dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 12/01/2015
PAVIA
di Teresa Ramaioli
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CIAO ANTONELLA ...
ANTONELLA DI CREMONA
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CIAO DONATELLA ...
DONATELLA DI MILANO
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CIAO GISELLA ...
FERRARIOGISELLA
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
212
Valentina e la gita al Santuario della Bozzole
Le donne della Lomellina hanno sempre avuto fama di essere donne eccezionali. Forti, volitive, caparbie. La loro regola è sempre stata quella di non darsi mai per vinte. Valentina era un esempio. Pur non avendo avuto una vita facile, all’età di quarantacinque anni, non era disposta a cedere su nulla… neppure sui sogni che tardavano ad avverarsi. Nelle campagne della Lomellina non tutte le ragazze hanno avuto la fortuna di studiare. Valentina avrebbe voluto proseguire gli studi… ma le condizioni della famiglia non lo avevano permesso. Studiare, cioè andare a scuola, non è stato un problema. Valentina aveva raggiunto la licenza di scuola media inferiore, e non potendo continuare, aveva fatto proprio un detto locale: “La persona intelligente… si fa colta sulla strada”. Ora, a quarantacinque anni, Valentina era felice di aver adottato un tale sistema. Da quando aveva lasciato la scuola era stato un susseguirsi di prove. Ogni giorno c’era una conquista da fare… dovuta al fatto che la parola d’ordine era quella di “imparare”… ogni giorno un po’. In cucina, per esempio. Valentina era diventata una bravissima cuoca, richiesta anche dai ristoranti locali. Il secondo “credo” della volitiva ragazza era il “lavoro”. Secondo, Valentina, il lavoro, è la “prima scuola di vita”. Ma, in Lomellina, c’è da sempre un’antica tradizione che mette ogni persona al riparo delle tempeste della società: “il risparmio”. In Lomellina non viene sprecato o sciupato nulla. Tutto viene conservato per essere usato o riutilizzato al momento opportuno. Tuttavia, le persone hanno anche “sogni”. Sogni di ogni genere. Il sogno di Valentina era quello di trovare l’uomo della sua vita. Sposarsi ed avere una famiglia con dei figli. A quarant’anni, Valentina era andata in crisi. All’orizzonte non era apparso alcun principe azzurro e la ragazza era caduta in depressione. Ogni giorno vedeva sfumarsi il suo sogno di avere almeno un bambino. Siccome, Valentina era anche molto religiosa, ogni anno si recava “come voto” al Santuario della Madonna delle Bozzole di Garlasco (Pavia). Da cinquecento anni tale Santuario è “la speranza” per molte persone di ogni età. Valentina grazie al suo carattere forte, alla sua caparbietà, alla sua voglia di vivere, superò e dimenticò presto i giorni della depressione. Lo scorso anno, una domenica, Valentina si trovava al Santuario della Madonna delle Bozzole di Garlasco (Pavia). La giornata era fresca pur essendo primavera inoltrata. La “ragazza” sentì il desiderio di sedersi su una di quelle panchine a disposizione dei “pellegrini” che provengono da ogni dove. Valentina si era da poco seduta, quando un signore fece altrettanto. I due si guardarono in volto. “Ma tu sei Valentina, la figlia della Maria.” Disse il signore. “Ma tu, sei Fortunato, il figlio del Fattore.” I due si abbracciarono in segno di saluto. Si scambiarono i loro “ricordi” dei lunghi anni trascorsi, da quando si erano visti per l’ultima volta il giorno dell’esame di scuola media inferiore. Ora, Valentina era lì, alla Madonna delle Bozzole, per la realizzazione di un sogno. Anche, Fortunato …aveva una segreta speranza: trovare la donna della sua vita. Fortunato aveva lavorato all’estero, passando da un cantiere all’altro. Non aveva avuto il tempo per farsi una famiglia. Ora, ormai benestante, desiderava una “compagnia” stabile… con qualcosa in più: l’amore! Quell’amore che tutti sognano ad ogni età. Da quel giorno i due non si sono più lasciati… e la vita è diventata “come un sogno” che si sveglia… con il sole del mattino. (212)-
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MILANO
di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 10/01/15 alle 12:48 via WEB MILANO---Il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie, perché nell'Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini organizzati in una vera e propria associazione. Infatti, la confraternita dei Lavandai di Milano risale al 1700. Sant’Antonio da Padova è il loro protettore e a lui è dedicato un altare nella chiesta di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, ubicata a 100 metri circa dal Vicolo dei Lavandai, lungo l’Alzaia Naviglio Grande. Il ruscelletto (“el fossett” in lingua milanese) è alimentato dalle acque del Naviglio Grande. Un tempo le lavandaie, munite di secchio, sapone, spazzole e candeggina stavano inginocchiate sul “brellin” di legno, strofinando i panni sugli stalli di pietra e ancora visibili nel vicolo. Il detersivo usato dalle lavandaie era costituito dal cosiddetto “palton”, una paste semidensa a base di cenere, sapone e soda. L’atmosfera del luogo ha ispirato molti scrittori e storici della vecchia Milano, nonché poeti che a questo angolo dell’antica Milano hanno dedicato i loro versi. Da ricordare, la poesia “Vicol di Lavandée” di Luigi Cazzetta, vincitore nel 1964 del premio Carlo Porta e a cui sono dedicati i giardini di piazzale Gorini. Ciao Teresa |
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CIAO FRANCA ...
VULNERABILE14
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CIAO DONA ...
DONADAM68
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CIAO MARION ...
MARION20
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CIAO ANTONELLA ...
ANTONELLA DI CREMONA
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CIAO SIMONA ...
SIMONA 77 RM
Un cordiale saluto, Simona(Rispondi) (Rispondi) (Rispondi)
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CIAO DONA ...
DONADAM68
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CIAO ANTONELLA ...
ANTONELLA DI CREMONA
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