dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 06/03/2015
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
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Flavia e Giancarlo
In epoca di grande crisi … non solo economica, ma anche sociale e culturale, il comportamento delle persone è variegato. C’è chi si lamenta, chi protesta …e chi, nel suo piccolo, aguzza l’ingegno. Come la Signora Flavia, abitante in paese della cerchia di Milano, che, un anno fa, è andata in pensione. Vedova e senza figli, ha capito che a 67 anni, non poteva stare con le mani in mano. In un primo tempo si era data da fare per mettere in ordine la propria casa facendo (con il… Fai da Te) tutti quei piccoli lavori … che, in una casa, non mancano mai. Poi, si era recata alla Segreteria di una Università per la Terza Età milanese… Non si è trovata bene. L’ambiente era troppo “ricercato” per una semplice impiegata amministrativa in pensione. C’era troppa gente (uomini e, in maggioranza, donne) che si davano un mucchio di arie… Come se “l’Università della Terza Età” fosse un luogo di elite, una “passerella”, un trampolino di lancio per chissà quale “Olimpo”, come dire… “vedi come sono brava e intelligente”? Flavia è una donna concreta. Nelle cose… guarda al sodo, alla sostanza, non alla forma. Una mattina, di sei mesi fa, nell’aprire le finestre della sua casa, di primo mattino, ha notato il Signor Giancarlo che era nell’orto… “il suo orto”. Flavia conosceva il Signor Giancarlo, come uno scapolo settantenne, soltanto per un “buongiorno” o un “buona sera”… quando l’incontrava. Ora, però, la neopensionata pensava che “l’ortolano Giancarlo” meritasse maggior attenzione. Così, senza perdere tempo, andò a incontrarlo nel suo orto. Giancarlo non è una persona di troppe parole. La signora Flavia, invece, di parole ne aveva a volontà. Prima di tutto fece i complimenti al Signor Giancarlo per il “suo” bellissimo orto. L’orto era veramente splendido… Per l’ordine…mancava solo la mano di una donna. C’era ogni ben di Dio. Quando mai un uomo non è contento dei complimenti di una donna? Inoltre, Giancarlo era un esperto. Di ogni verdura conosceva… “vita, morte e miracoli”. Era l’occasione buona per fare quattro chiacchiere. D’altro canto è sempre un piacere conoscere i prodotti dell’orto che possono essere utilizzati nel fabbisogno alimentare quotidiano. La Signora Flavia, intanto aveva continuato a fare domande…e il Signor Giancarlo a dare risposte. L’intesa tra i due assunse caratteri quasi confidenziali. Come se si fossero conosciuti da un sacco di tempo. Ad un tratto la Signora Flavia le venne spontanea una domanda. “Signor Giancarlo, non ha bisogno di un’aiutante? Io avrei un po’ di tempo disponibile… a costo zero.” Il Signor Giancarlo accennò ad un sorriso. Nell’oretta che i due avevano passato insieme, il settantenne aveva notato il linguaggio garbato della neopensionata e gli argomenti che collimavano con i suoi. Accettò. Dal giorno successo a quel primo incontro la Flavia non mancò un giorno di essere presente nell’orto di Giancarlo. La pulizia era ineccepibile… “Si poteva mangiare per terra”… come si suol dire. Quando due persone sanno tenersi compagnia, la vita prende un piega piacevole. Al punto che una volta alla settimana, Flavia e Giancarlo, hanno preso l’abitudine di andare a ballare. “Quattro salti in Sala da Ballo” è una ginnastica consigliata da medici e psicologi. Durante il ballo Flavia cominciò a stringere più del dovuto l’ortolano Giancarlo, il quale, come dice il proverbio, “stringi oggi, stringi domani”, anche i Santi finiscono per commettere “peccati”… “peccati di gola” … ai quali è impossibile rinunciare… perché, diceva il vecchio Saggio… “è un peccato non farli”
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BIANCA MARIA VISCONTI
di Teresa Ramaioli
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CIAO ANTONELLA ...
ANTONELLA DI CREMONA
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EGIDIO 199
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CIAO DONATELLA ...
DONATELLA DI MILANO
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ANTONELLA DI CREMONA
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EGIDIO 199
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ANTONELLA DI CREMONA
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5 MARZO 2015
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 5 marzo 2015 – Giovedì - 12.00
Intrigo …
… a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
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Il Dott. Silvano … e il matrimonio
Nella storia il matrimonio è sempre stato un’operazione molto difficile e complicata. Lo è stato. Lo è attualmente. E lo sarà in futuro … fino alla fine dei secoli. Ne sanno qualcosa le mamme quando hanno figlie in età di farsi una famiglia. Lo sanno i genitori dei figli maschi i quali vorrebbero che si accasassero bene ed avessero una vita felice. Spesso, gli unici che non lo sanno … sono proprio gli interessati i quali, pensano che tutto dipenda dalla loro volontà. Invece, in ogni cosa ci gioca il Destino. Ne sapeva qualcosa, un anno fa, il Dott. Silvano, cinquant’anni, bell’uomo come una ricca posizione … con una mamma ed una zia che stravedevano per lui. Quasi ogni giorno la mamma e la zia Clementina gli ripetevano l’eterno ritornello. “Sposati Silvano … Hai cinquant’anni. Se i nipotini non li vediamo ora … non li vediamo più” Silvano sbuffava e non rispondeva perché non sapeva cosa dire. Del resto, in tutta Milano non c’era una donna che gli piacesse veramente. Si sa che quando le mamme e le zie si mettono in testa una cosa … difficile farle recedere. La Zia Clementina aveva tentato di ricattare il nipote. “Silvano ... se non ti sposi … non ti lascio l’Attico in Milano che ti piace tanto” Anche in questo caso Silvano taceva perché quell’Attico era proprio il suo “piccolo Eden”. La mamma poi, con le belle maniere aveva avvicinato gli amici del figlio affinché si impegnassero a far conoscere delle belle ragazze a Silvano … scopo matrimonio. Gli amici si erano dati da fare … ma da quell’orecchio Silvano non ci sentiva affatto. Non che fosse insensibile al fascino femminile, ma nessuna donna era di suo gradimento. L’amico Everardo si era talmente preso a cuore le sollecitazioni della mamma di Silvano che parecchie volte aveva organizzato delle Feste nel suo Palazzo in Milano con le più belle ragazze in cerca del “Principe azzurro”. A quel punto anche Silvano si stufò. “Everardo è inutile che fai tanti sforzi per farmi conoscere il maggior numero di donne per fini matrimoniali. Il matrimonio non dipende né da me, né da te … tutto è Destino” A quel punto anche Everardo aveva dichiarato la propria sconfitta e l’aveva comunicata alla mamma di Silvano. Le mamme, quando non riescono nei loro intenti, si disperano … e rischiano di cadere in depressione. Per fortuna che Silvano, un anno fa … ha cominciato a rendersi conto che gli anni passano … e ciò che non si fa oggi, domani non può più fare. Anzi, Silvano, un anno fa, ha cominciato ad avere un sogno ricorrente. Appena addormentato … sognava di trovarsi in riva al fiume Ticino a Pavia … in mezzo al bosco … sentiva una voce di donna che lo chiamava. “Silvano … vieni a prendermi … sarò tua” A quel punto Silvano si guardava intorno … ma non vedeva alcuna donna. Il cinquantenne cominciò a preoccuparsi. Ogni sabato mattina, Silvano ed Everardo si incontravano al solito Bar in Galleria a Milano per il solito caffè. Un anno fa, un sabato mattina, Silvano era al solito Bar ed aspettava l’amico. Visto che tardava prese il telefonino e … “Allora Everardo … vieni o non vieni a prendere il caffè ..” Dall’altra parte non si è fatta viva alcuna voce. Dopo qualche istante una voce di donna rispose con dolcezza infinita … “Io verrei … ma deve dirmi in quale Bar” Silvano si rese conto di aver sbagliato numero, ma, memore del sogno ricorrente, cercò di capire con chi stava parlando. Era la stessa voce di donna che sentiva nel sogno … la voce di donna che proveniva dal bosco. Su questo non c’erano dubbi. “Scusi … con chi parlo? Io sono Silvano …” La voce di donna si fece nuovamente sentire “Io sono Evelina … lei da dove chiama?” A quel punto non c’erano più remore. Quella voce era proprio la voce della donna del bosco del sogno ricorrente. “Sono Silvano. Silvano da Milano … lei da dove telefona?” – “Io sona Evelina … e telefono da Roma” Per i due la vita si era messa a correre. “Senta Evelina … se non ha nulla in contrario. Prendo il primo treno superveloce alla Stazione Centrale di Milano e sono da lei tra tre ore o poco più” Evelina accettò, e Silvano cominciò a correre. Correre per prendere il treno … e mentre era sul treno … avrebbe voluto correre per vedere in volto Evelina. Quando Silvano vide Evelina per poco non svenne. Una donna così non l’aveva mai vista. Bellissima. Trent’anni, alta, bionda, occhi azzurri … e gambe da fine del mondo … e quella voce! La voce del sogno ricorrente … la voce del bosco … qualcosa di assolutamente straordinario. Silvano ha avuto subito la sensazione di essere entrato nel “cerchio magico” … il “cerchio magico dell’amore”. Silvano ed Evelina presero il loro primo caffè insieme, mentre i loro discorsi avevano preso una piega decisamente speciale. Il cinquantenne aveva visto Roma cento volte … ma chiese a Evelina di fargli da guida per la visita alla città. I due si presero sottobraccio come se si fossero conosciuti da sempre. Uno teneva ben stretto l’altro … I loro discorsi diventarono sempre più intimi e sopra la scalinata di Trinità de’ Monti, Silvano ed Evelina si baciarono appassionatamente. Persino i turisti che andavano su e giù per la scalinata se ne accorsero ed ebbero la sensazione che tra i due era scoppiato l’amore. Silvano non voleva dare nell’occhio. Chiese ad Evelina se era disposta a continuare il discorso in un’elegantissima camera d’albergo. A volte il tempo corre più del treno … Evelina non voleva perdere quel treno. L’elegantissima camera d’Albergo è stato il loro primo nido d’amore … Aveva tutti i confort, compreso il piacere di essere lontano da occhi indiscreti. In quella stessa prima volta di un anno fa a Roma, Silvano ed Evelina … decisero di sposarsi. E così fecero per la felicità loro … della mamma di Silvano e della Zia Clementina. Questo è il racconto 915 scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per … il piacere di chi scrive … e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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BOBBIO (PIACENZA)
di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 04/03/15 alle 19:03 via WEB Bobbio (Piacenza)---Il Ponte Vecchio, o Ponte gobbo, o… "Ponte del Diavolo" è di età romanica ed è lungo 280 metri con 11 archi, tutti completamente irregolari. E' questo aspetto così strano che lo rende unico ,inquietante. Una leggenda narra che San Colombano, ansioso di giungere a Bobbio per iniziare l'opera di evangelizzazione, si trovò di fronte al Diavolo in persona che gli avrebbe promesso di costruire un ponte in una sola notte in cambio della prima anima che lo avrebbe oltrepassato la mattina dopo. San Colombano accettò e il Diavolo mantenne la promessa costruendo il ponte, irregolare a causa della diversa altezza dei demoni che tenevano le arcate durante la costruzione. Il primo essere che passò fu un cane .Povero cane!. Si dice che nella cripta della Chiesa di San Colombano ci siano ancora le orme dello stesso sfortunato animale. Buona passeggiata a Bobbio . Teresa Ramaioli |
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LA CAPPELLA DELLA REGINA TEODOLINDA
di Teresa Ramaioli
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LA CAPPELLA DELLA REGINA TEODOLINDA
di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 04/03/15 alle 19:01 via WEB La Cappella della Regina Teodolinda fu eretta nel 1400. La sua decorazione pittorica, risalente alla metà del XV secolo e dedicata alle Storie di Teodolinda, distribuite in 45 scene, si presenta come un omaggio alla sovrana longobarda che aveva fondato la chiesa e nello stesso tempo come una testimonianza del passaggio dinastico che si stava allora profilando nel ducato di Milano tra la famiglia dei Visconti e quella degli Sforza, cui rimandano i simboli araldici dipinti nelle incorniciature e le allusioni metaforiche al matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza presenti nelle immagini. Il ciclo di affreschi della cappella è considerato uno dei capolavori della pittura del gotico internazionale in Italia, nonché il più importante esito dell’attività degli Zavattari: una famiglia di pittori milanesi attivi in Lombardia per tutto il Quattrocento, composta dal capostipite Cristoforo, responsabile tra il 1404 e il 1409 di alcuni lavori nel Duomo a Milano, da suo figlio Franceschino, anch’egli operoso nel Duomo di Milano dal 1417 al 1453, e dai tre figli di quest’ultimo, Giovanni, Gregorio e Ambrogio, con i quali Franceschino lavorò a Monza e, solo con gli ultimi due, alla Certosa di Pavia. La cappella fu dipinta in due riprese tra il 1441-44 e il 1444-46 e, con ogni probabilità, da quattro diverse “mani”,da membri della famiglia Zavattari. Le 45 scene narrano la storia della Regina Teodolinda a partire dai resoconti storici di Paolo Diacono (VIII sec.), autore della Historia Langobardorum, e di Bonincontro Morigia (XIV sec.), autore del Chronicon Modoetiense. La narrazione segue un andamento orizzontale da sinistra a destra, e dall’alto in basso, ed è così suddivisa: le scene dalla 1 alla 23 descrivono i preliminari e le nozze tra Teodolinda, principessa di Baviera, e Autari, re dei Longobardi, concludendosi con la morte del re; dalla scena 24 alla 30 sono raffigurati i preliminari e le nozze tra la Regina e il secondo marito Agilulfo; dalla 31 alla 41 sono raffigurate la fondazione e le vicende iniziali della Basilica di Monza, seguite dalla morte di re Agilulfo e della Regina; dalla scena 41 alla 45 è infine illustrato lo sfortunato tentativo di riconquistare l’Italia da parte dell’imperatore d’Oriente Costante e il suo mesto rientro a Bisanzio. continua ----Ciao Teresa Ramaioli |
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