Messaggi del 29/08/2014

FRANCO, IL SOGNO DI UN BARISTA racconto (518) di Dino Secondo Barili

Post n°15155 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del Sabato

518

Franco, il sogno di un barista

I sogni degli uomini non finiscono mai. E’ stato così anche per Franco, il quale, a vent’anni, dopo aver frequentato la Scuola Alberghiera, è stato assunto come barista presso un Bar di Milano. Allora, Franco aveva già le “sue idee” ben chiare in testa. “Appena possibile si sarebbe “comprato” un Bar, un Bar tutto suo… anzi, un “Caffè”. Si mise subito d’impegno e colse ogni occasione per imparare il mestiere. Tutti i mestieri hanno i loro segreti. Anche quello del barista. Franco ha avuto la fortuna di incontrare un collega molto più anziano di lui, Giuseppe, al quale mancavano pochi anni per andare in pensione. Giuseppe è stato ampio di consigli e informazioni. “Franco, ricordati che il cliente ha sempre ragione…anche quando ha torto. Quando arriva una coppia … servi subito e sempre la donna… e falle un “mare di complimenti”. A te non costano niente… e la donna sarà contenta … Sarà contento anche il suo compagno il quale ne trarrà beneficio (con baci e abbracci)… e così saranno contenti in due. Impara a fare il caffè…perché il caffè è una bevanda magica. Da quando è nato il caffè ha sempre trionfato. Per esempio. Nel 1683, Kara Mustafà con la sua immensa armata turca assedia Vienna. In soccorso della città assediata accorrono Carlo di Lorena e Giovanni Sobieski. I viennesi, però, devono far pervenire un importante messaggio a Carlo di Lorena. Per farlo bisogna attraversare le linee nemiche. Vi riesce il polacco Kulczyski il quale è stato interprete a Costantinopoli dove, oltre alla lingua, aveva imparato ad apprezzare il caffè turco. Quando i 200 mila turchi tolgono l’assedio a Vienna… abbandonano 500 sacchi di chicchi di caffè. La Municipalità dona a Kulczyski, per riconoscenza, lo stock di caffè… con l’autorizzazione ad aprire “il primo caffè” a due passi della Cattedrale. I Viennesi, però, non apprezzano il gusto del caffè turco. Kulczyski ha un’idea geniale… filtra il fondo del caffè turco, vi aggiunge due cucchiaini di latte … ed ecco nato il “caffè viennese”. Ricordati, Franco, che le persone amano ascoltare le storie… ma… solo quelle positive, allegre, che, insieme al caffè, danno il buon giorno…a tutto il giorno.” Franco ha fatto tesoro dei consigli e delle informazioni di Giuseppe. Un anno fa, all’età di trent’anni, Franco ha aperto il “suo” primo Bar… Per prima cosa ha cambiato il nome al locale. Lo ha chiamato il … “Caffè di Franco” in modo che si sapesse che non era un “caffè” come gli altri … era proprio quello di Franco. Si fa presto a dire che i caffè sono tutti uguali. Non è vero. Si fa presto a dire che tanto è la macchina che fa il caffè… non è vero niente. Dietro alla macchina c’è sempre l’uomo. Franco aveva capito che per fare un buon caffè servono molte cose. La miscela, l’acqua, la temperatura della macchina…e la mano dell’uomo. Franco oltre ad essere un barista… è anche un artista “del caffè”. Il caffè di Franco si sente dal profumo, da quell’invisibile colonnina di vapore che si alza impalpabile dalla tazzina …e arriva fino alle narici del cliente. La pubblicità si è sbizzarrita ad elencare la “virtù” del caffè. Una di queste virtù è quella… che “il caffè fa innamorare”. Si racconta a Pavia che il cinquantenne, Prof Casimiro, Docente di Educazione Fisica presso un Liceo milanese, si è invaghito della sua Collega di Lettere, Prof. Desideria, trentenne. Desideria, però, non voleva assolutamente saperne del cinquantenne perché lo riteneva troppo” vecchio”. Casimiro, dopo aver studiato la Prof, si accorse che era una patita del caffè. La convinse che solo in un determinato Caffè si beveva il migliore. Dopo solo tre caffè… Desideria si innamorò di Casimiro ... si fidanzarono e “consumarono i loro baci e abbracci” tra un caffè e l’altro. Sei mesi fa, il barista Franco, memore della storia di Casimiro e Desideria, ha cambiato il nome del suo Caffè… Ha fatto dipingere la seguente insegna: “Franco … il Caffè delle tre fortune”-. Oltre al caffè… il clienti chiedono sempre di “quali fortune” si tratta… e Franco passa molto del suo tempo ad elencare “le fortune… del caffè di Franco”. - (518)

 
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PAVIA SANTA MARIA ALLE PERTICHE di Teresa Ramaioli

PAVIA

SANTA MARIA ALLE PERTICHE

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/08/14 alle 13:37 via WEB
SANTA MARIA ALLE PERTICHE -PAVIA--Lo storico Paolo Diacono ci informa che la regina Rodlinda, moglie di Pertarito re dei Longobardi (672-688), fondò fuori le mura della città la basilica di Santa Maria alle Pertiche. La basilica deve il suo nome al fatto che era in mezzo a un cimitero suburbano, detto delle pertiche per via dell'usanza longobarda di erigere una pertica sormontata da una colomba rivolta dove era caduto un soldato che era andato disperso.. L’edificio di cui Leonardo ci ha conservato la planimetria, era a pianta centrale, con un ambulacro fra il giro delle colonne e le mura perimetrali. Sopra sei colonne marmoree, s’impostava un alto tamburo con cupola semisferica. Lo splendido edificio fu distrutto nel 1813, oggi si conserva soltanto qualche piccola traccia dell’alzato. Due colonne si trovano oggi nel Museo Civico, mentre altre due furono adoperate per abbellire Porta Milano. Il chiostro quattrocentesco ammesso alla basilica presenta tracce di affreschi del secolo XV. La chiesa di Santa Maria delle Pertiche è attestata fin dal VII secolo; la parrocchia è citata nel 1250 nei documenti concernenti l'estimo pavese del secolo XIII; risultava elencata nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi degli anni 1370-1420; è ricordata negli atti della visita pastorale compiuta nel 1460 da Amicus de Fossulanis e successivamente nella visita apostolica di Angelo Peruzzi del 1576; in quello stesso anno si contavano tra i parrocchiani 1000 anime da comunione ed era affidata ai padri dell'Ordine di Sant'Ambrogio ad Nemus sotto la regola di Sant'Agostino; compare nel catasto teresiano degli anni 1751-1757. Nel 1769 il clero risultava composto da sedici sacerdoti e quindici chierici. In base al piano governativo di riduzione delle parrocchie nella città di Pavia, come definito dall'avviso 14 novembre 1788, la parrocchia di Santa Maria delle Pertiche fu soppressa. La prima attestazione documentaria del monastero di Santa Maria in Pertica di Pavia, denominata anche Santa Maria Mater Domini e dal secolo XVI Santa Franca, risale al 1233. Nel secolo XIV il monastero possiede terreni a Sartirana e Casei Gerola; nella seconda metà del secolo, per l'edificazione del castello visconteo, il monastero viene abbattuto . Il monastero di Santa Maria in Pertica viene soppresso nel 1580 . Ciao Teresa Ramaioli

 
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ANNAMARIA ...E ILR ACCONTO DI GISELLA E LORENZA

Post n°15153 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

IL RACCONTO DI GISELLA E LORENZA 

annamariamennitti
annamariamennitti il 29/08/14 alle 13:42 via WEB
Tutto il nervoso di Gisella era soprattutto la mancanza del moroso, poi si è unita Lorenza, stessa sorte "Aver compagno a duo scema la pena" E vero quando si litiga con il moroso, sembra che sia indiferente ,ma non è vero ....e come il gioco dei birilli, se cade uno cadono pian piano tutti o quasi, a rialzare i birilli ci penseranno Goffredo e Gianbattista con i loro baci.. .....Tutto è bene quel che finisce bene..grazie all'aiuto dei fioretti ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 29/08/14 alle 18:39 via WEB
Ciao Annamaria - Bel commento. Purtroppo si conosce l'origine dei guai, ma non si riesce a risovere il problema. Per fortuna che Goffredo e Giambattista sono arrivati al momento opportuno. Buona serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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ANNAMARIA ...E LA DOMANDA..."I BACI CONTINUERANNO AD ESISTERE?"

Post n°15152 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

LA DOMANDA...

"I BACI CONTINUERANNO AD ESISTERE?"

annamariamennitti
annamariamennitti il 29/08/14 alle 13:50 via WEB
.....no .no non è possibile ..l'amore senza baci? Come si fa a manifestarlo...Il bacio è mondiale, per qualsiasi manifestazione di affetto ....Il bacio è sempre esistito e chissà se cambieranno la moda fra qualche secolo....c'è da aspettarsi di tutto....ciao
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 29/08/14 alle 18:33 via WEB
Ciao Annamaria - Hai ragione. i baci sono sempre esistiti... Giusta, però, la tua osservazione. "I baci continueranno ad esistere?" Speriamo di si. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15151 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

PENSIERO DEL GIORNO

“La Fortuna è sempre …

la conseguenza…

di fortunate coincidenze”

Dino

 

 

 
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PAVIA SANTA MARIA DELLA ROSA di Teresa Ramaioli

Post n°15150 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

PAVIA

SANTA MARIA DELLA ROSA 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/08/14 alle 15:52 via WEB
Chiesetta Beata Vegine Della Rosa---Un certo Nobiluomo a nome Marliani nel 1505 fece edificare, nell'area della attuale piazza della Rosa, un edificio di modeste dimensioni e lo destinò a collegio per studenti poveri. Annessa al complesso era stata costruita una chiesetta dedicata alla Beata Vergine, successivamente chiamata della Rosa. E' probabile che la chiesetta fosse stata edificata su di un'altra più antica elencata come S. Maria Conone. La chiesetta della Beata Vergine della Rosa rimase aperta al culto sino allo anno 1790, nel 1875 venne demolita e completamente distrutta. Buona passeggiata Teresa

 
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GIRAMONDO595...E L'ALMANACCO DEI PROVERBI

Post n°15149 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

GIRAMONDO595...

E

L'ALMANACCO DEI PROVERBI

giramondo595
giramondo595 il 29/08/14 alle 08:36 via WEB
buona giornata, un abbraccio. Non conoscevo questo proverbioooo. Grazie per avermelo fatto conoscere
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 29/08/14 alle 18:20 via WEB
Ciao - Buona serata. Grazie della visita e del commento. Dino
(Rispondi)

 

 
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ALMANACCO DEI PROVERBI

Post n°15148 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

ALMANACCO DEI PROVERBI

"Se lontano vuoi andare

pensa sempre a farti aiutare"

Dino

 
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DISEGNO DI TERESA RMAIOLI

Post n°15147 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

"Buon Sabato ...a tutti"

DIARIO CORALE

 del

30 agosto 2014

 
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PENSIERI SPARSI DEL 29 AGOSTO 2014

Post n°15146 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 29 AGOSTO 2014

“L’amore non vive…senza baci”

Dino

 
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GISELLA, LORENZA E I FIORETTI racconto (727) di Dino Secondo Barili

Post n°15145 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

29 AGOSTO 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 29 agosto 2014 – Venerdì - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del Venerdì

727

I racconti dell’estate

Gisella, Lorenza e i “fioretti”

Un anno fa, la Dott. Gisella, quarant’anni, bellissima, impiegata presso un Ufficio di Milano, abitante a Pavia, era giunta alla fine del mese di Agosto quasi sfinita. Qualche giorno di ferie lo aveva fatto… ma il suo appartamento aveva fatto i capricci. L’impianto idraulico aveva avuto una perdita e dopo vari e ripetuti interventi l’Operatore incaricato non era riuscito a trovare il guasto. Giorni e giorni con l’impegno e l’assillo del lavoro che non trovava soluzione. Ferie irrimediabilmente sprecate. Una persona avrebbe avuto più di un motivo per arrabbiarsi. Gisella ha mantenuto i nervi saldi. Non voleva aggiungere altro dissapore a ciò che aveva già ingoiato durante l’anno. Un anno a dir poco… da cancellare. Infatti, il moroso Federico se ne era andato senza un perché… e senza dare una giustificazione. Anche in questo caso Gisella non ha voluto indagare. Quando una relazione ha termine ci sono mille motivi (o nessuno)… Tutti validi… Nessuno valido… preso in sé. “Così va il mondo” diceva dentro di sé Gisella, quarant’anni portati alla grande con un fisico da far invidia ad una ventenne. Quando un persona si trova a dover vivere tra le contrarietà cerca aiuto dove po’. Gisella aveva un’amica, Lorenza, coetanea, con la quale si trovava spesso in un Bar di Piazza della Vittoria a Pavia. Un caffè veloce… Quattro chiacchiere… Minuti rubati a chissà quale incombenza. Un anno fa, Gisella era in Piazza della Vittoria e si stava sfogando. “Lorenza, quest’anno il mese di Agosto non l’ho visto. Tra i problemi dell’impianto idraulico del mio appartamento e l’Operatore che ha fatto cento sopralluoghi senza cavare un ragno dal buco… non ne posso più” Lorenza era a conoscenza dei guai dell’amica e cercava di aiutarla come poteva. La lasciava parlare in modo che potesse sfogarsi. Quel giorno, invece, a Lorenza venne un’idea. “Gisella… una volta le persone erano meno apprensive. Avevano più fiducia. Ricordi quando eravamo alle Scuole Media? Quando c’era un esame difficile, entrambe facevano “il fioretto”. Tre giorni prima dell’esame ci recavamo alla Chiesa di San Francesco Maggiore in Pavia. Bastava tenere fede a quel “fioretto” e l’ansia spariva. Si cominciava a vedere la luce. Perché non riproviamo lo stesso sistema? Io vengo con te a tenerti compagnia” Per Gisella l’idea non era da scartare…anche se era diventata un po’ scettica” Si sa che “necessità non vuol legge”. Inoltre, Gisella, aveva una voglia matta di superare il periodo negativo che stava passando e, possibilmente, incontrare un nuovo amore. Anche Lorenza era alla ricerca di un nuovo amore in quanto il moroso che aveva da tre anni aveva abbandonato il campo. Agosto è un mese strano. Si aspetta un anno perché arrivi …ed è subito terminato. Il 29 agosto di un anno fa, Gisella e Lorenza si trovavano, dopo molti anni, alla Chiesa di San Francesco Maggiore in Pavia. Avevano colto l’occasione per fare una prima visita a titolo esplorativo. Non era più la Chiesa che dei loro ricordi. Molti lavori erano stati eseguiti e la Chiesa “dei fioretti prima di un esame importante” non c’era più. In compenso avevano notato molte ricerche (diciamo così) archeologiche… alla ricerca di un passato lontano. Gisella e Lorenza si sono sentite coinvolte. Entrambe non perdevano occasione per seguire le vicende archeologiche di Pavia. Dopo la visita, le due amiche stavano per uscire dalla Chiesa… Erano già sul Sagrato quando hanno incontrato lo sguardo di due ex - compagni delle Scuole Medie. In un primo tempo hanno fatto fatica a mettere a fuoco i due volti. Erano passati quasi trent’anni (ventisette, per la precisione). Eppure erano loro: Goffredo e Giambattista, due primi della classe che venivano additati come esempio dai Professori. Anche Goffredo e Giambattista riconobbero Gisella e Lorenza. Baci (sulla guancia) e abbracci a volontà. Come se fosse avvenuto il miracolo. Ed il miracolo è avvenuto. Anche i quarantenni Goffredo e Giambattista, Ricercatori presso una Università di Madrid, erano alla ricerca dell’anima gemella. Ora l’avevano trovata. Goffredo perse il lume della ragione con Gisella… mentre Giambattista stravide per Lorenza. Anzi, è stata Lorenza a lasciarsi prendere dalla passione… Tenne talmente stretta la mano di Giambattista che questi si sentì invogliato a sfiorarle il volto con un leggero bacio. Si sa che l’esempio trascina. A Goffredo non era sfuggito nulla… e sentì un desiderio irrefrenabile: baciare Gisella sulla bocca… Il bacio è stato gradito. Si sa che “chi ben inizia …è a metà dell’opera” Questa volta nessuno dei quattro era a metà… ma solo all’inizio di appassionate storie d’amore…- Questo è il racconto 727, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

 
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LEONARDO DA VINCI IN FRANCIA di Teresa Ramaioli

Post n°15143 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

LEONARDO DA VINCI

IN FRANCIA 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/08/14 alle 19:09 via WEB
LEONARDO DA VINCI---Andiamo in Francia , ad Amboise , a due ore e mezzo di auto da Parigi , nel cuore della Loira, ecco il castello Le Clos-Lucé con un prato in pendio, tanti alberi, un grande parco e un fiume pieno di pesci. E' un castello del 1400, qui Leonardo ha vissuto i suoi ultimi tre anni , come " primo pittore,ingegnere e architetto" del suo amico re Francesco I. Qui sono state allevate le madri, le sorelle, le spose dei sovrani francesi e Luisa di Savoia ha preparato lo stesso Francesco I a diventare re… Dal 1802 e' un monumento storico, sopravvissuto alla violenza della Rivoluzione. Nella incantevole Cappella di Saint-Hubert , vicino al Castello reale di Amboise, si trova la tomba del maestro. Esiste infatti una copia dell'atto di inumazione, depositata nella collegiata reale di Saint-Florentin, ad Amboise, in data 12 agosto 1519. Probabilmente al corpo di Leonardo da Vinci si e' dato prima una sepoltura provvisoria, poi quella ufficiale. Pochi decenni dopo , le guerre di religione hanno provocano alcuni danni. Tre secoli dopo, nel 1802, Napoleone fa restaurare i monumenti d'Amboise. Il senatore incaricato fa demolire la Cappella di Saint-Florentin. Usa le pietre sepolcrali per riparare il castello. E il piombo di alcune bare viene fuso. Ma ... la bara di Leonardo ? Nessuno lo sa. Nel 1863 un poeta si mette a scavare la' dove una volta c'era la cappella di Saint-Florentin, trova uno scheletro, vicino al quale c'e' una lastra con scritto : EOS DUS VINC. Forse voleva dire " Leonardus Vincius?" Viene fatto un calco al teschio perche' lo si possa esaminare a Parigi. Le ossa sono prima smarrite poi ritrovate, e fatte seppellire nel 1874 nella Cappella di Saint-Hubert ad Amboise, dove oggi si trovano . I frammenti dell'antica lastra dissotterrata sono riprodotti in una stampa presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. E' tutto quello che rimane di questa storia. E come in vita , anche in morte la figura di Leonardo da Vinci resta sotto il segno dell'enigma e del mistero. Un altro mistero riguarda la origine di sua madre. Sembra che piu' che una serva , la mamma di Leonardo era una schiava non italiana. In quegli anni in Toscana ce ne erano tantissime e non avevano diritti, probabilmente era una convertita e la maggior parte di esse si chiamavano Caterina come Lei, forse era araba, ebrea, circassa (popolazione del caucaso) .E così, ai tanti misteri della vita di Leonardo, si aggiunse anche questo della madre, la povera Caterina, con la quale il donnaiolo ser Pietro faceva bellamente all’amore, nonostante stesse per portare all’altare Albiera, figlia dell’Amadori, notaio. La storia dice poco. Si sa solo che quando la serva fu mandata, secondo il costume dei paesi sulle colline toscane , a sgravarsi nel casale che ancora oggi esiste, era l’aprile del 1452. Una camera dal soffitto basso con pagliericcio, attaccata alla cucina col camino, poche nicchie nel muro per riporvi ramaiole, caldaie e il pennato: qui la giovane Catharina attese, assieme alla levatrice la nascita del figlio.Per i casi della vita la nascita di Leonardo venne messa, nero su bianco, da Antonio, il nonno. “Nachue (nacque) un mio nipote, figliuolo di ser Piero mio figliuolo, a dì 15 d’aprile (1452) in sabato a ore 3 di notte. Ebbe nome Lionardo…”. Il resto si può immaginare: pochi soldi di dote per mandar via Caterina e poi il battesimo, senza la mamma. Lo sappiamo ancora dal nonno, che ebbe a registrare con precisione i presenti attorno a quel fonte di pietra, tuttora intatto. “Battizzollo Piero di Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Torino, Pier di Malvolto, Monna Lisa di Domenico di Brettone”. C’erano tutti: prete, testimoni e intimi. Mancava Caterina, che ritroveremo poi sposata a Antonio del Vacha, detto Accattabriga, soprannome che non prometteva nulla di buono. In gioventù doveva essere stato un soldataccio di ventura. Caterina,rimasta sempre lontana da Leonardo, si ricongiungerà al figlio, pare certo ,nel 1493 a Milano. E in una casa di Porta Vercellina, nel territorio della parrocchia dei Santi Nabore e Felice, morirà il 26 giugno 1494, dopo lunga malattia. Per le cure prima e poi per i funerali, Leonardo annotò le spese (eccessive per una servente, non certo per una madre): “Quattro chierici, cinque sotterratori, un medico, le candele…”. Il ritrovamento del suo atto di morte e' in un registro dell'Archivio di Stato di Milano che ci rivela che e' morta il 26 giugno 1494 . Ciao Teresa Ramaioli

 

 
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ANNAMARIA ... E I CASI DELLA VITA

Post n°15142 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

I CASI DELLA VITA

annamariamennitti
annamariamennitti il 28/08/14 alle 21:12 via WEB
e si Dino prima penso che bastava una buona parola per poter lavorare in santa pace ,bastava presentarsi con buone referenze che le porte si aprivano Ora è tutto cambiato oggi si aprono si, ma al venti per cento ciao ..ciao " boccaccia mia fammi star zitta"
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 29/08/14 alle 08:42 via WEB
Ciao Annamaria - Bello quello che dici... ma il mondo non è cambiato. Diventa Re chi è figlio di Re. Poi ci sono i casi come Leonardo da Vinci ... figlio dell'amore ... ma sono casi, casi rari. Dino
(Rispondi)

 

 
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MESSAGGIO DI MARION... PER TERESA

Post n°15141 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

MESSAGGIO DI MARION ...

PER

TERESA

Marion20
Marion20 il 28/08/14 alle 20:07 via WEB
Bello questo post, brava! Un abbraccio Marion
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 29/08/14 alle 08:37 via WEB
Ciao Marion - Teresa ringrazia per il complimento e si impegna a fare di più. Buona giornata. Dino
(Rispondi)

 
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ALMANACCO DEI PROVERBI

Post n°15140 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

"Chi cammina con costanza ...

camminar è una danza"

Dino

 
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NAPOLI di Annamaria Mennitti

Post n°15139 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dinobarili
 

NAPOLI 

di

Annamaria Mennitti

annamariamennitti
annamariamennitti il 28/08/14 alle 13:45 via WEB
La livella è uno strumento usato generalmente da chi lavora nel campo dell'edilizia per "livellare" una superficie, cioè stabilirne l'orizzontalità. Totò, nella sua poesia 'A livella, la usa come metafora della morte, livellatrice di ogni tipo di disuguaglianza esistente tra i vivi. Qui di seguito, il testo di questa celebre poesia in lingua originale napoletana e traduzione in italiano.continua qualche bel pezzo della Livella
(Rispondi)
 
annamariamennitti
annamariamennitti il 28/08/14 alle 14:00 via WEB
Da Voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono blasonato! La casta è casta e va, sì, rispettata, ma Voi perdeste il senso e la misura; la Vostra salma andava, sì, inumata; ma seppellita nella spazzatura!
(Rispondi)

 
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