colline di Genova… vista mare… tra terra e cielo”. Chiese il giudizio della Dott. Daniela la quale si presentò splendida come solo lei poteva essere. L’Architetto Samuele dopo una recita da grande attore concluse dicendo. “Dott. Daniela… ho elaborato un progetto per una donna unica e superlativa. L’ho fatto come io stesso fossi innamorato pazzamente di lei… cioè di te, bellissima Daniela” La Dott. Daniela si commosse. A fatica esternò il suo pensiero. “Lo so Samuele che ti sei innamorato di me. Per ricambiare la stima, ho deciso di farti conoscere Sofia, la mia sorella gemella. Lei è innamorata di te e ti vuole sposare. Se l’accordo tra voi due sarà raggiunto, io Daniela, vi darò come dono di Nozze, questo appartamento” (L’accordo si concluse positivamente… ma preferisco che siano i lettori stessi a immaginare il gran finale del racconto) - Questo è il racconto 630, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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IL PAESE DEL CAMPANELLI
di
Teresa Ramaioli
Il paese dei campanelli----In un’immaginaria isola olandese è ambientato il Paese dei Campanelli. Questo nome è dovuto dal fatto che su ogni casa c’è un piccolo campanello. La leggenda narra che se una moglie tradisce il marito, il campanello della casa in questione suonerà e tutti verranno a sapere quello che è successo. Anche se nessuno li ha mai sentiti suonare, gli abitanti non hanno il coraggio di dimostrare il contrario. Tutto, nel paese dei campanelli, resta tranquillo fino all’arrivo di una nave militare inglese, costretta all’attracco nel porto dell’isola da un incendio sviluppatosi a bordo. Gli ufficiali scendono a terra e… accade l’inevitabile! Hans, il comandante, fa suonare il campanello con Nela, Tom lo fa suonare con BonBon e La Gaffe, per un imperdonabile errore, con Pomerania, la donna più brutta del paese. La Gaffe purtroppo combina un’altra gaffe arrivano sull’isola le mogli degli ufficiali e, senza colpa, rifanno suonare i campanelli con mariti di Nela, BonBon, Elena e Pomerania. La leggenda narra che se un giorno ogni cento anni i campanelli resteranno muti, non suoneranno mai più. TUTTI sono avvertiti, nessuno vuole trasgredire, ma c’è La Gaffe che, suo malgrado, riesce a rovinare tutto. Gli ufficiali ripartono con le mogli e sull’isola per altri cento anni esisterà ancora l’incubo dei campanelli. Ciao Teresa
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Martedì
Ermenegildo (416)
La vita è fatta di alti e bassi. Un periodo va tutto bene… un altro… così e così. Il Geometra Ermengildo, sessant’anni, non era un tipo lamentoso. Prendeva la vita “come veniva” e alla fine non aveva avuto grandi problemi. Al compimento del sessantesimo anno, però, aveva avuto una crisi. Aveva fatto il bilancio della proprio vita ..e non era soddisfatto. Gli mancava la famiglia. Veramente, le cose non stavano esattamente così. A quarant’anni aveva avuto “una fiamma”. Una collega Geometra si era proposta come “possibile moglie”. Dopo un tira e molla di qualche mese la cosa era finita in un bolla di sapone. Ora, invece, il sessantenne, si sentiva giù di corda. Aveva avuto una bella carriera. Si era fatto un bel giro di clienti e l’appartamento signorile in una zona residenziale a Pavia. Aveva accumulato una certa disponibilità… che lo metteva al riparo da eventuali momenti di crisi… Sul piano sentimentale, però, era una “frana”. Viveva nel suo appartamento …con il cane Fido, il quale risentiva degli umori del padrone. Infatti, non solo il Geometra era in crisi, ma anche Fido. Da uomo pratico, però, Ermenegildo si rese conto che era giunto il momento di rivolgersi al proprio Medico di fiducia, il Dott. Giuseppe. Il Medico di fiducia era anch’egli un sessantenne. Capì al volo le ragioni del malessere. “Geometra Ermenegildo, io le posso prescrivere un po’ di esami, ma lei è più sano di me. Lei dovrebbe prendersi una vacanza … e visto che c’è, dovrebbe prendersi anche una bella e giovane moglie. Sono le giovani mogli che risolvono i problemi esistenziali dei mariti.” Detto dal medico di fiducia non poteva essere una battuta. Doveva essere qualcosa di serio, molto serio…da prendere alla lettera. Ermenegildo cominciò a pensarci. Qualche settimana prima, in Corso Cavour a Pavia, il Geometra aveva incontrato il suo collega Gianfrancesco di settant’anni. Teneva sottobraccio, ben stretta, una bellissima ragazza (trent’anni si e no) che avrebbe potuto essere sua figlia. Gianfrancesco era pimpante come un “grillo” e aveva gli occhi che luccicavano come i fanali di una fuoriserie. Ermenegildo aveva salutato la coppia… ma non si era azzardato a chiedere chi fosse la donna (anzi, la ragazza… altro che donna!). Ad aggiornarlo ci pensò il collega Giansiro di Voghera. “Ermenegildo hai visto che moglie si è preso il nostro settantenne collega Gianfrancesco? Una donna da fine del mondo… Trent’anni si e no… una donna da far venire l’infarto… E sai come ha fatto? E’ andato in America. Un mese di vacanza… ed è tornato ammogliato…” Ermenegildo si sentì un verme. Capì che non poteva permettersi un simile lusso. Sapeva benissimo di avere sessant’anni. Di essere un Geometra affermato. Un professionista serio il quale, dopo molti sacrifici, poteva considerarsi benestante… Ma in America… in vacanza non ci sarebbe mai andato. E, meno che mai, a prendervi moglie… fosse stata anche miss universo. La notte stessa in cui il Dott. Giuseppe, Medico di fiducia, gli aveva consigliato la vacanza (e la moglie), Ermenegildo, aveva avuto un incubo. Sognò di trovarsi sdraiato sulla spiaggia… di un mare cristallino. Sulla spiaggia c’era solo lui, Ermenegildo, e la sua giovanissima e bellissima moglie… Ad un tratto si era alzata “una nuvola di mosconi” che si era messa a roteare intorno alla moglie. Il Geometra si era prodigato in sforzi sovrumani per scacciarli ma i mosconi aumentavano e puntavano dritti dritti alle parti “sospette”. Dopo una lotta impari, Ermenegildo era caduto a terra… stremato e sfinito. Dopo un incubo di tale portata e intensità, il Geometra si recò, nuovamente dal Dott. Giuseppe per un consiglio. La risposta del Medico è stata lapidaria. “Non ho detto di andare in vacanza in America… e la moglie non deve essere da infarto altrimenti “la festa dura poco”. Ci si può fermare anche a Pavia…. Una volta c’era una canzone pavese che diceva. “Viva Pavia. Città delle belle donne… noi siamo le colonne dell’Università”. Le bellezze albergano sotto tutti i cieli…anche sotto il cielo di Pavia.” Ermenegildo capì l’antifona. Il suo pensiero andò subito dalla Rosina, sua vicina di casa, il cui appartamento confinava con quello del Geometra. Rosina aveva vent’anni meno… ma un modo di guardare che faceva intravedere … incandescenti notti d’amore…(416)
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23 MAGGIO 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 23 maggio 2014 – Venerdì - ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconto del Venerdì
629
I racconti di Primavera
Il Dott. Vittorio e le emozioni
Parecchie persone si accorgono sempre tardi di quante cose avrebbero potuto fare … e non hanno fatto. Uno di questi è sicuramente il Dott. Vittorio, cinquant’anni, scapolo, bella presenza e un posto di Dirigente presso un Ufficio Amministrativo a Milano, ma abitante a Pavia. Un anno fa, al compimento del suo cinquantesimo anno di età si accorse che aveva perso molto tempo a correre dietro alle illusioni. Si era illuso di diventare un Pittore famoso. Aveva seguito Corsi di ogni genere… disegno, pittura, uso delle varie tecniche, eccetera, eccetera. Aveva chiesto consiglio a destra e a manca. Insomma si era fatto un’imbarcata di informazioni (inutili?) che non erano servite a niente. A cinquant’anni, però, aveva deciso. Avrebbe dipinto solo e soltanto ciò che a lui piaceva. Un anno fa, è stato proprio il momento della decisione. Il lavoro a Milano andava benissimo… e il Dott. Vittorio cercava di dare “sfogo” alle sue passioni. Dopo il lavoro doveva solo riempire il tempo libero con un’attività che facesse al caso suo. Veramente, la decisione non è arrivata per caso. Un anno fa, il Dott. Vittorio aveva fatto una passeggiata in Lomellina. In un paese c’era la Sagra Patronale. Per l’occasione, c’era una Mostra di Pittura di una giovane Pittrice di nome Eva. Il Dott. Vittorio è rimasto colpito da tale Mostra e dai ritratti esposti. E’ stata la molla che ha acceso l’interesse del Dott. Vittorio. Per prima cosa, parlò a lungo con la Pittrice Eva. Una bellissima trentenne… alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo. Il Dott. Vittorio, come moltissimi amanti dell’Arte sono sensibilissimi alle bellezze femminili. Il cinquantenne ne era affascinato. Ha chiesto a Eva se era disposta a dare “lezioni private di pittura”. La trentenne, seppur lusingata, rifiutò. Non era quello il suo scopo. Aveva, però, una proposta. Dipingere ritratti nello stesso Studio, uno accanto all’altro. In certi momenti l’Arte ha bisogno di essere condivisa… e dipingere nello stesso Studio… è un modo per parlare, dialogare, confrontarsi, rincorrere idee nuove. Il Dott. Vittorio ha accolto positivamente la proposta e da quel momento i due hanno cominciato a dipingere nello stesso luogo. Ora, Vittorio poteva dialogare con Eva… ed Eva con Vittorio. Quando le persone cominciano a scambiarsi le opinioni … finiscono per seguire un “percorso culturale” molto particolare. Dopo alcune sedute, il Dott. Vittorio ha fatto una sua proposta alla collega pittrice. “Eva, perché non proviamo a dipingere quadri in un Castello? Ti sembrerà un’idea effimera… invece, secondo me, potrebbe aiutare a vivere l’arte in modo particolare” Eva si rese conto che l’idea di Vittorio non era da scartare… La cosa difficile era trovare il Castello. Si sa che quando le persone cominciano ad avanzare proposte significa che la vita si sta muovendo nella loro mente. Vittorio e Eva decisero di fare un giro nell’Oltrepò Pavese dove ci sono parecchi Castelli. Una domenica di un anno fa, Vittorio e Eva erano nei pressi di un Castello che non avevano mai visto. Il Castello (lo seppero dopo) era chiamato “dell’Aquila d’Oro”. I due pittori erano attratti dall’imponenza e dalla bellezza dell’antico maniero. Erano assorti in contemplazione quando il portone del Castello si aprì,. Uscirono due giovani, elegantissimi personaggi, un uomo ed una donna… sui quarant’anni. Si trattava dei Proprietari del Castello, Franco e Franca, due gemelli bellissimi che si assomigliavano come gocce d’acqua. Dopo i rituali convenevoli, Vittorio e Franca… e Franco ed Eva si sentirono attratti l’un l’altro da una simpatia irresistibile. Vittorio e Franca …e Franco ed Eva diventarono inseparabili. Vittorio propose a Franca di farle un ritratto. La stessa proposta fece Eva a Franco. Dove? Dentro al Castello dell’Aquila d’Oro… Si sa che i Castelli hanno un fascino inconfondibile. Un fluido misterioso coinvolge coloro che vi vivono. Ciò che si prova a vivere in un Castello è emozionante sotto tutti i punti vista…. La stessa cosa accade quando si dipinge… quando un pittore o una pittrice dipinge un ritratto. E’ stata tanta l’emozione che Eva si innamorò pazzamente di Franco …e Vittorio di Franca. Gli innamorati, però, amano essere soli per godere la loro intimità. Vittorio ha chiesto a Eva di sciogliere il “sodalizio artistico”. di poter dipingere in due posti diversi, separati. Ormai, avevano bisogno di “un nuovo dialogo”… il dialogo che si instaura tra amanti veri. Un dialogo fatto di sguardi, di occhiate furtive, di parole appassionate. Il Castello dell’Aquila d’Oro è diventato un luogo da favola … dove i colori dell’amore hanno trasformato l’ambiente in un sogno- Questo è il racconto 629, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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CARLO BANDIROLA
di
Teresa Ramaioli
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ANNAMARIA ...
E
I POSTI DI LAVORO
(Rispondi) (Rispondi)
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MARION ...
E
L'IMPORTANZA DEL FARE
(Rispondi) (Rispondi)
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L'UNIVERSITA' DI FOGGIA
di
Annamaria Mennitti
(Rispondi)
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